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La mappatura della Liguria
con le famiglie di 'Ndrangheta
e le radici di Cosa Nostra.
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Quella realtà di Diano Marina
che vorrebbe oscurare i fatti,
oscurando noi. Tutta la storia.
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in sicurezza del territorio
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vuole anche riaprire la Discarica.
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dal blog di Beppe Grillo
"Gentile Signor Grillo,
mi permetto di scriverle, anche senza conoscerla personalmente, per chiedere il suo aiuto. Sono Maria Fida, la figlia maggiore di Aldo Moro. Questo è il 29° anno dalla tragica morte di mio padre ed il potere non si è ancora stancato della cortina fumogena creata ad arte al fine di adombrare la verità storica del caso Moro oscillando tra due poli: la congiura del silenzio (un silenzio assordante) da una parte e la memoria negata dall’altra. Ma il peggio del peggio è quando si mettono in scena film e spettacoli teatrali quasi sempre basati su fonti parziali o discutibili. Una vera apoteosi dell’ingiustizia! Leggo con raccapriccio che, in aprile, dovrebbe uscire su Canale 5 una fiction in due puntate su Aldo Moro. Orripilante, ma non basta. Stando alle indiscrezioni la sceneggiatura -come nel film di Bellocchio– si baserebbe su testi della Braghetti e di altri Brigatisti e su conversazioni avute con Francesco Cossiga. Intollerabile ed assurdo
Questa non è libertà di pensiero e di espressione, ma un deliberato atto di violenza gratuita. Se è giuridicamente possibile farlo non significa che sia etico. Perché –mi chiedo io- persone che hanno cooperato, a vario titolo, al rapimento ed all’uccisione di mio padre dovrebbero avere competenza adeguata a tracciarne un profilo da affidare sic et simpliciter al giudizio dell’opinione pubblica che non sempre è in grado di valutarne la attendibilità storica? E perché al contrario devono essere sempre tenute alla larga tutte le persone che gli hanno vissuto accanto e che lo amavano? La risposta è semplice, perché se si dovesse descrivere il vero Moro l’assurdità della sua morte ingiusta risalterebbe nitida invece nella mistificazione delle ipotesi a tema essa svanisce senza quasi lasciare traccia. Proprio come nel caso Welby in nome di diritti sacrosanti si opera contro l’amore. Per papà non valeva il diritto alla vita, per Welby il diritto a lasciare dignitosamente il suo corpo mortale. Entrambi sono stati accusati di strumentalizzazione. Ma quale? Forse quella di dire e rivendicare la verità, tutta la verità e niente altro che la verità?! Papà, in nome di principi sanciti dalla Costituzione in favore dell’uomo, è stato sacrificato alla ragion di Stato (tranne che poi quando era troppo tardi tale riconoscimento è stato conclamato e reiterato mille volte).
Per il povero Welby si pretendeva che accettasse di finire soffocato sia pure in presenza della macchina dopo una interminabile agonia. Visto che la natura umana permette di conoscere veramente solo quello che si è sperimentato è evidente che sia nel caso Moro che nel caso Welby nessuno avesse davvero titolo per dettare giudizi. E sarebbe tanto bello se ci sforzassimo di diventare più amorevoli e misurassimo le cose con la ragione del cuore.
Mio padre se ne è andato ed è in salvo, proprio come Piergiorgio Welby, ma io esprimo ugualmente cordoglio e dolore lancinante per una fiction che trasformerà una tragedia greca in coriandoli di plastica. Non è giusto, non è giusto, non è giusto. Se non lo si vuole ricordare degnamente si faccia silenzio, un silenzio assoluto e compassionevole. Mi spiace ma io non riconosco ad Anna Laura Braghetti nessun titolo di merito (e lo dico io quella del perdono). Essere stata la carceriera di Moro non è una categoria di pensiero, né tantomeno un titolo accademico. Se era impietosita perché non lo ha lasciato andare o almeno non si è personalmente rifiutata di fargli da guardiana? In quanto all’emerito ex Presidente Senatore Francesco Cossiga, come già ho avuto occasione di scrivergli in privato, le lacrime non lavano il sangue innocente. Se come afferma spesso davvero provava affetto per Aldo Moro non lo ricordi attraverso una inutile fiction. Mi piacerebbe che cadesse un fulmine dal cielo e distruggesse tutte le copie della stessa o ancora meglio che gli italiani si opponessero, con forza e sdegno, a questa ulteriore ignominia. In migliaia mi hanno detto “ Avremmo voluto fare qualcosa per salvarlo “. Adesso possono difenderne la memoria e lasciarlo al ricordo di coloro che lo hanno amato e lo amano con tenerezza e struggimento. E possono altresì dare a noi, che abbiamo avuto la vita devastata dalla sua morte, un po’ di pace.
Deve essere vietato togliere ad un uomo buono ed innocente oltre la vita anche la dignità. Che sulla valle delle lacrime scenda il silenzio. Con gratitudine per quanto vorrà e potrà fare".
Maria Fida Moro
21.12.2006 DemocraziaLegalità
Omicidio Fortugno- ASL di Locri- Silenzi e Omissioni
Il tribunale di Reggio Calabria ha deciso che dobbiamo rimanere indagati e, forse, essere rinviati a giudizio, per avere pubblicato la relazione sull’ASL di Locri. Inoltre nell’ordinanza è scritto che i computer rimangono sequestrati. Però, pare, che con una decisione precedente, il pubblico ministero ne avesse deciso il dissequestro. Se fosse così la mano destra non sa cosa fa la sinistra e il PM non ha avvertito il GIP e il tribunale della sua decisione.
D’altronde il procuratore della Repubblica di Locri Carbone fino a ieri giurava che Fortugno non avesse mai fatto denunce ed è stato smentito perchè le denunce parrrebbero esserci .
Anche se qualche passo avanti si è fatto, alcune domande sull’omicidio Fortugno sono necessarie. Infatti, pur vivendo lontano dalla Calabria, per dare un contributo all’accertamento della verità, qualche prezzo , noi, lo stiamo pagando.
La signora Laganà, vedova Fortugno, chiede giustamente, che siano scoperti e arrestati i mandanti dell’omicidio e siano chiariti i legami tra la ndrangheta la politica.
Però alcune cose non si capiscono e l’onorevole Laganà potrebbe aiutarci a capire e a fare chiarezza.
Per esempio, non si capisce perché intervistata da Lucia Annunziata il 30 Ottobre 2005 abbia detto:” personalmente non ho mai avvertito ……con la mia professione non ho mai avuto dei problemi …..il mio ruolo è quello della gestione del personale e rilascio degli atti sanitari quindi ho rapporti con il pubblico ma in maniera limitata”. E a Proposito di eventuali minacce ricevute dal marito:”No no questo no assolutamente”.
La giornalista incalza:"suo marito : 35 anni di pronto soccorso ……..a Locri il pronto soccorso è tutto ……è l’ingresso... Avrà avuto gente sparata o ferita di cui non doveva dire il nome …"No no questo no assolutamente “.Annunziata non sembra convinta della risposta e chiede "Visto che l’ospedale è l’equivalente nella zona della Fiat, che ha portato benessere occupazionale è entrato nel mirino dell’interesse dalla ‘ndrangheta?…"NO!!!”, risponde la signora Laganà.
La giornalista insiste"Esclude categoricamente che il delitto possa essere maturato nell’ambiente della sanità?”. "Non riesco a darmi una risposta sul perché mio marito è stato ucciso, sono a farmi domande ….L’unica cosa che riesco a pensare è un avvertimento, alle istituzioni, ed è stato colpito mio marito perché era facile da colpire … non ho idea di cosa voglia la ‘ndrangheta…sono in tanti ad avere avuto avvertimenti….ma mio marito nessuno, eravamo tranquilli….". A Rainews24 il 19 ottobre 2005, la signora Laganà dichiarava: “Non abbiamo mai avuto minacce, nessuna avvisaglia. Eravamo tranquilli”.
L’onorevole Laganà non rivendica alcuna battaglia del marito contro la mafia nè tantomeno dice che avesse denunciato fatti gravi. Perché?
Inoltre non si capisce perché l’ex capo del governo Berlusconi, sempre presente dove c’è una telecamera, non abbia partecipato ai funerali di Fortugno, non hanno partecipato nemmeno l’ex ministro Pisanu, i vice presidenti di Berlusconi e i ministri più importanti.
Non si capisce perché non vengono messi all’ordine del giorno della commissione antimafia, che ha il compito di occuparsi dei rapporti mafia-politica, il caso Fortugno e la relazione sull’ASL di Locri.
Io ho scritto al Presidente della Commissione Forgione e ho chiesto di farlo (Leggi le lettere sono state pubblicate anche sul sito www.ilcantiere.org ) . La signora Fortugno, che è deputato e membro dell’antimafia, l’ha chiesto? Lo faccia e lo pretenda così potrebbe ottenere anche le risposte di Pisanu e degli altri membri del governo Berlusconi chiamati a deporre davanti all’antimafia.
Ci sono altre cose che non si capiscono e che la Commissione antimafia, con i poteri della magistratura, potrebbe chiarire. E cioè le telefonate del dr Fortugno ai capi della cosca Morabito.
Infine, la frase contenuta in una busta gialla con minacce di morte al fratello del dr Fortugno anch’egli medico a Siderno, messa in evidenza dal Corriere della Sera, che dice:” Prima ficiru i fatti e mò fannu i santi”. “Prima hanno fatto i guai e ora fanno i santi”. Che significa? La prima a essere interessata a capire è proprio la signora Fortugno. Infatti, non è un messaggio da poco. Qualcuno, al più presto, dovrebbe spiegare di quali fatti si tratta, se ci sono stati e chi li ha commessi. Il messaggio mafioso è tutt’altro che una Bazzecola.
Al Presidente della Commissione Antimafia Francesco Forgione
Caro Presidente,
il sito Democrazia e Legalità, giornale on line di cui sono direttore, e il sito del Cantiere, attraverso un link, gestiti da Roberta Anguillesi e Marco Ottanelli entrambi residenti a Firenze e volontari, ha pubblicato la relazione amministrativa sull’ASL di Locri e per questo i responsabili hanno subito un’accurata perquisizione quasi notturna dalla polizia postale su ordine del PM di Reggio Calabria, senza la presenza dell’avvocato, come pure richiedeva il PM nella sua ordinanza e sono indagati insieme a me. Inoltre sono indagati per la stessa ragione il direttore di Radio 24, di Genova Web e di Repubblica on line. L’onorevole Falomi ha anche presentato due interrogazioni al governo rimaste senza risposta.
La relazione era stata scritta dalla commissione di inchiesta Basilone nominata dal ministro Pisanu e costituisce uno spaccato esemplare della realtà di Locri e della Calabria.
Inoltre, a mio parere, costituisce un utilissimo contributo alla comprensione del delitto Fortugno. IL vice ministro Minniti ha dichiarato nella trasmissione di Santoro che la relazione bisognerebbe leggerla in tutte le scuole perché dalla lettura si può capire il rapporto tra la ndrangheta e la Calabria. Se così è, ed io sono d’accordo, non si capisce perché la relazione depositata al ministero dell’interno non viene pubblicata e chiunque l’abbia fatto è stata indagato.
Credo pertanto che la Commissione che presiede, nella quale siede l’onorevole Laganà, vedova Fortugno, che giustamente chiede di fare luce sui rapporti politica-ndrangheta e affari, potrebbe occuparsene proficuamente e dare un contributo alla Calabria e all’accertamento della verità sul delitto Fortugno e sugli altri che sono rimasti impuniti.
Se la commissione decide di farlo, considerami a disposizione.
Cordiali saluti- Elio Veltri
Pubblichiamo, perchè condividiamo, e quindi sottoscriviamo, la replica alla signorina Santi, che non abbiamo il piacere di conoscere, ma che appartiene a quella particolare categoria di giornalisti, che normalmente, praticamente uninamente in Italia sono "marchettari"...come anche beppe Grillo, li ha classificati qualche giorno fa. Lei, poi, appartiene anche, in essa, alla particolare "casta" dei critici musicali...quindi non ci stupiamo affatto che anche lei, come dice Marino sia da mandare a quel posto che appartiene a lei ed ai suoi colleghi, che dal basso, profondo della propria ignoranza, assetati di privelegio, si ergono a giudici, senza basi, conoscenza, rispetto, mettendo esclusivamente a metro il proprio piacere personale (contasse poi qualcosa!). Non aggiungiamo altro perchè Marino è stato dettagliatamente preciso e chiaro.
"Cara signorina Santi..."
“Recensione di "Rumore" all'album "Il Seme e la speranza" e relativa risposta di Marino Severini
Il seme e la speranza (Lifegate Music / Venus)
Nulla da eccepire circa la capacità tecnica acquisita in tanti anni dai fratelli Severini nello scrivere folk ballad o, peggio, nel ripescare e reinterpretare "anonimi peruviani", "canti del trecento" o "standard" del loro genere.
Nulla da eccepire, davvero. Cosa disturba non è tanto che lo facciano ancora ma che chiedano di essere recensiti. Dunque, sempre che si possa dire ciò che si pensa fuori dai denti ignorando le gerarchie, il recensore imbarazzato non ne può più, sfinito da canoni triti e ritriti. Questo è ciò che evoca questo disco. Tecnicamente perfetto, musicalmente inutile, sentito miliardi di volte.
Nulla vieta di restare appesi con un gancio a un cielo asfittico e stantio fatto di polverosi slogan e musica ferma a 35 anni fa: ma perché non goderselo da sé o con i propri fan? Perché volerlo condividere con la carta stampata?
Barbara Santi
Ecco la risposta di Marino Severini....
Cara signorina Santi, soltanto oggi ho potuto leggere la sua recensione riguardo al nostro lavoro "Il seme e la speranza", dopo mesi dalla sua pubblicazione apparsa su Rumore. Ne avevo sentito parlare durante il "giro" estivo su e giù per il paese da amici e conoscenti sempre imbarazzati e incazzati rispetto allo "stile" da lei usato in questa occasione, ma solo oggi ho potuto leggere direttamente questa sua "alzata d'ingegno", poiché negli ultimi mesi non ho seguito affatto quanto è stato pubblicato sulla stampa specializzata a proposito del nostro lavoro; come dire avevo altri cazzi... Quindi se fino ad ora signorina se l'è cavata, adesso è tempo che se la veda con me per questa sua bravata. La invito perciò a rileggere quella sua recensione (?) tanto per rivedere il tono e le parole da lei usate in proposito. Tutto ciò non mi adira o meglio non mi fa incazzare ma è per una questione di principio e di rispetto nei miei confronti e nei confronti del gruppo, di tutti quelli che hanno partecipato al progetto (che sono un centinaio di persone) e nei confronti del mio lavoro e della cultura alla quale esso appartiene che le dico cara signorina Santi che il suo è uno sputo non una recensione. Uno sputo però che gli ritorna in faccia poiché trova il vento contrario. Le dico subito che questo suo "stile" burino, arrogante e strafottente non se lo può permettere nei miei confronti. Assolutamente. Se gli altri sono disponibili a subirlo mi dispiace per loro, ma può stare più che certa che io non lo sono, questo suo tono non lo accetto proprio. Lei si merita una bella lezione di rispetto e di educazione per prima cosa, ma dovrebbe dargliela sua madre con un sonoro schiaffo come si fa coni bambini viziati e strafottenti; se non l'ha fatto ancora si vede che ha avuto altro da fare anziché insegnare l'educazione a sua figlia... Male molto male. Lei può sentirsi pure sicura e protetta dentro il suo "fortino" e accanto ai suoi "padrini" ma qui signorina siamo fuori dalle mura, in campo aperto, nell'Accampamento che precede l'Assedio. Qui sono altre le regole, i linguaggi, i principi, i valori, qui non ci si ripara dietro a nessuno e non si nasconde la propria ignoranza con uno stile alla Sgarbi e compagnia bella. Perchè, questa invece è una lezione che posso darle, lei signorina oltre che essere una povera stronza è assolutamente ignorante rispetto al ruolo che dice di rivestire, quello di recensore, per non dire di giornalista specializzato o di critico. Ma a lei chi ce l'ha messa lì dove sta? Come ci è arrivata? E comunque la sua ignoranza non scusa il suo atteggiamento né giustifica la sua arroganza. E visto che lei è proprio tonta mi permetto di aiutarla a fare meglio il suo lavoro per il quale spero che non ci sia uno tonto più di lei che la paga per ciò che scrive e per come lo scrive.
Allora signorina Santi la informo innanzi tutto che c'è una scuola di critica culturale, una tradizione, un impianto critico fondamentale che storicamente passa per Alan Lomax (che non è un cartone animato...) per Carpitella e va fino all'Istituto De Martino, al Circolo Gianni Bosio, ai "Giorni Cantati" e se proprio vogliamo allungare la strada arriviamo al Buscadero e al Mucchio Selvaggio... E' sulla base di questa esperienza critica che il mio lavoro signorina va rapportato, criticato e analizzato al fine di dire se ciò che è stato fatto va nella direzione giusta oppure no, anche quando può entrare in conflitto con la "strada principale". Forse pensa che basterebbe tradurre di sana pianta qualche pagina di Sound o Melody Maker o peggio ancora Rolling Stones per incoronarsi critico musicale.? Lei signorina come può giudicare un mio lavoro? Sulla base di quali argomentazioni? Sulla base di quale Scuola di Critica Culturale? Lei quale metro usa? Quali sono i contorni o meglio la "cornice del quadro" che lei sta prendendo in esame? Lei non lo sa perché è ignorante e peggio ancora non lo ammette perché è arrogante e vanitosa. Ciò che non conosce la "disturba" e ciò le basta; ma lei non è semplicemente un'ascoltatrice, lei si permette di salire sulla cattedra del recensore (?). Scenda allora perchè non ho finito. O forse si sente un critico musicale per ispirazione? Ma questo riguarda chi è artista e non lei, lei dovrebbe essere preparata a giudicare ciò che ascolta e fornire ad altri i mezzi per decifrare per capire... Ma questo la "disturba" lo so signorina, lo so . Quindi lei è semplicemente una burina che si permette di prendere per il culo venticinque anni di storia di un gruppo che ha attraversato nel bene e nel male tante strade e l'ha fatto sempre con dignità e come se non bastasse, e questa è la cosa peggiore, lei prende per il culo anche la cultura popolare nostra che lei sbeffeggia con toni tipo "anonimi peruviani" o "canti del trecento"(?)... Lei è analfabeta rispetto alla storia dell'arte tutta e si permette di fare il "recensore". Lei non sa o forse non conosce il "Ritorno" teorizzato da Polibio e da Machiavelli e dai romantici?, lei non sa niente di Gramsci in "Americanismo e Fordismo"? Lei è a conoscenza della disputa fra critica e neofilismo a proposito dell'equivoco fra "reazione" e "rivoluzione"? E con lei allora che dovrei fare? Che dovrei dire oltre che mandarla affanculo? Dovrei ricominciare da Copernico e il suo rapporto con i greci? Oppure da Picasso e la scultura africana? Da Dante e Joyce e del rapporto che intercorre fra questi? Oppure potremmo rivedere insieme le caratteristiche identificative della cultura popolare: il sincretismo, l'eternità anziché l'universalità, il "quilt"... Come vede signorina Lei dovrebbe ricominciare dalle elementari che non ha fatto pur spacciandosi per laureata... Addirittura la infastidiscono "i canti del trecento"(?) e gli "anonimi peruviani". Le confesso signorina Santi che in venticinque anni non avevo mai incontrato una come lei, ne avevo viste e sentite tante ma un "begonzo" come lei no, non l'avevo incontrato. Come? Lei non sa cos'è un "begonzo"? Si dice da noi di una persona vuota ma che dovrebbe per ruolo e funzione essere piena. Il begonzo era un contenitore di legno dove si metteva la farina o la semola. Ma nelle case della povera gente il begonzo era quasi sempre vuoto; così è nata questa similitudine, dai poveri da chi aveva il begonzo vuoto. Non si offenda signorina Santi ma lei è un vero e proprio "BEGONZO!" della critica musicale italiana. Vede quante cose avrebbe potuto imparare se avesse ascoltato bene "Il seme e la speranza" eppure lei ha scritto che è un lavoro inutile. Avrebbe potuto cogliere l'occasione che quei "canti del trecento" e quegli "anonimi peruviani" le avevano offerto e invece è talmente tanta la sua boria, la sua vanità e la sua arroganza che l'hanno resa più che cieca sorda e ignorante. L'ignoranza se riconosciuta è una dote ma questa appartiene alle persone umili, belle, cosa che lei non è. Mi è piaciuto un suo passaggio quello del "cielo asfittico e stantio"; qui rasenta la prosa, è quasi un tocco di poesia. Quanto alla musica ferma a 35 anni fa mi permetta una precisazione: qui si è sbagliata di grosso perchè a tutti coloro che hanno collaborato al disco ho raccomandato sempre un sound vicino al 1964-65 quindi siamo a 41-42 anni fa. Ho capito anche che ciò che l'ha disturbata e molto, è stato il nostro desiderio di condividere questo lavoro con la carta stampata. Perchè no? scusi, potrei mandarle qualche chilo di carta stampata dove i suoi colleghi (chiedo scusa a tutti) parlano di questo disco in tutti altri toni, e allora perchè non sottoporlo alla critica un lavoro del genere? Lei è l'unica a sentirsi "disturbata". Poi chi glielo ha ordinato il dottore di "recensire" un nostro disco? Perchè l'ha fatto se ciò l'ha "disturbata"? Per guadagnarsi due euro in più? Mi dica signorina... Capisce quanto è ridicola lei e la sua recensione? Capisce in che casino si è ficcata? O no? Può stare certa che ogni volta che non avrò di meglio da fare mi andrò a prendere una copia di Rumore e la leggerò e farò sapere anzi notare quanto lei sia tonta, anzi scusi, "BEGONZA"! Ci può giurare signorina Santi. E' ciò che si merita e vedrà in poco tempo quanto sarà famosa in questo ambiente.
La saluto, ma prima di chiudere questa mia visita è bene che salga le scale e arrivi ai piani superiori dove ci sono quelle "gerarchie" che lei dice di ignorare signorina (qui passa il segno perchè è pure bugiarda) perché io non ho proprio nessuna intenzione di ignorare nessuno soprattutto chi ha una responsabilità oggettiva su quanto è accaduto se non anche quella soggettiva il che sarebbe veramente un'indecenza e una carognata. Salgo quindi al piano superiore e chi ti vedo? Direttore responsabile (lo dice la parola stessa) Alberto Campo! Noooo...ancora tu, Alberto...ma come? Non ti rompo i coglioni da una vita anche se in tutta la disputa con Casacci avrei potuto mettere il tuo nome ogni tre righe, non prendo al balzo la polemica fra Statuto e "baronie" torinesi nella gestione del music-bussiness a livello locale e non ti cago neanche di striscio e tu...mi fai questa stronzata. E no, non va mica bene. Almeno una volta mi scagliavi contro un tuo fedele scudiero come Ferrari adesso invece questa "begonza" della signorina Santi. Alberto, ma veramente tu credi che puoi utilizzare queste stronzate come ti pare e piace e sputare direttamente e non sui Gang solo perché ti senti forte nel tuo "fortino" e fra la tua "corte dei miracoli" del rock italiano. Va bene che a Torino sei al centro di quel triangolo che va da Rumore a Radio Flash a Hiroshima che insieme si spartisce la piazza concessa insieme a tanti denari dalle autorità occulte che vanno da Comunione e Liberazione ai DS ma questa tua autorità e potere non ti può mica permettere di sputarmi in faccia e di farmi prendere per il culo. Non sta a me giudicare politicamente il tuo operato e quello dei tuoi alleati casomai sta a Rifondazione aprire sulla gestione culturale della città un capitolo nuovo vero e proprio ma questa è un'altra storia... Lo so che quando qualcuno pagava per noi, vedi casa discografica,agenzie ecc.ecc. noi passavamo in mezzo a quel territorio compreso il tuo giornale ma da quando siamo autonomi e nessuno paga non perdi occasione per calunniarci e sbarrarci il passo, tu e i tuoi amici. Non va bene Alberto. E' ora che esci fuori, allo scoperto e se proprio ti stiamo sul cazzo dillo apertamente anzi diccelo in faccia senza usare altre persone (delle mezze seghe poi potresti farne a meno) o pretesti veri come l'uscita di un disco. Anzi ti dico che puoi rifarti da questa caduta di stile solo in un modo: con un'intervista. Se hai le palle perchè non mi intervisti su Rumore? Vedi sono io che vengo a casa tua. Fallo se hai coraggio, altro che il nostro è un disco inutile, che disturba, che è asfittico e stantio... Noi non solo chiediamo che questo disco venga "recensito", non offeso nè preso per il culo, ma chiediamo un'intervista su questo disco e non solo. E vuoi vedere che una volta per tutte te la fai finita di rompere i coglioni? Di solito quando si offende qualcuno su una rivista questo qualcuno non si presta a nessuna intervista su quel giornale che l'ha offeso e invece io no, ti dico che pretendo un'intervista poichè sono stato deriso, preso in giro, sbeffeggiato su un giornale come Rumore di cui sei responsabile. E l'intervista la pretendo da te e non da qualche tuo scudiero o valvassino. Sappi che stavolta non te la puoi squagliare poiché tutto ciò che dico o faccio in casi come questi viene reso pubblico quindi queste parole saranno lette non solo da te ma da centinaia di altre persone visto che tale lettera girerà per molti siti internet. Adesso vedi tu, io sono qui che aspetto tue notizie.
Marino Severini
P.S. Alberto,detto fra me e te, quella signorina Santi...ma dove l'hai trovata? Certo che ti sei ridotto male ma veramente male......
20.12.2006 – Corriere
Fermato un sospetto, si tratta di un ex poliziotto
Telefonata anonima, trovato ordigno a Locri
E' stata disinnescata una rudimentale bomba, composta da polvere nera e da un comando a distanza, scoperta in un bagno
LOCRI - Dopo che una telefonata anonima ha annunciato la presenza di una bomba nell'ospedale di Locri un rudimentale ordigno esplosivo è stato effettivamente trovato dai carabinieri in un bagno della struttura sanitaria. L'ordigno, composto da polvere nera e da un comando a distanza, è stato disinnescato. Nei giorni scorsi nell'ospedale di Siderno sconosciuti avevano fatto esplodere un ordigno simile a quello di Locri e successivamente erano state trovate minacce alla moglie ed al fratello di Francesco Fortugno, il vice presidente del consiglio regionale della Calabria, ucciso il 16 ottobre dell'anno scorso.
FERMATO UN EX POLIZIOTTO - Successivamente i carabinieri hanno arrestato una persona sospettata di aver messo la bomba. Da indiscrezioni si è appreso che l'indagato, sottoposto al provvedimento di fermo, è un ex poliziotto destituito nel 2004 per aver commesso reati penali. Sul nome i carabinieri non lasciano trapelare la benchè minima notizia. In serata, la Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, in un comunicato, evidenzia che l'attività investigativa dei carabinieri, subito dopo lo scoppio dell'ordigno nel nosocomio di Siderno, hanno consentito, in breve tempo, di «giungere all'individuazione della parsona che aveva preannunciato telefonicamente ai carabinieri della stazione di Siderno la presenza della missiva anonima con cui si annunciava l'esistenza di un ordigno esplosivo nella struttura sanitaria e si formulavano minacce nei confronti dell'on. Maria Grazia Laganà e del dott. Domenico Fortugno». Gli inquirenti - sempre secondo la nota - sono riusciti a raccogliere pesanti indizi sul conto dell'autore della telefonata che «appariva essere, con ogni probabilità, colui che materialmente aveva proceduto a collocare l'ordigno». I carabinieri con uno stratagemma sono riusciti ad entrare in contatto con il sospettato, il quale «ignaro di essere individuato dagli inquirenti, si dichiarava disponibile a mediare, in cambio di un consistente compenso in danaro, con appartenenti alla criminalità organizzata, per consentire il rinvenimento di materiale esplodente che avrebbe dovuto essere utilizzato per concretizzare le minacce contenute nella missiva anonima». Con tale stratagemma i carabinieri hanno ritrovato questa mattina in una toilette al piano terra dell'ospedale di Locri un secondo ordigno composto « da sei saponette di tritolo per un peso complessivo di Kg. 1,200 ed un congegno elettronico. Un ulteriore quantitativo di tritolo, dello stesso peso, è stato scoperto sotterrato in un terreno nei pressi del Cimitero di Careri». L'attività investigativa ha portato all'emissione da parte della Dda di Reggio Calabria di un decreto di fermo dell'indagato, il quale è gravemente indiziato del reato di strage, porto e detenzione di esplosivi e tentata estorsione. Le indagini, adesso, mirano ad accertare eventuali collegamenti tra la persone finita in carcere e la criminalità organizzata, nonchè la provenienza dell'esplosivo.
19.12.2006 - Il Giornale
«Fortugno? È stato scaricato da qualcuno vicino a lui»
nostro inviato a Locri
Medico illustre, docente universitario, ex assessore alla Sanità regionale, figura storica del centrodestra calabrese, Giovanni Filocamo ad oggi è l’unico indagato «eccellente» nelle indagini sui mandanti politici del delitto Fortugno che un po’ tutti pensano esser maturato nel centrosinistra. Il nome dell’ex parlamentare di Forza Italia compare in una scoppiettante inchiesta sulla Sanità della procura di Catanzaro, che adesso aspira a ritagliarsi un autonomo spazio nel procedimento sull’omicidio, che a Reggio Calabria sembra invece puntare più su committenti eccellenti dell’altra sponda politica. Il professor Filocamo rivendica le sue battaglie politiche contro l’ex vicepresidente del Consiglio regionale ma attacca chi prova a farlo passare come «nemico pubblico numero uno» del defunto esponente della Margherita. A cominciare da Maria Grazia Laganà, la vedova, che ha parlato di esposti del marito cui nessuno ha mai dato seguito fors’anche per imprecisate coperture istituzionali (Filocamo è parente di un importante magistrato). L’ex parlamentare è indagato per la vicenda dell’istituzione del reparto di Medicina d’urgenza a Locri affidato al professor Luigi Giugno, una nomina fortemente osteggiata da Francesco Fortugno, all’epoca responsabile del Pronto Soccorso. «Cosa c’entra la situazione del 2000 con questo orrendo delitto politico-mafioso, io ancora lo devo capire» esordisce Filocamo.
Eppure il suo nome, indirettamente, è stato accostato alle indagini sui possibili mandanti eccellenti...
«Ero un avversario politico di Franco, non un suo nemico personale. Anche all’interno del suo stesso schieramento - come certe intercettazioni stanno a dimostrarlo - Fortugno aveva persone che non la pensavano come lui. È normale. Meno normale è che si usino fatti minori accaduti sei anni prima per risalire ai mandanti di un delitto dichiaratamente politico».
Cose le viene contestato in sostanza?
«Di aver favorito il professor Giugno, quando invece mi limitai a dare attuazione a un sentenza del giudice del tribunale del Lavoro di Locri che imponeva il reintegro di questo medico. Fortugno si sentiva penalizzato dalla decisione, se la prese con me e sbagliò perché utilizzò il suo ruolo politico per interessi personali. E poi...»
Dica.
«Io ho speso una vita per portare la medicina a Locri, non ci sto a passare per il Grande Vecchio delle cosche. Tutti sanno che Fortugno è stato assunto quando il suocero, potentissimo esponente democristiano, era amministratore della struttura. Se, come leggo dai giornali, c’è qualcosa che non va nella Asl di Locri non è a me che si devono imputare situazioni strane. Io solo un anno sono stato direttore generale. Le famigerate assunzioni le facevano altri, tra cui il comitato di gestione in cui il suocero di Fortugno era pure amministratore. Per quanto mi riguarda ho fatto un concorso alla signora Laganà e al fratello, ed entrambi sono stati presi. All’ospedale lavorano anche cugini, nipoti, parenti vari di Fortugno e della Laganà. Ho avuto l’ardire di oppormi per motivi di opportunità alla nomina del padre della Laganà, nel 2004, quale componente del collegio sindacale, perché ritenevo che vi fosse un conflitto d’interessi grande così. L’ho fatto presente pubblicamente, all’epoca, ma non ce n’è traccia nella relazione ministeriale sulla Asl di Locri dove, stranamente, non si fa mai cenno alla signora Laganà, al padre, allo stesso Fortugno. Una domanda: si sa chi ha assunto Alessandro Marcianò, il presunto mandante dell’omicidio che lavorava fianco a fianco alla vedova nella direzione sanitaria? E gli altri parenti dei boss? Io no. Qualcuno ha detto che fino al mio arrivo, la Asl di Locri lavorava essenzialmente in esterno, ma con me il budget degli accreditamenti è stato ridotto del 40 per cento? Perché nessuno lo ricorda?».
Sorpreso dunque dalla sortita giudiziaria della vedova?
«Sorpreso e amareggiato. Ma adesso sono stanco delle menzogne, compresa quella che sarei scappato per non affrontare il Pm. Avevo una sorella molto malata che impediva la mia presenza in procura, adesso però sono prontissimo a parlare col magistrato, e non solo quello di Catanzaro».
Secondo lei chi ha ucciso Fortugno?
«Se, come ha scritto più d’uno, Fortugno in campagna elettorale si presentava come futuro assessore alla Sanità, e non era nei patti, questo può essergli costato caro. La mafia in queste zone è fortissima e sulla sanità ci punta sempre parecchio: per evitarla bisogna cacciare via i suoi emissari, non scendere mai a compromessi. L’omicidio di Franco ha i connotati chiarissimi del delitto politico-mafioso. A me non hanno sparato perché facevo le cose regolari, e se è capitato a Franco, che mafioso certamente non era, vuol dire che qualcuno a lui vicino a un certo punto ha capito che non c’era più altro da fare che girarsi dall’altra parte e lasciar fare il killer».
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Napoli (AN) “Strana tempestività per l’ispezione a Locri”
19/12 "Anche se atto dovuto, trovo strana la tempestività con la quale il Ministro della giustizia ha promosso l'indagine nella Procura di Locri". E' quanto afferma in una nota la componente della commissione parlamentare antimafia, Angela Napoli (An), a proposito delle vicende relative all'omicidio del vice presidente del consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno. "Tutto accade - aggiunge - mentre si è silenti nella risposta alla mia interrogazione parlamentare del 27 giugno 2006, con la quale chiedevo di conoscere il motivo che ha portato il Sostituto Procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Creazzo, titolare dell'indagine sull'omicidio Fortugno, ad assumere un incarico proprio presso il dicastero che ha a capo il senatore Mastella. Mi auguro che analoga odierna tempestività il Ministro Mastella possa evidenziarla quando, nei prossimi giorni, gli indirizzerò una richiesta di verifica sui casi di incompatibilità presenti presso la Procura di Cosenza o quando riuscirà a capire che non occorre attendere l'arresto di un giudice per avviare un controllo su Procure, quali quella di Vibo Valentia. Mi si dirà che il delitto Fortugno è il delitto eccellente e che la conoscenza di ciò che ha portato allo stesso potrebbe finalmente aprire i riflettori sulle collusioni esistenti in Calabria tra politica e 'ndrangheta''. "Ma perché, peraltro dopo mesi - prosegue Napoli - di conoscenza dei preoccupanti contenuti della relazione d'accesso sull'Azienda Sanitaria di Locri, soltanto oggi si parla di presunti ritardi nell'esame di denunzie presentate nel 2003 da Francesco Fortugno su irregolarità commesse in quella struttura? Alla luce anche di ultime vicende giudiziarie legate alla sanità calabrese, non mi sento certa di addebitare solo all'interno dell'Asl di Locri probabili elementi di contrasto o di interessi che si celerebbero dietro il delitto dello stesso Fortugno". "Una cosa - conclude - mi appare chiara. Mentre, ogni tanto si cerca di riaccendere i riflettori sul caso Fortugno, anche forse con tentativi di depistaggio, il mondo politico calabrese continua a glissare. Mi dispiacerebbe se tutto questo non venisse colto dalla Commissione Nazionale antimafia.
Vigna choc: Fortugno sarebbe stato ucciso comunque
13/12 In merito alle polemiche di questi giorni sulla morte di Francesco Fortugno, ex vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, ucciso nell'ottobre 2005, l 'ex procuratore nazionale antimafia Piero Luigi Vigna ha detto: ''Penso che Fortugno sarebbe stato ucciso malgrado quelle denunce che pure risalivano a quattro anni prima''. Le denunce, ha ricordato Vigna, ''riguardavano la gestione della Asl di Locri. Su questa, oltre alla magistratura, c'e' il potere politico e regionale che devono verificare. Ma la Calabria e' in una situazione disperata. Basta leggere quello che ha scritto il prefetto De Sena che, a proposito della Pubblica Amministrazione calabrese, disse che la mafia non ha bisogno di infiltrarsi perche' c'e' gia'''.
MAXIOPERAZIONE - AVEVA STUDI NEL CAPOLUOGO E AD ALASSIO
Mafia e appalti, c’è un savonese
CALTANISSETTA - Mafia, appalti e riciclaggio: 88 persone sono state arrestate perche' ritenute affiliate alla cosca mafiosa dei Rinzivillo, che avrebbe gestito appalti e subappalti in diverse Regioni d'Italia. Anche un maresciallo dei carabinieri e' finito in cella.
I provvedimenti sono stati emessi dal gip del tribunale di Caltanissetta, Giovambattista Tona, su richiesta dei pm della Dda, Renato Di Natale, Nicolò Marino, Rocco Liguori, Alessandro Picchi e Antonino Patti.
Gli indagati, in gran parte di Gela, sono accusati di avere riciclato grosse somme di denaro per conto della famiglia Rinzivillo, proveniente dai traffici di droga, e di avere acquisito illegalmente appalti e subappalti in molte città italiane e di aver imposto anche il pagamento del pizzo a imprenditori e commercianti.
Gli arresti effettuati, oltre che a Gela, anche a Roma, che per l'accusa è diventata la base operativa dei traffici illeciti dei boss mafiosi nisseni, e poi ancora in provincia di Varese e in quelle di Brescia, Como, Padova, Savona, Pavia, Messina, Catania e Trapani. I pm hanno anche ottenuto una rogatoria internazionale con la quale vengono fermate persone pure in Spagna e Inghilterra. Nell'operazione sono impiegati centinaia di carabinieri.
L'inchiesta che stamani ha portato all'esecuzione di 88 ordini di custodia cautelare è stata denominata 'Tagli pregiati', e coinvolge anche molte donne che avrebbero ricoperto il ruolo di messaggere o intermediarie dei boss. Dalle intercettazioni ambientali emerge, inoltre, che alcuni attentatori utilizzati dalla cosche a Gela per mettere a segno intimidazioni, svolgevano i sopralluoghi ai cantieri o ai negozi da bruciare in compagnia delle mogli e dei figli, con i quali commentavano le azioni violente che avrebbero dovuto da lì a poco svolgere.
Il maresciallo dei carabinieri finito in manette e' Benito Zeferino, di 37 anni, arrestato dai colleghi di Caltanissetta perché accusato di aver passato informazioni riservate alla criminalità organizzata di Gela. Zeferino era in servizio alla compagnia di Gela e nei suoi confronti vi sono intercettazioni ambientali. Secondo l'accusa il militare ha tentato di vendere l'informativa dei carabinieri che riguardava proprio l'operazione che ha portato all'arresto di 88 persone.
L'inchiesta punta sulla famiglia Rinzivillo, che da Gela si è spostata alcuni anni fa a Roma e da qui secondo l'accusa ha coordinato le operazioni illecite che hanno portato ad accaparrarsi nel Nord Italia di centinaia di appalti e subappalti. Questa cosca da più di un anno ha scelto l'inabissamento, ha tentato di non far parlare più di sé evitando attentati e fatti eclatanti, in modo da operare in silenzio.
I Rinzivillo per questo motivo avrebbero formato, in particolare, un grosso nucleo a Busto Arsizio, in provincia di Varese, dove stamani sono state arrestate una decina di persone. Per gli inquirenti sarebbe una succursale di Gela da dove partivano gli uomini fidati della 'famiglia' per gestire appalti o affari illeciti.
L'AZIENDA
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SIAMO DI NUOVO
OPERATIVI ONLINE
(IN ESILIO DIGITALE)
Dal 29 dicembre si è
lavorato sodo per
salvare i dati e portare il
sito in sicurezza all'estero.
Abbiamo cercato, già che
si doveva operare sul sito,
di rinnovarlo e migliorarlo.
Ci sono ancora alcune cose
da sistemare e lo faremo
nei prossimi giorni.
Ma intanto si riparte!
Andiamo avanti.
f.to i banditi
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"PEDOFILIA
E OMERTA'
Savona,
chi sapeva ed
ed taciuto su don
Nello Giraudo?"
con documenti
dell'inchiesta su
don Nello Giraudo
e documenti interni
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