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La mappatura della Liguria
con le famiglie di 'Ndrangheta
e le radici di Cosa Nostra.
VAI ALLA MAPPATURA
Quella realtà di Diano Marina
che vorrebbe oscurare i fatti,
oscurando noi. Tutta la storia.
VAI ALLO SPECIALE
Le cementificazioni hanno un
prezzo come la mancata messa
in sicurezza del territorio
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La messa in sicurezza latita,
la bonifica è lontana e qualcuno
vuole anche riaprire la Discarica.
VAI ALLO SPECIALE
Quaderni di Avviso Pubblico
L'infiltrazione della criminalità organizzata negli ambienti economici imprenditoriali
Il volume, attraverso cinque saggi d’autore, analizza in modo documentato e approfondito le modalità d’infiltrazione della criminalità organizzata negli ambienti economici e imprenditoriali. In particolare gli autori affrontano il problema dello sfruttamento della manodopera straniera, il riciclaggio dei rifiuti, il racket, l’usura, sottolineandone le diverse finalità: dall’arricchimento commettendo reati contro persone fisiche o contro il patrimonio ambientale, alla necessità di assicurarsi il controllo di un territorio dove esercitare una signoria mafiosa.
Pietro Buffa
I territori della pena
Alla ricerca dei meccanismi di cambiamento delle prassi penitenziarie
Un inedito dietro le quinte del carcere e del suo funzionamento.
In dodici anni di attività come direttore penitenziario, Pietro Buffa ha raccolto, ordinato e analizzato le lettere che gli sono state indirizzate dai detenuti, utilizzando come filtro la sua esperienza professionale e la letteratura scientifica a disposizione.
Sono pagine dove, nella descrizione minuta dei bisogni, delle proteste e delle afflizioni dei detenuti sembra emergere il significato reale di "pena detentiva".
In questo senso le lettere diventano un formidabile strumento di conoscenza della quotidianità penitenziaria dalla quale partire per provare a ripensare le attuali prassi penitenziarie e stimolare una riflessione professionale e istituzionale sull'argomento.
a cura di Mitra Da Pra Pocchiesa e Leopoldo Grosso
Prostitute, prostituite, clienti
Che fare?
Il mondo della prostituzione e della tratta oggi è più che mai variegato.
Al di là degli attori primi del fenomeno, e cioè che coloro che si prostituiscono, sono prostitute/i e i loro clienti, coinvolge moltissime persone e componenti della società: chi lucra sul fenomeno, e chi, invece, se ne occupa nel tentativo di intervenire sulla tratta degli esseri umani, sia aiutando le vittime della stessa, sia contrastando le organizzazioni criminali che gestiscono questo vergognoso mercato.
Il volume offre uno sguardo sul tema della prostituzione e della tratta degli esseri umani a fini di sfruttamento sessuale a 360°, attraverso un'analisi particolareggiata delle diverse metodologie di intervento, dal lavoro di strada all'intervento in comunità, dalla mediazione culturale al sistema delle reti d'aiuto, dalle strutture d'accoglienza ai programmi di rientro e collegamento con i Paesi d'origine.
a cura di Lorenzo Frigerio e Gaetano Nicosia
Gioco d'azzardo e territorio
I comuni della Martesana e la prevenzione della criminalità
In Italia stiamo assistendo a una crescente e sempre più differenziata offerta di occasioni per il gioco d'azzardo.
Nella maggior parte dei casi si tratta di un passatempo lecito e di per sé innocuo, che ha assunto però dimensioni impressionanti, anche per il volume di denaro che movimenta e al quale gli usurai e la malavita organizzata non sono indifferenti.
C'è chi gioca per svago e chi per passione. C'è chi insegue un sogno di ricchezza non realizzabile. E c'è chi si trova a giocare perché "deve", spinto da una dipendenza psichica che è una vera e propria malattia.
La ricerca condotta dal Centro studi per la legalità del Gruppo Abele, nell'ambito del progetto "Osservatorio sulla sicurezza nell'area della Martesana" rappresenta in questo senso un'utile lente di ingrandimento per approfondire le problematiche del gioco d'azzardo patologico, con particolare attenzione al fenomeno dei videopoker.
A partire da un monitoraggio dettagliato delle attività criminali nell'area, il volume fornisce inoltre riflessioni e contributi significativo alla formazione degli amministrazioni locali, suggerendo nuove politiche di prevenzione integrata, che i Comuni del Nord Est di Milano stanno sperimentando ormai da cinque anni.
Rosario Crocetta
Gela città della legalità, io ci credo
Rosario Crocetta è sindaco di Gela dalla primavera del 2003 e da allora vive sotto scorta.
In questo libro espone con precisione la realtà della sua città individuando con nettezza le cause dei mali di Gela. Crocetta si racconta con cuore ed emozione, semplicità e profondità, e noi come Fondazione non faremo mancare il nostro sostegno a chiunque si batta per scardinare inveterati sistemi di connivenze, nella convinzione che sia necessario e possibile far emergere e trionfare il volto sano della società siciliana, risorsa per l'intero Paese.
David Lane
L'OMBRA DEL POTERE
«Corruzione, mafia e giustizia sono una mistura da capogiro. Aggiungeteci Silvio Berlusconi, la sua enorme ricchezza, il suo smisurato potere mediatico, il suo approccio alla politica altamente personale e il suo singolare modo di guardare al passato e il cocktail diventa ancora più forte.» Inizia con queste parole il nuovo libro di David Lane, corrispondente dall’Italia dell’Economist e grande conoscitore del nostro Paese, dove vive da trent’anni. Riccamente documentato generoso di notizie e rivelazioni, L’ombra del potereè un saggio incentrato sulla figura del leader di Forza Italia, ma non è semplicemente la sua storia; è anche il ritratto dell’Italia, tra politica, affari, mafia e corruzione, una lettura di grande impatto che offre molti spunti di riflessione e approfondimento.
Rinunciando allo schema della biografia tradizionale, l’autore ha privilegiato un’impostazione tematica dei contenuti, proponendo un’articolazione del volume in otto sezioni, ognuna delle quali affronta un argomento rilevante per la storia e la società italiana. Mafia, successo, corruzione, potere, legge, complicità, giustizia, tradimento: attorno a questi nodi cruciali si sviluppano il racconto dei fatti e le riflessioni di David Lane, che riservano il ruolo centrale alle attività passate e presenti di Berlusconi. L’infanzia, la famiglia, la formazione e gli esordi nel mondo degli affari, l’impegno nel campo dell’edilizia, la costruzione di Milano 2, la nascita dell’impero televisivo e della Fininvest, il lancio nel mondo della finanza, la discesa in politica, tutte le tappe dell’avventura berlusconiana vengono affrontati nei vari capitoli del libro, dove trovano spazio anche i retroscena dell’inarrestabile ascesa dell’uomo di potere, dai rapporti con Craxi ai legami con la loggia P2, dalle indagini della magistratura ai molti processi in cui è coinvolto. Sullo sfondo l’Italia di Tangentopoli, delle stragi di mafia, degli occulti legami tra mondo politico e finanziario, la figura del Cavaliere si muove da protagonista su uno scenario complicatissimo e affollato di fatti e personaggi. L’analisi di Lane è sempre graffiante e diretta, precisa e ricca di particolari; non risparmia affondi nei confronti del premier e indagini sui lati più oscuri della sua storia, offrendo, al di là di ideologie e schieramenti politici, un’interessante occasione di approfondimento su un personaggio controverso e sul governo alla guida dell’Italia di oggi.
Gian Carlo Caselli e Livio Pepino
A un cittadino che non crede nella giustizia
Stato democratico è sulla fiducia nella giustizia che si fonda la convivenza civile. Per restaurare quel 'patto' antico, Gian Carlo Caselli e Livio Pepino conducono il lettore all'interno del mondo giudiziario e dipanano una matassa fitta di malintesi, errori e bugie, senza arretrare di fronte agli argomenti caldi degli ultimi anni: il garantismo, l'indipendenza della magistratura, i suoi rapporti con il potere politico, la famigerata riforma del sistema giustizia.
21.09.2005 - Unità - di Saverio Lodato
Sulla Lettera... (formato .pdf)
Sulla lettera “A un cittadino che non crede nella giustizia”
del segretario nazionale Ignazio Juan Patrone
Con il libro "A un cittadino che non crede nella giustizia" (Editori Laterza, 111 pagg., 12,00 Euro), distribuito da poco in libreria, Giancarlo Caselli e Livio Pepino ci hanno fatto davvero un bel regalo.
Anzitutto per la forma del testo. Si tratta infatti - come indica il titolo - di una lettera scritta a quattro mani ad un cittadino, neppure troppo immaginario, che ha accumulato per le più diverse ragioni un sentimento di sfiducia nella giustizia e nei giudici, che è insoddisfatto (e non ha certamente torto) per i tempi biblici dei processi, che sente da anni dichiarazioni pubbliche del Cav. B. e dei suoi amici ed alleati sui giudici "malati di mente", sul "cancro da estirpare", sul "complotto dei giudici comunisti".
Quel cittadino cui si rivolgono Giancarlo e Livio è il rappresentante ideale di una larga parte della pubblica opinione del Paese, è il lettore degli articoli di editorialisti come Romano o Panebianco, è un ascoltatore di un qualsiasi TG, dove un qualunque provvedimento sgradito viene immediatamente "criticato" con le sottili argomentazioni di un Calderoli o di un Gasparri, tutti noti giuristi. Egli crede davvero che Andreotti sia stato assolto nel merito, che Boccassini e Colombo siano due scorretti ed esagitati avversari politici del Presidente del Consiglio, che i magistrati siano una sorta di partito politico, di volta in volta individuato nel "partito dei PM", poi in quello "dei giudici", e persino in quello delle sezioni unite della Corte di cassazione o della stessa Corte costituzionale; che ormai è convinto che la ragione prima dei mali della giustizia sia la troppa indipendenza dei magistrati e della magistratura.
Lo crede perché lo dicono e lo scrivono tutti i giorni da anni, perché la storia di Md e della stessa ANM viene sistematicamente distorta, perché veniamo tutti insultati come categoria, e qualcuno anche come persona (do you remember gli Sgarbi quotidiani con urla di "assassini" et similia, le insinuazioni di ogni genere, la richiesta della lista degli iscritti ad Md, gli allarmi circa presunti complotti contro il legislatore sovrano ?).
Al lettore, volutamente individuato non nei colleghi e negli addetti ai lavori ma in "quel" cittadino che incontriamo al ristorante, in treno e anche al mare, sotto l'ombrellone, Livio e Giancarlo si rivolgono con stile piano e semplice, confutando, con argomenti logici e con alcuni esempi, la disinformazione dilagante. Il libro però non nasconde i problemi della giustizia, neppure quelli che nascono dalla nostra scarsa capacità di trasformare l'autogoverno da principio irrinunciabile della Costituzione in auto-organizzazione efficiente. Si vedano ad esempio le lucide argomentazioni alle pagg. 104 e segg. dove vengono prese in esame alcune tra le critiche più diffuse al nostro sistema giudiziario non per negarne il fondamento, ma per dimostrare che la strada della modifica del nostro status, della sua burocratizzazione, della perdita di indipendenza non solo non risolverà i problemi, ma li aggraverà senza rimedio.
Questo libro sarà nei prossimi anni, come già lo furono altri lavori pubblicati dalla benemerita Casa editrice barese (penso ad "Attacco ai diritti" del 2003, curato dall'inarrestabile Livio), anche uno strumento di lavoro; ci servirà a meglio argomentare, senza cadere nel vizio dell'autostima corporativa, le nostre ragioni; ci darà la traccia per un ragionare pacato e, per questo, più efficace.
Sta per essere consegnata AGEMDA 2006, dedicata quest'anno - in collaborazione con Libera - alla legalità. Livio, in un suo messaggio di qualche giorno fa, ha proposto di cogliere l'occasione per presentarla insieme alla lettera "A un cittadino che non crede nella giustizia". Sono d'accordo. Il lavoro suo e di Giancarlo nasce in buona parte dalla esperienza e dalla elaborazione di Md e tiene conto della necessità - da molti indicata anche su questa lista - di cercare di "comunicare con l'esterno". Non perdiamo questa occasione.
E grazie a Giancarlo e a Livio, a nome di tutti.
Elio Veltri
Il Topino Intrappolato
Legalità Questione Morale e centrosinistra
Il titolo di questo libro è ripreso da una intervista a Mino Martinazzoli che, facendo riferimento ai comportamenti dell’opposizione e a «una inconsapevole resa alle logiche del berlusconismo», ha detto che gli veniva in mente «quel topino che, intrappolato, agli amici intenti a liberarlo spiegava che lui non si lamentava della trappola ma solo della cattiva qualità del formaggio».
Luciano Violante alla Camera, rivolto alla maggioranza ha detto:
«Onorevole Anedda, la invito a consultare l’onorevole Berlusconi perché lui sa per certo che gli è stata data la garanzia piena, non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di governo - che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l’onorevole Letta… A parte questo, la questione è un’altra. Voi ci avete accusato di regime nonostante non avessimo fatto il conflitto di interessi, avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi, nonostante le concessioni… Durante i governi di centrosinistra il fatturato di Mediaset è aumentato di 25 volte». Le affermazioni di Violante dimostrano che la trappola è scattata sulle regole, la legalità, la giustizia e l’etica, che misurano la qualità della democrazia. Deriva delle regole, illegalità diffusa e corruzione, paralisi della giustizia, assenza di etica, hanno favorito il partito azienda che si è fatto Stato. Senza legalità l’Italia si allontana dall’Europa e si avvicina all’Argentina. Questo è il terreno sul quale il centrosinistra avrebbe dovuto combattere e sconfiggere Berlusconi. Finora non è avvenuto. Può realizzarsi se cambia la cultura politica, e si rinnova la rappresentanza nelle istituzioni. Il libro parla di questo. Fornisce dati che le televisioni nascondono. Dimostra che un paese illegale e senza etica della responsabilità non ha futuro. Propone come uscirne.
Prefazione di don Luigi Ciotti
La vita di ciascuno di noi è segnata da incontri che, più di altri, plasmano e forgiano la nostra esistenza.
L’incontro con Rita Borsellino è uno di questi. La sua “forza (anche se apparentemente Rita si presenta come fragile) e la sua composta, educata e determinata “rabbia” ci fanno bene. Ci aiutano ad entrare non solo con la ragione, ma anche con il cuore in quella “fame e sete di giustizia” senza la quale non c’è legalità. Rita parla e scrive sottovoce. Con un filo di voce. Ma per “gridare” il suo profondo desiderio di servizio e di impegno perché la morte di Paolo e i ragazzi della scorta non diventi inutile sacrificio. Del “suo” Paolo, ma anche del “nostro” Paolo: perché Paolo – ha ragione Rita, la sorella – appartiene a tutti, a ciascuno di noi.
Ed è perché il servizio di Paolo continui a generare frutti di legalità che anche questo libro è stato pensato, scritto e stampato.
Gli antichi ci ricordano che il principio della giustizia sta nel sentirsi offesi per un torto subito da un altro, da un debole. Questo era Paolo. E questo ha fatto Paolo: ha speso la sua vita per difendere quanti erano oppressi da quella illegalità mafiosa che nega diritto, che soffoca speranza e che calpesta la giustizia. Di questa legalità e di questa giustizia abbiamo bisogno – noi – ma anche, soprattutto, i nostri giovani.
Paolo è morto perché nessuna persona venga mai ridotta a solo “cliente” (e proprio per questo non riconosciuto come cittadino). Paolo è morto perché nessun diritto debba mai essere soddisfatto come merce da acquistare o, peggio ancora, come favore da supplicare. Intercettare il bisogno del cittadino prima che questo venga erogato come diritto ed offrirlo come favore è la precisa strategia delle organizzazioni mafiose.
Rita sa, conosce e capisce questi pericolosi linguaggi. Li ha imparati dalla passione e dal servizio di suo fratello Paolo. Oggi che il magistrato non è più fisicamente con noi, Rita presta a lui la sua vita, la sua voce e l’inchiostro perché quel grido e quel servizio continui a raggiungerci.
Pagine dense, scorrevoli, intense.
Pagine che parlano oltre l’inchiostro. Che raccontano quella voglia di futuro che ci fanno Italia, mondo, ma anche capaci di giustizia e legalità.
Pagine che ci obbligano ad una profonda riconoscenza: perché Rita ha saputo trasformare il suo “lutto”, la sua offesa ed il suo dolore in risorsa per tutti. Per il nostro futuro.
Grazie e……buona lettura.
Marino e Sandro Severini (The Gang)
Banditi senza tempo
recenzione dalla Brigata Lolli
di Giorgio Maimone
Sembrano i vecchi “Fogli volanti” delle brigate partigiane ed è davvero un libro senza tempo. Si fa in fretta a dire a chi non piacerà. Non piacerà al Governo che non tollera che esiste un’ “area antagonista. Non piacerà a quell’area diffusa del centro-sinistra che una volta si chiamava “migliorista” (ma che nona vere niente a vedere con “il migliore” e cioè Togliatti), perché questo libro porta avanti idee e bandiere che loro hanno lasciato cadere. Non piacerà agli intellettuali, professorini dei girotondi, perché le idee, pur condivise, sono espresse in forma ruspante. A chi piacerà? A tutti quelli che conoscono i fratelli Severini o, se si vuole, i Gang.
Il linguaggio è esplicito, fino al limite del dispiacere. Niente viene lasciato non detto, sotto le righe, intuito. Ma tutto quanto, papale papale, ha una sua origine, una sua provenienza e un suo perché. Fedeli al moto “Le radici e le ali”, titolo cardine nella discografia dei nostri perché segna l’inizio del cantare in italiano, i Gang tengono saldi i piedi a terra mentre protendono i rami frondosi di speranze verso il cielo, quasi potessero trasformarsi in ali.
Forse quello che loro non dicono, perché “duri e puri” non se lo possono permettere, è che, a volte anche loro disperano che queste ali spunteranno mai o che, anche se nascessero, potrebbero risultare troppo gracili per sfidare il volo. Ma non importa, bisogna provarci lo stesso. Realtà contadina,quella di Filottrano, borgo rurale delle Marche e alle cui terre sono rimasti sempre fedeli e grandi voli su libri e film (imponente l’apparato cinematografico nell’immaginario dei Severini!).
Alla caccia di “banditi senza tempo”, ma anche e soprattutto di storie vere: “Storie d’Italia” si chiama infatti il loro miglior disco, quello in cui l’anima rock, le radici popolari e l’urgenza lirica trovano forse la loro sintesi migliore (grazie anche alla mediazione di un Bubola in stato di grazia). Ma storie d’Itlaia potrebbe essere il sottotitolo anche di questo volume che parla di tanti eroi minori che, qui, iniziamo a conoscere per nome e cognome: Iside, della canzone omonima è Iside Viana, sarta comunista, vittima del fascismo.
Dietro “Sesto San Giovanni” sta la vera storia di Luigino Bendotti, compagno della cooperativa Intifada di Colere e operaio alla Falck di Sesto. Il “Bandito Trovarelli” si chiamava Pietro Trovarelli, è realmente esistito ed era un brigante marchigiano di epoca napoleonica. O, forse, solo un “disobbediente” ante litteram. Così come personaggio reale è “Itab Hassan Mustapha”, anche qui dalla canzone omonia. E la Banda Bassotti (“Il paradiso non ha confini”)ha proprio un nome e cognome, così come ce l’hanno Paolo Rossi, Andrea Pazienza, Ilaria Alpi, Padre Pino Puglisi (“Il testimone”), Pio la Torre (“Cento giorni a Palermo”), “Chico Mendes”, Joe Strummer.
Non ha nome e cognome, ma solo un ruolo il subcomandante Marcos (“Comandante”) ma nel libro di tutti viene raccontata la storia e soprattutto le accidentate vie del mondo attraverso le quali queste storie sono arrivate a colpire la mente e l’immaginazione di Marino e Sandro Severini. Libri e film, molte volte, ma anche contatti diretti e storie in prima persona.
E “padri” musicali che vanno dai Clash a Woody Guthrie, passando per Bob Dylan e Bruce Springsteen, più volte citati anche come stimoli per canzoni o titoli di canzoni. “Who killed Davey Moore” ha ispirato “Chi ha ucciso Ilaria Alpi” e tra “John Wesley Harding” e “Il Bandito Trovatelli” c’è più di un legame. Il libretto è agile e veloce e scorre via in un attimo.
Ogni tanto intenerisce l’ingenuità di alcuni passaggi, specie quelli proiettati al futuro. I Gang non vogliono nemmeno considerare che stiamo passando un’epoca di ripiegamento e che le sorti “magnifiche e progressive” del movimento sono meno magnifiche e progressive che mai e che l’unica arma che ci resta sia la resistenza. Ma fa piacere vedere che esistono ancora gli eroi e noi abbiamo bisogno di sentirli parlare attraverso le canzoni (e gli scritti) dei Severini Bross, orgogliosi figli di un bisogno di sentirli parlare attraverso le canzoni (e gli scritti) dei Severini Bross, orgogliosi figli di un muratore e di una sarta, figli del popolo e “banditi del nostro tempo”, armati di Magnum Les Paul e Fender Telecaster per sparare valanghe di note contro il potere.
Cara Felica
A Felicia Bortolotta Impastato
Felicia Bortolotta (24 maggio 1916 - dicembre 2004), moglie di luigi Impastato, parente e amico di mafiosi, e madre di Peppino, una delle figure più significative della lotta contro la mafia degli ultimo decenni, ha vissuto una vita emblematica.
Divisa tra il marito e il figlio, dopo l'assassinio di Peppino,ha riggettato la cultura mafiosa della vendetta, costituendosi parte civile nel procedimento contro i responsabili dell'omocidio, sostenuta dal figlio Giovanni, dalla nuora, dai compagni di Peppino e dal Centro siciliano di documentazione, successivamente dedicato a Peppino Impastato. Un impegno quotidiano che è riuscito a smantellare la montatura che voleva Peppino terrorista e suicida, avallata da rappresentanti delle forze dell'ordine e della magistratura con il depistaggio delle indagini, come è stato confermato dalla relazione della Commisione parlamentare antimafia approvata nel 2000, e che nell'aprile del 2002 ha ottenuto la condanna come amandante dell'omicidio del capomafia Gaetano Badalamenti. In tutti questi anni Felicia è stata un punto di riferimento e la sua casa è diventata una sorta di santuario laico.
Questo libro ripercorre la storia, riprendendo la biografia raccontata nel volume La mafia in casa mia, e raccoglie documenti, messaggi, testimonianze che mostrano l'instancabilità del suo impegno e l'affetto che aveva suscitato con la vitalità del suo esempio.
L'AZIENDA
CHE HA
RESISTITO
ALLA
'NDRANGHETA,
DENUNCIANDO,
COSTRETTA
ALLA
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PER LE
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DEL COMUNE
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Tra sinistra,
'ndrangheta,
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nel disastro doloso
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SIAMO DI NUOVO
OPERATIVI ONLINE
(IN ESILIO DIGITALE)
Dal 29 dicembre si è
lavorato sodo per
salvare i dati e portare il
sito in sicurezza all'estero.
Abbiamo cercato, già che
si doveva operare sul sito,
di rinnovarlo e migliorarlo.
Ci sono ancora alcune cose
da sistemare e lo faremo
nei prossimi giorni.
Ma intanto si riparte!
Andiamo avanti.
f.to i banditi
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"PEDOFILIA
E OMERTA'
Savona,
chi sapeva ed
ed taciuto su don
Nello Giraudo?"
con documenti
dell'inchiesta su
don Nello Giraudo
e documenti interni
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