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More...Li abbiamo attenzionati dall'inizio. I loro affari e rapporti. Ora sono dentro...
More...Dall'inchiesta "PANDORA" intrecci indicibili che non si vogliono affrontare. Sveliamoli...
More...La storia attraverso inchieste ed Atti della famiglia che ha scalato il mercato savonese...
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La mappatura della Liguria
con le famiglie di 'Ndrangheta
e le radici di Cosa Nostra.
VAI ALLA MAPPATURA
Quella realtà di Diano Marina
che vorrebbe oscurare i fatti,
oscurando noi. Tutta la storia.
VAI ALLO SPECIALE
Le cementificazioni hanno un
prezzo come la mancata messa
in sicurezza del territorio
VAI ALLO SPECIALE
La messa in sicurezza latita,
la bonifica è lontana e qualcuno
vuole anche riaprire la Discarica.
VAI ALLO SPECIALE
"a quattordici smetto"
Storie di ragazzi sotto i quattordici anni.
Storie di immigrazione e di solitudine. Di giustizia e di ingiustizie.
Di violenze da togliere il fiato. Di prostituzione, di stupri, di furti, di illusioni ferite. Anche di adozioni finite male. E a volte di riscatto… Livia Pomodoro, con amore e lucidità, racconta un mondo scoperto ed esplorato anche grazie al suo lavoro e alla sua passione civile.
E offre lo spaccato di una realtà “invisibile”, immersa in una quotidianità che suscita rabbia e smarrimento. Dodici storie contro la distrazione, per consegnare alla coscienza di tutti un'amara verità che ha la forza, dura e struggente, della vita.
"In queste storie non c'è proprio nulla di inventato: sono tutte dolorosamente vere. Tra successi e delusioni mi sono accostata a questi ragazzi con l'animo e le intenzioni di chi ama l'umanità.
Mi appartengono tutti"
Livia Pomodoro
di sana e robusta
COSTITUZIONE
La Costituzione italiana, come è e come - forse – sarà. La Costituzione dei Padri della Patria e la Costituzione di Bossi e Berlusconi. In questo volume i testi a fronte delle due Costituzioni; una serie di agili, piccoli box per aiutare la lettura; e cinque sintetici contributi di studiosi o commentatori di diversa impronta e cultura per indicare con chiarezza il nucleo delle questioni e dei valori in gioco. E il celebre discorso di Calamadrei agli studenti milanesi per riscoprire una volta di più le radici storiche e morali della Costituzione del '48. È quanto serve per capire, per esercitare respon-sabilmente il proprio ruolo di cittadini. All'interno interventi di: Nando dalla Chiesa, Nicola Mancino, Valerio Onida, Armando Spataro, Roberto Zaccaria.
Rita Borsellino
NATA IL 19 LUGLIO
Lo scuardo dolce dell'antimafia
Due occhi azzurri. Dolci e magnetici.
Che diventano negli anni il simbolo di un’altra Sicilia.
Che demoliscono con semplicità disarmante lo stereotipo di un’antimafia intollerante e vendicativa.
La storia di una donna straordinariamente normale. Che fino al 19 luglio 1992 pensava di volere, potere e dovere essere solo una moglie, una mamma, una farmacista.
La storia di un’intransigente gentile che si racconta con commovente sincerità.
Una storia che sboccia per contrappasso sul fondale degli anni bui e rimbombanti di stragi della fine del Novecento italiano. E che in nome dei giusti, da anni, ci consegna ogni giorno la stessa parola: speranza.Giancarlo Caselli
Un Magistrato fuori legge
Il parlamento ha votato una legge per impedirgli di concorrere alla Procura nazionale antimafia. La politica e l’informazione hanno cancellato la verità sul processo Andreotti. Gian Carlo Caselli, magistrato torinese ed ex Procuratore capo di Palermo, ripercorre con lucida indignazione le vicende di cui è stato protagonista negli ultimi anni. Ai feroci attacchi subìti per aver toccato il nodo dei rapporti tra mafia e politica, Caselli risponde facendo parlare gli
atti processuali. Un documento duro e sobrio, orgoglioso e anche doloroso, sul mestiere di magistrato nell’Italia di oggi. Con un messaggio ai giovani colleghi.
"Sono l'unico magistrato italiano al quale il Parlamento ha dedicato espressamente una legge. Una legge contra personam che mi ha espropriato di un diritto: quello di concorrere, alla pari con altri colleghi, alla carica di Procuratore nazionale antimafia."
Gian Carlo Caselli
Livio Pepino
Andreotti - la mafia - i processi
Analisi e materiali giudiziari
15 ottobre 2004: la Corte di cassazione mette la parola fine al processo per partecipazione ad associazione mafiosa a carico del senatore Andreotti. Dall’inizio del processo sono trascorsi dodici anni ed è stato accumulato oltre un milione di pagine di atti processuali. Dai media abbiamo appreso che, anche in secondo grado, il senatore è stato “assolto”, sia pure per prescrizione dei reati. Quello che non abbiamo appreso è che esiste una sostanziale differenza tra “assoluzione” e “prescrizione”: ed è proprio questo il punto. Nel volume di Livio Pepino vengono pubblicati, per la prima volta affiancati e commentati, i passaggi salienti delle sentenze di primo e secondo grado del processo. Uno studio rigoroso e ricco di spunti di analisi per affrontare in modo critico alcuni nodi cruciali del rapporto tra Cosa Nostra e la politica, del sistema giudiziario italiano e dei futuri processi di mafia.
cura di Livio Pepino e Marco Nebiolo
Mafia e Potere
Analisi e materiali giudiziari
Cosa Nostra sembra essere scomparsa. Dopo la stagione delle stragi, i più si comportano come se ormai fosse un capitolo chiuso, una stagione passata. Eppure, questo apparente "rientro nell'ombra" non è affatto sinonimo di indebolimento o di crisi, piuttosto è un segnale di continuità con la tradizione: evitare gesti
eclatanti e scontri con le istituzioni per continuare a convivere e spartire con le istituzioni stesse affari e potere.
Sulla base della loro esperienza diretta di studiosi della materia, gli autori propongono un’analisi critica della “nuova stagione” di Cosa Nostra, indagando gli scenari che si stanno delineando in Italia. In particolare la loro analisi prende in considerazione le strette relazioni di Cosa Nostra con la società civile in termini di uso dell’informazione ed esportazione del modello mafioso nei comportamenti sociali.
Interventi di: Salvatore Lupo, Umberto Santino, Rocco Sciarrone, Francesco Forgione, Roberto Scarpinato, Alessandra Dino, Antonio Ingroia, Giovanni Fiandaca, Gioacchino Natoli, Piergiorgio Morosini, Gian Carlo Caselli
Gruppo Abele
prefazione di Giancarlo Caselli
Dalla mafia allo Stato
I pentiti: analisi e storie
Prefazione di Gian Carlo Caselli
Chi sono i collaboratori di giustizia? Quanti sono? Come e perchè sono usciti dalla mafia? Come vivono oggi? Quali sono le principali difficoltà legate alla vita sotto protezione?
L’avvento dei collaboratori di giustizia ha costituito per la magistratura e per gli studiosi del fenomeno mafioso un momento di svolta fondamentale nella lotta alla mafia e nella conoscenza dell’organizzazione delle cosche.
Questo studio offre per la prima volta una fotografia a 360° del fenomeno del pentitismo a partire dalla testimonianza diretta di alcuni “collaboratori eccellenti”.
«Un insostituibile strumento di conoscenza per chiunque voglia affrontare il complesso tema dei “pentiti” con rigore scientifico»
Gian Carlo Caselli
Peter Gomez e Marco Travaglio
IL MANUALE DEL PERFETTO IMPUNITO
Come delinquere e vivere felici
Accanimento giudiziario, emergenza giustizia, garantismo, giacobinismo, giustizialismo, persecuzione politica, separazione delle carriere, stato di polizia, uscire da Tangentopoli... Un catalogo ragionato delle bugie e dei luoghi comuni del Partito dell'Impunità contro Mani Pulite.
Elio Veltri e Marco Travaglio
L'ODORE DEI SOLDI
Origini e misteri delle fortune di Silvio Berlusconi
Questo libro illustra alcuni aspetti cruciali della storia di Silvio Berlusconi attraverso una scelta commentata di documenti. L'intervista che Paolo Borsellino rilasciò, due mesi prima di morire, a una TV francese sulle indagini della sua Procura sui rapporti tra Berlusconi, Marcello Dell'Utri e Vittorio Mangano. I rapporti stilati da un funzionario della Banca d'Italia e da un ufficiale della Dia, per conto della Procura antimafia di Palermo, su centinaia di miliardi di investimento al gruppo Fininvest. Gli interrogatori di Berlusconi e Dell'Utri al processo di Torino per le fatture false di Publitalia. E, per finire, la legge Tremonti, come "prova su strada" del conflitto di interessi
Peter Gomez e Marco Travaglio
LA REPUBBLICA DELLE BANANE
Questo libro è un piccolo pantheon degli affari e malaffari di 30 illustri esponenti della classe dirigente italiana, accertati e raccontati dai giudici con mandati di cattura, rinvii a giudizio e soprattutto sentenze. I politici presi in considerazione in queste pagine sono: Andreotti, Berlusconi, Martelli, Pomicino, Bossi, De Michelis, La Malfa, Romiti, Dell'Utri, Biondi, Sgarbi, D'Alema, Bassanini, Benvenuto, Carra, Bobo Craxi, De Carolis, Formigoni, Loiero, Montezemolo, Occhetto, Tognoli, Visco e Vitalone.
Gianni Barbacetto, Peter Gomezz e Marco Travaglio
MANI PULITE
la vera storia
Cronache e racconti, dati e date, carte segrete e rivelazioni inedite, scene e retroscena di 10 anni di storia italiana smentiscono - senza aggettivi nè commenti - le bugie e le amnesie del revisionismo ufficiale. Interviste con i magistrati del pool e, in appendice, le memorie di Francesco Saverio Borrelli. Dall'arresto di Mario Chiesa al Pio Albergo Trivulzio, il 17 febbraio 1992, alla manifestazione di 40 mila cittadini al Palavobis di Milano per il decennale di Mani Pulite, il 23 febbraio 2002, gli autori ripercorrono le vicende della più grossa indagine mai condotta sulla corruzione politico-imprenditoriale della storia d'Europa. La marcia di avvicinamento a Bettino Craxi, raggiunto dal fatidico avviso di garanzia nel dicembre '92, dopo l'estate delle stragi politico-mafiose. La falcidie dei ministri del governo Amato. Il primo colpo di spugna, firmato da Conso. La scoperta della maxitangente Enimont, la famiglia Ferruzzi nella bufera, i suicidi di Gardini e Cagliari, e poi via via la caduta di tutti i santuari della politica e dell'industria: il Psi di Craxi, Martelli e De Michelis, la Dc di Forlani, Andreotti e Pomicino, il Pri di La Malfa, il Pli di Altissimo, il Psdi di Vizzini. E poi le tangenti rosse, con l'arresto di Greganti e Pollini e la decimazione della classe dirigente milanese, fino alle indagini su D'Alema e Occhetto. E il coinvolgimento di tutti i principali gruppi imprenditoriali: dalla Fiat a Ligresti, dall'Olivetti alla Montedison, dall'Eni all'Iri. Nel '94 la "discesa in campo" di Berlusconi con la Fininvest già pesantemente coinvolta in Tangentopoli. La vera storia dell'inchiesta sulle tangenti alla Guardia di Finanza, con un'intercettazione mai pubblicata fra Berlusconi e l'avvocato Berruti, e la ricostruzione minuto per minuto del famoso invito a comparire durante il vertice di Napoli. I segreti delle dimissioni di Di Pietro dal pool e i complotti craxiani e berlusconiani per incastrare l'ex pm davanti alla Procura di Brescia e impedirgli di entrare in politica e per infangare gli altri uomini del pool, Colombo, Davigo, D'Ambrosio e Greco. Nel '95 arrivano Stefania Ariosto e Ilda Boccassini, ed ecco lo scandalo delle "toghe sporche", ricostruito passo dopo passo attraverso microspie, intercettazioni, pedinamenti e conti bancari. Nel 1996: il centrosinistra vince le elezioni ma inaugura la politica dell'"inciucio" che approda a una serie infinita di controriforme della giustizia e culmina nelle bozze Boato della commissione bicamerale D'Alema-Berlusconi. Infine, il ritorno del Cavaliere a Palazzo Chigi e di ben 80 fra condannati e inquisiti in Parlamento. E' l'offensiva finale contro Mani Pulite: reati aboliti, giudici trasferiti, pm diffamati, minacciati di arresto e privati della scorta, processi a rischio di trasferimento da Milano a Brescia. Borrelli (il libro si conclude con una sua intervista-testamento), alle soglie della pensione, invita i cittadini a "resistere, resistere, resistere". E i cittadini scendono in piazza in difesa della "legge uguale per tutti". Gli autori rinunciano ai commenti e agli aggettivi e lasciano che siano i fatti a smentire i luoghi comuni usati nel corso degli anni contro Mani Pulite: dalle "toghe rosse"all'"accanimento giudiziario", dalle "persecuzioni politiche" alle "manette facili", dal "non poteva non sapere" alla "supplenza", dalla "guerra civile" al "colpo di stato". Molte le rivelazioni inedite, sul caso Berlusconi, ma anche sulle tangenti rosse e perfino su una probabilissima tangente "nera". Per questo il libro, prima ancora di uscire, ha subìto attacchi e tentativi di censura: la vera storia di Mani Pulite fa paura tanto alla destra quanto alla sinistra.
(...) In preparazione, intanto, c'è un nuovo colpo di scena. L'ennesimo "scandalo" che pare fatto apposta per raffigurare l'Italia come un Far West in preda alle scorrerie di bande di magistrati impazziti. L'11 ottobre 1996 Silvio Berlusconi convoca una conferenza stampa e mostra al mondo una microspia trovata tre giorni prima dietro il termosifone della sua residenza romana, proprio nel salone adibito alle riunioni con gli altri leader del Polo. Viste le dimensioni e la tecnologia non molto aggiornata dell'aggeggio, qualche giornale lo ribattezza "cimicione". Ma il Cavaliere giura che è "perfettamente funzionante", in grado di trasmettere "fino a 300 metri di distanza". Poi lancia un drammatico allarme sul fatto di essere spiato e parla di "Procure eversive" che calpestano l'immunità parlamentare e minacciano la democrazia. Spiega anche di aver avvertito immediatamente, prim'ancora dei carabinieri, "l'amico Massimo": cioè D'Alema, candidato alla presidenza della Bi-camerale. D'Alema assicura subito la sua solidarietà: "È un fatto grave, che testi-monia il clima torbido di un paese inquinato da intrighi, manovre, veleni e sospetti. Bisogna reagire con fermezza, con un colpo di reni, riscrivendo le regole della convivenza civile e democratica".
Chi mette in dubbio la serietà dell'allarme viene severamente redarguito dalla stampa di casa Fininvest. "Siamo seri ammonisce Panorama in un editoriale - il fatto che un capo di un partito politico - si chiami Berlusconi, Bianco o D'Alema (diano un'occhiata ai termosifoni) - sia spiato è una circostanza di eccezionale gravità che non può essere archiviata con le freddure o con un dibattito parlamentare". Il 16 ottobre Luciano Violante convoca la Camera in seduta straordinaria. Berlusconi prende la parola in un'aula gremita all'inverosimile. L'ora è drammatica, l'atmosfera carica di tensione, il clima da pre-golpe.
crax "Onorevoli colleghi - scandisce nel silenzio generale il Cavaliere - il fatto è davvero grave: un'attività spionistica ai danni del leader dell'opposizione che, da chiunque sia stata ordita, rientra perfettamente nel panorama non limpido della vita nazionale. Mai, in nessun periodo della storia repubblicana, sono gravate sulla libera attività politica tante ombre e tanto minacciose...". Poi al microfono si alternano leader della maggioranza e dell'opposizione. Solo Maroni e Veltri, malfidati, ipotizzano che il Cavaliere la cimice se la sia piazzata da solo. Maroni si permette una battuta: "Piú che una cimice, pare una mozzarella...". Buttiglione parla invece di "scandalo non inferiore al Watergate". Dini sostiene che "sono a rischio le libertà fondamentali". Mussi invoca un'imprescindibile "riforma dei servizi segreti". E Manconi propone addirittura il licenziamento in tronco di "tutti i vertici di tutti i troppi servizi d'informazione, intelligence, spionaggio e controspionaggio". Previti mette subito le mani avanti: "I servizi non c'entrano e non si toccano". Gli onorevoli di An Lo Presti, Fragalà, Simeone e Cola invocano una commissione parlamentare d'inchiesta.
Anche Craxi si fa sentire da Hammamet ("Un'azione da professionisti, una sporca operazione a orologeria politica"), mentre Sgarbi coglie l'occasione per chiedere le immediate dimissioni di Antonio Di Pietro da ministro dei Lavori pubblici. Tiziana Maiolo parla di "rapporti occulti e illegali fra politica, magistratura e criminalità".
Mancuso si limita a un laconico commento: "Villani!". Pisanu e Taradash additano le "Procure deviate".
Tra i commentatori, Vittorio Feltri sostiene: "Stupirci per due cimici a Berlusconi? Ci saremmo stupiti se non gliele avessero gettate tra i piedi. [...] Siamo in pieno socialismo reale". E Saverio Vertone: "Abbiamo uno Stato di polizia che supera ogni record del passato. L'Inquisizione non aveva i mezzi tecnologici, ma chi ha piazzato quella microspia ha sicuramente superato Torquemada". Lo sdegno è insomma unanime e la ritrovata unità del Parlamento nella condanna del "cimicione" contribuisce ad accelerare il passo verso la Bicamerale per le riforme, indicata come la panacea di tutti i mali. Qualche settimana dopo, le indagini della Procura di Roma appureranno che la microspia era un ferrovecchio inservibile da anni, per nulla funzionante. E che, a piazzarla in casa Berlusconi, non era stata una "Procura deviata", ma un amico del capo della sicurezza di Berlusconi, incaricato di "bonificare" la residenza romana del Cavaliere. Mestamente archiviata la denuncia del leader forzista, che ipotizzava addirittura i reati di "spionaggio politico, violazione di domicilio, intercettazione abusiva, abuso d'ufficio e attentato ai diritti costituzionali del capo dell'opposizione".
L'AZIENDA
CHE HA
RESISTITO
ALLA
'NDRANGHETA,
DENUNCIANDO,
COSTRETTA
ALLA
CHIUSURA
PER LE
OMISSIONI
DEL COMUNE
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CHE QUALCUNO
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"TIRRENO POWER ED
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nel disastro doloso
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SIAMO DI NUOVO
OPERATIVI ONLINE
(IN ESILIO DIGITALE)
Dal 29 dicembre si è
lavorato sodo per
salvare i dati e portare il
sito in sicurezza all'estero.
Abbiamo cercato, già che
si doveva operare sul sito,
di rinnovarlo e migliorarlo.
Ci sono ancora alcune cose
da sistemare e lo faremo
nei prossimi giorni.
Ma intanto si riparte!
Andiamo avanti.
f.to i banditi
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"PEDOFILIA
E OMERTA'
Savona,
chi sapeva ed
ed taciuto su don
Nello Giraudo?"
con documenti
dell'inchiesta su
don Nello Giraudo
e documenti interni
della Chiesa
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