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La mappatura della Liguria
con le famiglie di 'Ndrangheta
e le radici di Cosa Nostra.
VAI ALLA MAPPATURA
Quella realtà di Diano Marina
che vorrebbe oscurare i fatti,
oscurando noi. Tutta la storia.
VAI ALLO SPECIALE
Le cementificazioni hanno un
prezzo come la mancata messa
in sicurezza del territorio
VAI ALLO SPECIALE
La messa in sicurezza latita,
la bonifica è lontana e qualcuno
vuole anche riaprire la Discarica.
VAI ALLO SPECIALE
NO ALLA LEGGE BAVAGLIO!
Presidente Della Repubblica Italiana
Raccogliamo firme per contrastare il DDL del Ministro Della Giustizia Italiana Clemente Mastella, che sta per passare al Senato.
Cosiddetto DECRETO BAVAGLIO, che tenta appunto di imbavagliare i giornalisti Italiani.
Questo il sunto del decreto:
Il Ddl dice:
"è vietata la pubblicazione,anche parziale o per riassunto,degli atti di indagine contenuti nel fascicolo del pubblico ministero o delle investigazioni difensive,anche se non più coperti dal segreto,fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare" vi ricordo che gli atti non sono più segreti dal momento in cui diventano conoscibili dall'indagato o dal difensore
"è vietata la pubblicazione,anche parziale,per riassunto o nel contenuto,della documentazione,degli atti relativi a conversazioni,anche telefoniche,o a flussi di comunicazioni informatiche o telematiche ovvero ai dati riguardanti il traffico telefonico o telematico,anche se non più coperti da segreto,fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino alla conclusione dell'udienza preliminare"
"è vietata la pubblicazione,anche parziale,per riassunto o nel contenuto,delle richieste e delle ordinanze emesse in materie di misure cautelari.Di tali atti e tuttavia consentita la pubblicazione nel contenuto dopo che la persona sottoposta ad indagini ovvero il suo difensore abbiano avuto conoscenza dell'ordinanza in materia di misure cautelari" cioè si può ancora dire che uno è sottoposto a misure cautelari,ma le intercettazioni restano segrete fino alla fine dell'udienza preliminare
"se si procede al dibattimento,non è consentita la pubblicazione ,anche parziale,degli atti del fascicolo del pubblico ministero,se non dopo la pronuncia della sentenza in grado di appello.è sempre consentita la pubblicazione degli atti utilizzati per le contestazione o dei quali sia sitata data lettura in pubblica udienza"
Gli atti non coperti da segreto che non siano contenuti nei commi precedenti possono essere pubblicati.
QUINDI: le intercettazioni di qualunque tipo restano segrete fino alla fine delle indagini o dell'udienza preliminare,i fascicoli del pm fino alla fine del processo di appello.Si può ancora dire che qualcuno è indagato o è stato arrestato ma non si possono riprodurre le parti che riguardano intercettazioni.Le notizie sono vere o non sono segrete,ma non si possono pubblicare.
Le intercettazioni che,anche se magari potrebbero essere interessanti per il pubblico,non vengono acquisite agli atti del processo perchè penalmente irrilevanti,sono sempre coperte da segreto ,ugualmente tutti i documenti contenenti dati acquisiti illecitamente sono sempre coperti da segreto.
Se vengono acquisiti nel processo,sono anch'essi coperti dal segreto fino alla fine delle indagini preliminari.
Veniamo ora alle sanzioni:
"chiunque rivela indebitamente notizie inerenti ad atti del procedimento penale coperti da segreto(cioè tutti i casi che abbiamo visto prima)dei quali è venuto a conoscenza in ragione del proprio ufficio o servizio svolti in un procedimento penale,o ne agevola in qualsiasi modo la conoscenza,è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni."
"Salvo che il fatto costituisca più grave reato,chiunque rivela,mediante qualsiasi mezzo di informazione al pubblico,in tutto o in parte,il contenuto di documenti redatti attraverso la raccolta illecita di informazioni èpunito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni."
La multa per i giornalisti che pubblicano gli atti coperti da segreto passa da"51 a 258 euro" a "da 10.000 a 100.000 euro"!!! e si prevede una detenzione fino a 30 giorni.
ABBIAMO BISOGNO DELLE VOSTRE ADESIONI PER OTTENERE CREDIBILITA'!!!!
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DemocraziaLegalita.it - Casa della Legalità e della Cultura Onlus
APPELLO URGENTE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Vicenda De Magistris: un Golpe Bianco
Intervenga Napolitano
La nota vicenda: un pubblico ministero, il sostituto procuratore di Catanzaro Luigi DeMagistris, indaga - tra gli altri - sul Presidente del Consiglio, Romano Prodi, e sul Ministro della Giustizia, Clemente Mastella in u n filone dell’inchiesta denominata "Why not".
Il Guardasigilli Mastella reagisce mandando degli ispettori ministeriali "contro" De Magistris e chiedendo al Consiglio Superiore della Magistratura di prendere provvedimenti nei confronti del magistrato.
Il CSM rimanda a dicembre la decisione.
Sabato 19 ottobre viene resa pubblica l’iscrizione al registro degli indagati di Mastella e il risultato è che tempestivamente, troppo tempestivamente, con una tempestività che grida vendetta, il capo della Procura Generale di Catanzaro, diretto superiore di De Magistris, avochi a sé l'inchiesta in questione.
De Magistris a questo punto rileva la "fine dello stato di diritto" in Italia dal momento che l'indipendenza della magistratura dalla politica viene schiacciata in questomodo.
Questa la vicenda, che, apparentemente non ha bisogno di commenti, essendo, purtroppo, chiarissima la situazione.
Ma la storia comincia adesso.
Ovvia la nostra solidarietà a De Magistris, che qui ribadiamo alla luce anche delle sue dichiarazioni odierne “la magistratura non può più indagare in alcune direzioni. Questo è evidente. Poi è anche la conferma di come una parte del potere giudiziario sta dentro il sistema. Una parte della magistratura è funzionale a certi sistemi oggetto di investigazioni”, solidarietà per un Magistrato che da parecchio tempo viene preso di mira da molteplici pezzi della politica bipartisan, maggioranza e opposizione insieme, e addirittura come si è visto dal Governo.
Ma vogliamo anche fare due urgenti considerazioni:
La prima: stiamo assistendo ad un "golpe bianco",a un attacco formidabile alla democrazia mai registrato prima in epoca repubblicana (neppure ai tempi di Berlusconi…) fondata sulla divisione dei poteri e qui calpestata orribilmente.
La seconda: garante di tutto ciò dovrebbe essere il presidente della Repubblica, Napolitano, nella sua veste di Presidente del Consiglio
Superiore della Magistratura, il quale, nello scorso luglio, si ricordò in modo assai discutibile di questo suo ruolo e intervenne, pur senza nominarla, contro la richiesta della gip Clementina Forleo nella vicenda delle scalate bancarie che riguardavano D'Alema, Fassino e altri quattro parlamentari.
Se adesso non prendesse posizione a difesa di De Magistris e sopratutto dell'indipendenza violata della magistratura, si potrebbe pensare che che il "golpe bianco" ai danni della democrazia italiana è stato purtroppo completato, tra il silenzio generale anche di coloro che sono chiamati , per ruolo istituzionale, a garantire la costituzione Italiana nei suoi principi fondativi . Ricordiamo che l’ Art. 104 della Costituzione italiana recita: La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere. Il Consiglio superiore della magistratura è presieduto dal Presidente della Repubblica.
TUTTE LE ADESIONI
SARANNO PUBBLICATE ON LINE SU www.democrazialegalita.it
ED INVIATE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
La Casa della Legalità e della Cultura ha aderito pienamente all'appello ed invita tutti i cittadini e le associazioni ad aderire per evitare che i responsabili del rapimento (finalizzato alla prigionia e tortura) di Abu Omar possano farla franca. Grazie.
APPELLO AL PARLAMENTO EUROPEO
Contro la "Filosofia della guerra al terrore", difendiamo lo Stato di Diritto
Per sottoscrivere l'appello inviare una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Premesso che la comunità internazionale ed i singoli Stati hanno il diritto ed il dovere di difendersi da attacchi terroristici, utilizzando efficaci sistemi di prevenzione e di punizione dei colpevoli riconosciuti tali dalle competenti Corti di giustizia, riteniamo assolutamente intollerabile il ricorso alla cosiddetta “filosofia della guerra al terrore”. Questa, teorizzando la supremazia della sicurezza sulle libertà, ha condotto ad atti politici unilaterali in contrasto con i principi del diritto bellico e del diritto umanitario e hanno determinato modificazioni delle regole delle procedure giudiziarie, considerandole solo un fastidioso ostacolo al raggiungimento dei propri obiettivi.
In questo scenario si collocano prassi totalmente illegali come le cosiddette rendition, ossia i rapimenti dei sospetti terroristi al di fuori di procedure legali: trasferimento attraverso voli “coperti” in prigioni segrete in cui non è possibile alcuna verifica delle condizioni di detenzione, tortura e trattamenti disumani e degradanti.
Ci rivolgiamo alla Commissione e al Parlamento Europeo affinché sollecitino i Governi al rispetto delle risoluzioni del Consiglio d’Europa (2006) e del Parlamento Europeo (14.2.2007) che condannano queste modalità illecite di lotta al terrorismo, obbligando i Governi a fare piena luce su queste scomode verità. Tutto ciò deve essere fatto anche in nome degli impegni sottoscritti al momento della firma della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (Roma, 4.11.1950) e della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti (New York, 10.12.84).
In vari Paesi europei come Italia, Germania, Svizzera, Spagna, Portogallo etc., sono in corso inchieste giudiziarie che, in alcuni casi (come quelle condotte dalle Procure di Milano e di Monaco per i sequestri, rispettivamente, dell’egiziano Nasr Osama Mustafa Hassan detto Abu Omar, avvenuto in Milano il 17.2.03 e di Khaled El Masri, avvenuto il 31.12.03, ai confini tra la Serbia e la Macedonia ), hanno portato alla identificazione di agenti della C.I.A come responsabili di tali sequestri.
Purtroppo in alcuni Paesi, come ad esempio l’Italia, si sta cercando, con ogni mezzo, di bloccare il corso della giustizia adducendo considerazioni di sicurezza nazionale. Tutto ciò sta avvenendo nonostante la deplorazione del Parlamento Europeo ed il suo esplicito invito ad esaminare rapidamente la richiesta di estradizione dei 26 cittadini americani predisposta dalla Procura di Milano.
A tutt’oggi il Governo italiano non ha ancora preso alcuna decisione in merito e, anzi, sta cercando di impedire la celebrazione del processo milanese, accusando i giudici, dinanzi alla Corte Costituzionale, di violazione del segreto di Stato.
Tutto ciò rischia di annullare l’inizio del processo previsto per il prossimo 8 giugno che vede imputati ventisei cittadini americani imputati del sequestro illegale di Abu Omar e sei italiani appartenenti ad un servizio segreto nazionale accusati di corresponsabilità.
Coloro che sottoscrivono questo appello ritengono, invece, che, pur nel rispetto delle prerogative nazionali dei singoli Governi europei, sia assoluto dovere del Governo Italiano, così come di tutti i Governi europei coinvolti in casi analoghi, compiere ogni passo idoneo per agevolare – anziché ostacolare – la ricerca della verità attraverso procedure giudiziarie pubbliche, immediate ed efficaci.
Chiediamo al Parlamento Europeo di sollecitare il Governo Italiano a inoltrare le richieste di estradizione dei responsabili dei sequestri e di evitare ogni ricorso al segreto di Stato, che è incompatibile con la tutela dei Diritti Umani.
L’unica speranza per sconfiggere il terrorismo è attraverso l’osservanza delle regole delle nostre Democrazie.
Siamo, infatti, fermamente convinti che il contrasto e la definitiva sconfitta del terrorismo internazionale saranno possibili solo se, in qualsiasi parte del mondo, sarà rispettato lo Stato di Diritto e saranno altresì rispettati i diritti dei singoli, anche di coloro che sono sospettati di attività terroristiche e ai quali devono essere comunque garantiti dei giusti processi.
Chiediamo inoltre al Parlamento Europeo che si faccia garante del rispetto dei Diritti Umani chiedendo con forza ai singoli Governi nazionali di conformare le loro azioni ai principi irrinunciabili di Civiltà e Democrazia.
Adolfo Perez Esquivel, Premio Nobel della Pace
Hanno già sottoscritto l’appello:
Mairead Corrigan Maguire, Premio Nobel della Pace
Betty Williams, Premio Nobel della Pace
Dario Fo, Premio Nobel della Letteratura
Noam Chomsky, linguista
Samuel Ruiz Garcia, Vescovo Emerito di San Cristobal de las Casas, Chapas, Messico
Antonio Cassese, Prof. Diritto Internazionale, Università di Firenze
Gianni Minà, scrittore, giornalista
Enrico Calamai, ex console in Argentina, scrittore
Michele Serra, scrittore, giornalista
Gherardo Colombo, Magistrato
Domenico Gallo, Magistrato
Baltasar Garzon, Magistrato, Juez Audiencia Nacional de España
Don Luigi Ciotti, Presidente Gruppo Abele
Luis Sepulveda, scrittore
Ernesto Cardenal, scrittore
Raniero La Valle , intellettuale, giornalista
Gianni Vattimo, filosofo
Eduardo Galeano, scrittore
Lidia Ravera, scrittrice
Gino Strada, Presidente di Emergency
Giuliano Turone, Magistrato
Tullio De Mauro, Università La Sapienza
Luca Zingaretti, attore
Elena Paciotti, Presidente Fondazione Basso
Padre Alex Zanotelli
Franca Rame, attrice
Ettore Scola, regista
Julio Lancellotti, Vescovo Vicario di San Paolo del Brasile
Emilio Dolcini, Prof. Ordinario di Diritto Penale, Università di Milano
Carlo Bernardini, Dipartimento di Fisica, Università La Sapienza
Roberto Fineschi, Prof.Emerito di Fisica, Università di Parma
Giuliano Colombetti, Research Director, Istituto di Biofisica CNR, Pisa
Prof. Franca Bigi, Università degli Studi di Parma
Prof. Silvia Bozzelli, Facoltà di Giurisprudenza, Università di Milano Bicocca
Arcadi Olivares Boadella, escritor,y catedràtico de la Universitat per la Pau,
UNIPAU, Sant Cugat del Vallès, de Barcelona
Pietro Faglioni, già Prof. Ordinario di Neurologia, Università di Modena e Reggio Emilia
Daniele Archibugi, Italian National Research Council
Pier Luigi Susani, Past President Medici Senza Frontiere Italia
Francesco Lenci, Dirigente ricerca, Istituto Biofisica CNR, Pisa
Beverly Fisher, Bjt Associates, Consigliera World Center of Compassion for Chieldren (USA)
Francesco Maselli, regista
Gianni Ferrara, Professore Emerito di Diritto Costituzionale, Università La Sapienza
Eligio Resta, Prof. Filosofia del Diritto,Università Roma 3
Antonio Alberto Semi, Membro Ordinario della Società Psicoanalitica italiana
Giorgio Arlorio, sceneggiatore
Ferdinando Cordova, Prof.Ordinario Storia Contemporanea, Università di Roma La Sapienza
Claus Miller, pittore, artista per la pace
Riccardo Antonini, Consorzio Roma Ricerche
Cristiano Grandi, Coordinator Action&Passion for peace
Andrea Molino, compositore
Mariagrazia Capitanio, psicanalista
Patrizio Campanile, psicanalista, Direttore della SPI
Marco Cappato, parlamentare europeo
Nessuno Tocchi Caino
Federico Mayor Zaragoza, Presidente Fundación Cultura de Paz, Madrid
Marco Travaglio, scrittore, giornalista
19 aprile 2007
FACCIAMO SCORTA AI NOSTRI GIUDICI
La Casa della Legalità ha aderito all'iniziativa dei cittadini e di Libera Basilicata che si stanno mobilitando per difendere quei magistrati che fanno il proprio dovere secondo il principio per cui tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Aderite anche voi, grazie.
“Giudici, politici, banche, megavillaggi turistici e sanità. Sono i protagonisti dell’inchiesta della procura di Catanzaro che sta facendo tremare la Basilicata ”. Corriere della Sera Noi cittadini liberi rivendichiamo il diritto alla giustizia e alla verità. Consideriamo un bene prezioso per la democrazia l’impegno di tutti i Magistrati che mostrano con i fatti di seguire l’ideale del proprio dovere istituzionale e morale. Pertanto, in questo particolare frangente, esprimiamo il nostro sostegno all’onesto e coraggioso pm Luigi De Magistris attaccato dai soliti noti, in difficoltà presso una parte del Csm e addirittura esautorato della sua inchiesta più delicata da parte del suo procuratore capo.* Facciamo appello alla società civile, alle istituzioni, all’informazione, affinché si uniscano a noi nella difesa della legalità. In tutta Italia, facciamo la scorta ai nostri giudici e intraprendiamo percorsi di giustizia, contro le mafie e contro l’indifferenza. * L’inchiesta, denominata “Poseidone”, riguarda la regione Calabria ed è relativa ad un ammanco di 200 milioni di euro nei fondi destinati al comparto della depurazione e coinvolge diversi politici locali e nazionali. | In questo particolare frangente della storia della Basilicata NOI CITTADINI LUCANIrivendichiamo il diritto alla giustizia e alla verità e pretendiamo che si faccia chiarezza. Esprimiamo pertanto stima e solidarietà senza riserve nei confronti di quanti si stanno impegnando nella lotta al crimine in tutte le sue forme ed estensioni ed in particolare approviamo e sosteniamo il lavoro dei Magistrati Dott. Alberto IANNUZZI, opponendoci con sdegno e con forza ad ogni gratuito attacco teso a delegittimare, con parole o con fatti, la loro azione. Noi Cittadini, volendo continuare ad alimentare le speranze di progresso, libertà e democrazia per questa nostra terra, riponiamo piena fiducia nell’operato della magistratura e nell’impegno di questi Magistrati che incondizionatamente e con equilibrio seguono l’ideale del proprio dovere istituzionale e morale. |
La Casa della Legalità e della Cultura aderisce pienamente all'appello ed invita a firmare
SME-APPELLO DI LIBERA
VOGLIAMO DIVENTARE UN PAESE NORMALE
La cronaca e la storia di questo paese, negli ultimi dieci anni, sono state scandite dalle vicende dei processi a carico di persone accusate di avere corrotto alti giudici romani per ottenere illeciti favori in vicende giudiziarie di grande importanza, sia dal punto di vista economico che degli assetti di potere in delicati settori della vita economica del paese.
In un paese normale ci sarebbe stata l´ esigenza di avere una giusta e rapida decisione su accuse tanto gravi a carico di persone che nel frattempo avevano assunto alte responsabilità istituzionali, fino a ricoprire, la carica di primo ministro durante lo svolgimento del processo nei suoi confronti.
Nel nostro paese, durante la celebrazione di questi processi, sono state emanate leggi, proposte e votate anche dagli avvocati degli imputati, che hanno avuto l´effetto di ostacolare un rapido e garantito accertamento della fondatezza delle accuse.
Alcune di questi processi si sono comunque conclusi, come quello relativo alla vicenda «IMI Sir», con il definitivo accertamento della colpevolezza di Cesare Previti e di magistrati romani.
Altri processi si sono conclusi con sentenze che dichiaravano l´estinzione dei reati dopo averne accertato la effettiva sussistenza.
In un paese normale le persone coinvolte in queste vicende sarebbero state emarginate dalla vita pubblica.
Nel nostro paese ad essere attaccati in modo inaccettabile sono stati invece i magistrati che hanno istruito questi processi e giudicato gli imputati.
In un paese normale i pubblici ministeri Ilda Boccassini e Gherardo Colombo sarebbero considerati dei magistrati esemplari ai quali la Repubblica deve rispetto e gratitudine.
Nel nostro paese Ilda Boccassini e Gherardo Colombo hanno subito una vergognosa azione disciplinare per la grottesca accusa di avere intenzionalmente nascosto le cosiddette «prove della innocenza» degli imputati.
Recentemente la corte di cassazione ha annullato le sentenze di condanna che, sia in primo che in secondo grado, avevano accertato la colpevolezza di Cesare Previti e di altri imputati del processo «SME».
Tutti i gradi del giudizio di merito erano stati esauriti a prezzo di enormi difficoltà, dato che era evidente l´intenzione di alcuni imputati di sottrarsi al giudizio, cercando di frapporre ogni genere di ostacoli alla celebrazione del processo.
La decisione della cassazione non era scontata: altri giudici, e la stessa corte di cassazione, avevano riconosciuto la competenza dei giudici di Milano.
Conosciamo, invece, gli effetti di questa sentenza: i reati si prescriveranno nel giro di qualche mese. Sarà impossibile avere un definitivo accertamento della verità.
In un paese normale sarebbe questo il problema.
Nel nostro paese questa decisione é motivo di nuovi attacchi ai pubblici ministeri , ai numerosi giudici che si sono occupati del caso e dunque a tutta la Procura di Milano.
VOGLIAMO DIVENTARE UN PAESE NORMALE
Esprimiamo solidarietà a tutta la magistratura di Milano che in questi anni ha fatto il proprio dovere con serenità e fermezza.
LETTERA APERTA-APPELLO "si muova il CSM e la PNA"
della Casa della Legalità e DemocraziaLegalità
In Calabria è il terremoto, ma si continua a farlo passare per un fenomeno sparuto e locale, dunque poco grave, quasi occasionale.
La stampa che costituzionalmente dovrebbe esercitare il “diritto dovere” all'informazione in modo critico, attento e imparziale, nella maggioranza dei casi, sceglie il silenzio, lasciando soli o in casi estremi screditando quanti invece non rinunciano alla loro funzione fondamentale.
Così coloro che decidono di occuparsi dei fatti liberamente e senza auto-censure, vengono spesso accusati, dagli stessi colleghi oltre che dalla politica, di essere “partigiani”, di rovinare l’immagine del Paese o di quella specifica terra, quando non addirittura additati quali “responsabili” dello screditamento delle Istituzioni.
La stessa sorte, le stesse accuse, che sono mosse dai “neonati” movimenti antimafia, tanto caldeggiati quanto strumentalizzati, che non parlano e non agiscono nel concreto, verso i movimenti ed l’azione antimafia “storica”, di persone e realtà, ben radicate e indipendenti.
Questa nostra riflessione è ovviamente supportata da fatti e esperienza ,Vediamo i fatti, ragioniamo e tiriamo le somme, o almeno proviamoci.
Il legame mafia-politica-istituzioni-affari è devastante in questa “terra prediletta” di Calabria.
- A Vibo Valentia, uomini della Giustizia non solo indagati, ma arrestati per legami con la ‘Ndrangheta. Il Presidente del Tribunale, ex giudici della Dda, avvocati, imprenditori e politici. E’ un FATTO inquietante.
- 22 consiglieri regionali su 50 indagati. Finanziamenti in sostegno delle imprese “gestiti” per o con la mafia, per o con clientele e lobby, come evidenziano le indagini che coinvolgono anche diversi Sindaci o quelle a carico del capogruppo DS in Regione. Le oligarchie che si muovono, sempre a priori, per affermare l’innocenza, fuori dal processo e sfruttando (secondo le intercettazioni pubblicate dall’Espresso) legami tra malaffare, politica, pezzi di Procure.
- Una Sanità (pubblica e privata convenzionata) infestata dalle ‘ndrine, che sottrae il denaro pubblico a danno dei cittadini. Non solo lo scandalo della Asl di Locri, ma anche a Catanzaro iniziano a venire a galla fatti, che vanno a coinvolgere – direttamente- vertici istituzionali.
- Imprese che ottengono prestiti impensabili per qualunque “mortale” da Banche e Istituti di Credito per iniziative che, per usare i termini di Beppe Grillo, sono talmente “creative” che non hanno ne capo ne coda. (proviamo a chiedere un mutuo per una ditta di produzione d’infradito da vendere agli esquimesi, non v’è dubbio che avremmo la coda di direttori di banche e finanziarie con offerte da capogiro!).
La ‘Ndrangheta rappresenta la sua maggior forza intimidatrice e di condizionamento, negando sviluppo e piegando a proprio vantaggio ogni sorta (o quasi) di iniziativa produttiva, classificandosi come la più potente “fabbrica di profitto” del Paese, col “piccolo particolare” di dover ripulire questo denaro. E in Calabria sorgono come funghi, l’una accanto all’altra, decine e decine di banche . Che strano: dove non c’è ricchezza e sviluppo, ci sono le Banche!? Insieme a queste, nel medesimo territorio “avvelenato” nascono, come gramigna, supermercati, centri commerciali e megastore…tante cattedrali nel deserto quanti ladroni nel tempio, verrebbe da dire.
- Indagini e mandati di arresto bloccati perché manca il personale nelle caserme e nei palazzi di Giustizia, come i 1.000 arresti di uomini della ‘Ndrangheta in “stand bye” denunciati dalla Procura Nazionale Antimafia. Mentre è confermato il dato che individua l’organizzazione mafiosa calabrese quale la più forte delle mafie, con diramazioni e infiltrazioni su scala nazionale e internazionale (e nel nord la Liguria è altra “terra prediletta”).
- L’indispensabile, insostituibile strumento di penetrazione e scardinamento delle organizzazioni mafiose, quello dei collaboratori di giustizia, volgarmente detti pentiti, viene progressivamente – a partire dalla riforma del 2001 – disincentivato. Se si scrive che i “pentiti” guadagnano da questa scelta significa che non si conosce, anche se possono esistere eccezioni, la via crucis del percorso per diventare, essere e restare collaboratore di giustizia. Le campagne denigratorie hanno permesso l’irrigidimento di questo strumento, evitando che arrivassero nuovi contributi, per individuare e colpire gli intrecci con il potere. Finchè va in galera la manovalanza tutto va bene, ma non ci si deve permettere di raggiungere i colletti bianchi e i riferimenti nelle alte sfere, è il messaggio univoco del Potere. Non cambia il discorso per i Testimoni di Giustizia, un’altra corsa ad ostacoli attende anche loro. E poi ci si riempie la bocca in tutte le occasioni per ricordare e onorare l’insegnamento del Pool di Caponnetto, con i suoi “figli” Giovanni e Paolo, o l’origine stessa dello strumento della collaborazione di Giustizia, partita nella lotta al terrorismo con Gian Carlo Caselli. Ma per fortuna anche per la ‘Ndrangheta ci sono collaboratori e testimoni.
- Decine e decine di delitti, morti ammazzati e parenti sopravissuti, che per anni e anni attendono giustizia e verità (ancora ora). Costretti a subire anche lo sbeffeggio di ipocrisie meschine di uomini di Governo che si mostrano solidali, promettono sostegno, ma poi, ad esempio, alle vittime di lupara bianca, mogli e figli, viene offerto niente meno che un “fido a tasso agevolato”. O che, anche questo accade, vengono richiamati dai Prefetti perché: “i livelli alti non gradiscono” che si parli e si denuncino certe cose. Mentre Prefetti validi e certamente integerrimi, come la Dottoressa Basilone (anche Presidente della Commissione d’Accesso alla ASL di Locri), vengono premiati e quindi trasferiti nella Capitale (medesima “promozione” toccata anche al capo dello Sco che ha catturato Bernardo Provenzano).
- Un delitto “eccellente”, quello di Franco Fortugno, su cui chi conosceva bene il contesto in cui è maturato l’omicidio, ha taciuto e tace, urlando a “lettere e denunce” della vittima contro le attività mafiose che alla DDA non risultano, però, mai presentate e tanto meno pervenute. Un omicidio su cui si è scritto molto, ma che per il suo carattere “prettamente politico” si è detto poco, facendo cadere nel vuoto la chiara ed inequivocabile affermazione del Procuratore Nazionale Antimafia, Piero Grasso, fatta il 16 ottobre 2006 proprio a Locri.
Un Responsabile del Personale della Asl di Locri, in quanto ex vice direttore sanitario, ora parlamentare della Repubblica (probabile alta carica della futura Commissione Antimafia – quella aperta anche ai condannati per mafia) che negava e nega che la ‘Ndrangheta avesse voluto o avesse infiltrazioni e potere di controllo nella Asl di Locri e che definiva gli omicidi di pazienti, personale e medici dentro la A:S. come “episodi sgradevoli”, come cose che possono capitare ovunque. Come nemmeno ha spiegato delle 35 telefonate, intercettate e trascritte dalla Procura di Milano (e trasferite per competenza a Reggio) con gli esponenti della cosca Morabito-Bruzzaniti-Palamara.
- Chi, come noi, ha pubblicato la Relazione amministrativa sulla Asl di Locri, redatta dalla Commissione d’Accesso del Ministero degli Interni, che evidenzia il livello di infiltrazione pressoché totale della ‘Ndrangheta nella Azienda Sanitaria, è indagato dalla procura di Reggio Calabria con parti di siti sequestrate (Casa della Legalità e Repubblica), siti completamente sequestrati e bloccati (Democrazia e Legalità di Elio Veltri), chi si vede la redazione oggetto di pesanti e ripetute perquisizioni e sequestri (come Calabra Ora, già nella primavera scorsa quando tentò di pubblicarla) ed i nuovi sequestri (Sole 24 ore - Radio 24, il Portale libero.it, sito dei Comunisti Italiani della Calabria, sito badolato.info).
Secondo il pm Giuseppe Lombardo, la pubblicazione della Relazione è violazione del Segreto d’Ufficio. Per il Vice Ministro degli Interni è una Relazione da leggere e studiare in tutte le Scuole. Per la DDA non è secretata, in quanto non fa parte di un procedimento coperto da segreto istruttorio. E’ pubblica perché il procedimento amministrativo di cui faceva parte si è concluso con il Commissariamento della ASL da parte del precedente Governo. E gli atti amministrativi, in Italia, sono pubblici!
- In ultimo (forse) il sequestro del Dossier sulla Asl di Locri redatto dalla “Casa della Legalità – Osservatorio sulle Mafie” Onlus, sempre nel medesimo procedimento, tacciando questo come “aggiramento del sequestro ed oscuramento” quando è (era) on line dal 27 ottobre ed il sequestro-oscuramento della Relazione è avvenuto il 3 novembre. Inoltre chi mai può porre il Segreto di Stato ad uno studio fatto da un associazione libera? Sarà forse perché nel Dossier non vi erano altro che informazioni pubbliche che possono far emergere altre infiltrazioni della ‘ndrangheta negli affari con altri Enti pubblici, ben oltre la Asl di Locri? Lo si dica e si alzi bandiera bianca nella lotta alle mafie!
- Una Procura, quella di Reggio Calabria, in cui, quindi, secondo l’unica parte notificataci (come “seguito”) del procedimento penale (sconosciuto), a firma del pm Lombardo, esisterebbe di fatto un pezzo di Procura (estraneo alla DDA) che indagherebbe sulla mafia cioè sul contenuto della Relazione. Ma per legge, l’indagine in materia di mafie è esclusiva competenza della DDA. Ed allora cosa è accaduto? Un semplice errore, ma con conseguenze gravi (sequestri, perquisizioni, iscrizione nel registro degli indagati, irregolarità palesi nella procedura), o altro?
- Procure che negli anni passati, come nel caso della progressiva infiltrazione nella ASL 9, non si accorgevano di nulla e tutto veniva archiviato, come quella di Locri (anche quando il Procuratore capo era Rocco Lombardo, padre del pm Giuseppe di Reggio). Parentele che pesano, in questa “terra prediletta”, e/o che possono pesare, quantomeno perché sollevano un legittimo sospetto, come nel caso dell’Arch. Galletta dirigente della Asl di Locri indicato dalla Commissione d’Accesso, che è fratello di quel giudice che ordinò la prima perquisizione con sequestro a Calabria Ora, per la Relazione Asl di Locri.
I magistrati che lavorano seriamente nelle Procure e nelle Distrettuali antimafia, come i reparti investigativi, non possono continuare ad operare in un contesto così, dove manca serenità e trasparenza. Non è quindi, solo, un esigenza di dare (e non togliere, come avviene) uomini, mezzi e fondi, ma di ristabilire quelle condizioni (e clima) ambientali nelle Procure e negli Uffici, che garantiscano la possibilità di indagine e azione penale da parte dei magistrati.
Ristabilire queste condizioni, significa anche contribuire a promuovere negli individui la fiducia nello Stato: il non abbattersi a credere che “non cambierà mai nulla”. Ridare (o forse dare) al cittadino la concreta prova di quell’affidabilità che non intravede più nelle Istituzioni.
Abbiamo sempre, immutata, fiducia nell’autonomia e indipendenza della Magistratura. In uno Stato di diritto, è proprio nella separazione dei poteri che trae garanzia il cittadino. Ma la separazione dei poteri deve essere, con l’indipendenza e autonomia, assoluta e non solo formale, generale. Il ruolo del Consiglio Superiore della Magistratura, è quello di tutelare, come ha fatto, questi principi, ed è anche quello di intervenire, quale sede di autogoverno, per verificare ed eliminare quelle storture che in alcuni casi si possono (come è successo e succede) riscontrare. E’ necessario farlo, prima, opportunamente, per evitare ,che come al solito, chi vuole assoggettare il potere giudiziario a quello esecutivo, strumentalizzi e usi quelle storture a proprio favore, partendo dallo screditare la funzione della Magistratura.
Chiediamo, quindi, con forza al CSM di fare chiarezza e se serve pulizia nelle Procure, ed al Procuratore Nazionale Antimafia di essere pienamente partecipe a questa azione.
Non è solo un area geografica ad essere interessata, da questa follia, è tutta l’Italia che ne è colpita, le vittime sono tutti i cittadini italiani, si può operare criminalmente anche senza sparare un colpo, influenzando i mercati, ottenendo appalti, gestendo la vita delle persone su tutti i fronti. Il teatrino che si sta dimostrando la nostra politica è sotto gli occhi di tutti, le riforme che non arrivano, le leggi vergogna che troneggiano, e i talk show zeppi dei “nostri” dipendenti nazionali (eletti- o meglio auto-eletti dalle oligarchie di partito) che recitano assurde parti, imparate a memoria, e che non soddisfano nessuno di noi .
Casa della Legalità – Onlus ( www.genovaweb.org )
Abbondanza Christian, Castiglion Simonetta
Democrazia e Legalità ( www.democrazialegalita.it )
Anguillesi Roberta
dal sito di AntimafiaDuemila e del sito dell’Associazione Rita Atria
L’APPELLO DELL’ASSOCIAZIONE ANTIMAFIA RITA ATRIA
L'assassino di Graziella Campagna lascerà il carcere per decorrenza dei termini di custodia cautelare.
Graziella Campagna a soli 17 anni vittima di mafia. Ci sono voluti 18 anni per consegnarle almeno i suoi assassini. Ci sono voluti 2 anni per distruggere le fatiche di una famiglia, quelle della società civile, quelle di un avvocato che oggi non può che gridare la sua sofferenza come uomo e come professionista.
Chiediamo con forza che il Ministro di grazia e giustizia dimostri che questo stato ha ancora un po' di dignità. Chiediamo gli ispettori alla procura di Messina.
Associazione Rita Atria
La Casa della Legalità naturalmente aderisce all'appello promosso da Antimafiaduemila ed invita ad aderire.
Appello a favore del sindaco di Gela Rosario Crocetta
Il tentativo di delegittimazione subito dal sindaco di Gela Rosario Crocetta mette in risalto il forte senso di irresponsabilità di una certa parte della politica che continua a sottovalutare la gravità del pericolo mafioso esponendo, con pretestuose motivazioni legate come spesso accade a pure esteriorità come il solito alibi del protagonismo, chi con fatti concreti ha dimostrato di non fare solo un’antimafia di facciata.
Ancora una volta una parte della sinistra, tradendo l’impegno e il sacrificio di molti, si dimostra lontana dall’impegno antimafia e da quella battaglia di civiltà che vede Crocetta in prima linea.
Ci appelliamo a tutta la società civile, al mondo politico e a quello della cultura, affinchè faccia sentire la propria voce, altrimenti rischiamo di rivedere le “lacrime di coccodrillo” versate da quegli stessi politici che l’hanno esposto a gravissimi rischi per la sua incolumità.
Al sindaco di Gela tutta la nostra solidarietà e l’impegno a continuare insieme uno stesso cammino.
La Redazione
Manda anche tu la tua adesione per rinnovare la fiducia e il sostegno a Rosario Crocetta, scrivi alla redazione di ANTIMAFIA Duemila Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. fax 0734/810526
Subito contro la guerra: via i militari dall'Iraq
La Casa della Legalità e della Cultura di Genova, di Locri e di Firenze, insieme al gruppo dei ragazzi di Locri della "Gurfata" aderisce all'appello e invita ad aderire, senza se e senza ma!
APPELLO
Subito contro la guerra: via i militari dall'Iraq Onorevoli deputate e deputati, onorevoli senatrici e senatori, questo appello, scritto nell'ora tragica in cui le vittime di guerra italiane dei due teatri di guerra Iraq e Afghanistan, tornavano in Italia per ricevere i funerali di stato, cade anche nel momento in cui il nuovo Parlamento della Repubblica ha appena iniziato í suoi lavori.
Vorremmo che fosse un nuovo inizio o meglio una svolta.
Una decisa svolta in politica estera con scelte coraggiose per una vera politica di disarmo, per attuare con scelte concrete l'articolo 11 della nostra Costituzione.
Poiché, secondo l'articolo 11, non è possibile usare la guerra come mezzo per risolvere le crisi internazionali, la prima scelta che si impone, che chiediamo al nuovo Parlamento, è quella di interrompere le missioni militari in teatri di guerra e ritirare le truppe italiane dall'Iraq e dall'Afghanistan.
L'unica verità della guerra sono le sue vittime.
Purtroppo in tanti ci accorgiamo di questa verità solo quando le vittime sono i soldati italiani e fatichiamo a realizzare questa stessa verità quando le vittime non le vediamo, sono «altre», anche se abbiamo saputo in modo indiretto che migliaia di persone sono state trucidate a Falluja, a Ramadi, torturate a Abu Ghraib, bombardate nei villaggi afghani o saltate in aria e mutilate dalle cluster bomb sia in Afghanistan che in Iraq.
Ma se è vero che l'unica verità della guerra sono le sue vittime, se è vero che in nome di questa verità migliaia di persone sono scese in piazza con la bandiera arcobaleno nel nostro paese, reclamando una politica di pace, allora vi chiediamo, facendo appello alla libertà di coscienza, e al rispetto dell'articolo 11 della nostra Costituzione, di porre fine alla presenza militare italiana in Iraq e in Afghanistan, decidendo di non rifinanziare queste missioni di guerra.
Le missioni di pace devono tendere alla pacificazione e alla ricostruzione, pertanto dovrebbero essere senza armi, a nostro parere, senza eserciti, fondate sulla cooperazione con gli altri popoli, sulla diplomazia, sul dialogo e la solidarietà. L'intero sistema di intervento va ripensato all'insegna di una nuova politica estera.
Ma per l'immediato, per salvare vite umane, per interrompere la spirale di morte, per operare una pressione internazionale che provochi la fine delle occupazioni militari, chiediamo che il Parlamento italiano dia un segnale forte di discontinuità, immediatamente e senza ambiguità.
II nostro saluto sia con le parole di Gandhi: «Non c'è una strada che porta alla pace, la pace è la strada».
Primi Firmatari:
Don Luigi Ciotti
Tonio Dell'Olio
Gino Strada
Alex Zanotelli
N. B
Tutte le persone e le associazioni che si sentono impegnate per la pace e la difesa dell'articolo 11 della Costituzione, per rendere visibile l'ampia unità del popolo della pace, possono aderire a questo appello scrivendo a:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Giulio Andreotti è mafioso (sino alla primavera del 1980)
In questo file sono contenute le motivazioni della Corte d'Appello, 489 sono le pagine.
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APPELLO NESSUN INCARICO ISTITUZIONALE A GIULIO ANDREOTTI (ed agli altri "impresentabili")
La maggioranza parlamentare uscita dalle elezioni del 9 e 10 aprile ha la responsabilità di garantire che le cariche istituzionali e di governo siano ricoperte da persone limpide ed oneste, competenti e libere da condizionamenti che non siano quelli portati nella trasparenza democratica dai cittadini che rappresentano, dalle Istituzioni locali e dal Parlamento.
In questo quadro chiediamo che l’Unione dichiari da subito che alla persona di Giulio Andreotti, riconosciuto colpevole di associazione mafiosa sino alla primavera del 1980 (reato prescritto ma dimostrato e confermato dal giudizio in Cassazione, con condanna al pagamento delle spese processuali), come agli altri eletti con pendenze e precedenti penali o prescrizioni giudiziarie, non venga assegnato alcun ruolo istituzionale o di governo.
Chiediamo quindi una chiara dichiarazione di Romano Prodi in tale senso, e l’impegno di tutti gli eletti nella sua coalizione a votare in conseguenza, respingendo da subito l’ipotesi dell’elezione di Giulio Andreotti alla Presidenza del Senato o di una Commissione parlamentare.
Promosso da:
“Casa della Legalità – Osservatorio sulle Mafie” – Christian Abbondanza, Simonetta Castiglion
“Democrazia e Legalità” – Elio Veltri
Per adesioni, individuali o collettive, associazioni, movimenti o comitati, inviare un e-mail
1.276 cittadini hanno aderito alle 22:30 del 28 aprile 2006
(alle 18 del 27.04.06 erano 1.059, già trasmesse a Romano Prodi ed ai gruppi-partiti dell'Unione):
L'ELENCO DELLE ADESIONI INDIVIADUALI E COLLETTIVE - formato .pdf - clicca qui
APPROFONDIMENTI & RASSEGNA - clicca qui
L'AZIENDA
CHE HA
RESISTITO
ALLA
'NDRANGHETA,
DENUNCIANDO,
COSTRETTA
ALLA
CHIUSURA
PER LE
OMISSIONI
DEL COMUNE
leggi e scarica
gratuitamente
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DOSSIER SU
"SARZANA.
Tra sinistra,
'ndrangheta,
speculazioni
(e l'omicidio
in famiglia)"
edizione aggiornata
al 15 MARZO 2015
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"SLOT & VLT
le inchieste,
la storia,
i nomi e cognomi"
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DOSSIER SU
"DIANO MARINA
LA COLONIA"
QUELLA STORIA
CHE QUALCUNO
VUOLE
NASCONDERE
RICOSTRUITA
ATTRAVERSO
ATTI E DOCUMENTI
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DOSSIER SU
"TIRRENO POWER ED
I SUOI COMPLICI"
nel disastro doloso
(ambientale e
sanitario)
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SIAMO DI NUOVO
OPERATIVI ONLINE
(IN ESILIO DIGITALE)
Dal 29 dicembre si è
lavorato sodo per
salvare i dati e portare il
sito in sicurezza all'estero.
Abbiamo cercato, già che
si doveva operare sul sito,
di rinnovarlo e migliorarlo.
Ci sono ancora alcune cose
da sistemare e lo faremo
nei prossimi giorni.
Ma intanto si riparte!
Andiamo avanti.
f.to i banditi
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DOSSIER SU
"PEDOFILIA
E OMERTA'
Savona,
chi sapeva ed
ed taciuto su don
Nello Giraudo?"
con documenti
dell'inchiesta su
don Nello Giraudo
e documenti interni
della Chiesa
- formato .pdf -
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