Nella Pavia del potente massone 'ndranghetista NERI Pino, dove il CHIRIACO Carlo Antonio aveva assunto la Direzione Sanitaria della ASL, dove i voti delle cosche definivano chi veniva promosso e bocciato nelle tornate elettorali (certamente dalle comunali alle regionali), non pare essere cambiamo molto. Arresti, processi e condanne non hanno intaccato minimamente quell'asse di potere che si fonda sul rapporto tra massoneria e 'ndrangheta. La “decenza” è la grande sconosciuta qui (come altrove). Avrebbe imposto alla politica di fare piazza pulita di quei soggetti le cui contiguità sono state poste alla luce del sole, dalle indagini e dai fatti, ma invece ha lasciato, ancora, il passo all'indecenza. Chi ricorda a Pavia, facendo nomi e cognomi, indicando i fatti, non è solo isolato, ma lo querelano e la Digos, su ordine del GIP fa scattare un sequestro preventivo dei volantini antimafia. Questa è Pavia che si avvicina alle elezioni comunali...
La 'ndrangheta vota ancora (anche) a Pavia. Gli unici che hanno avuto la necessaria determinazione nel denunciare questo inquinamento della vita pubblica, che condiziona il principale momento democratico (il voto popolare), sono stati gli esponenti della lista civica “INSIEME PER PAVIA”. Il PD tace, o meglio prende direttamente le distanze, con anche esponenti di "LIBERA", da questo fare i nomi che viene considerato come una "provocazione"... come se il problema, ancora una volta, sia l'indicare fatti e comportamenti, e non invece i fatti ed i comportamenti. Il M5S è silente. Il centrodestra sale sulle barricate e cerca oblio e silenzio con le querele...
Non è trascorso molto dall'arresto di FILIPPI Ettore (già vice-sindaco centrosinistra a Pavia e poi sostenitore della lista “RINNOVARE PAVIA” il cui candidato era CATTANEO Alessandro), per corruzione in merito a vicende urbanistiche con connesse minacce ed intimidazioni a chi osava denunciare [vedi qui l'Ordinanza di Custodia Cautelare]. Ed è trascorso solo un anno e mezzo dalle condanne in primo grado a 18 anni di carcere per NERI Pino nell'ambito del processo “INFINITO” e, per lo stesso procedimento, a 13 anni al CHIRIACO Carlo Antonio [leggi qui la Sentenza del Tribunale di Milano]. Sono ancora freschi nella memoria i giorni dell'arresto e della scoperta dell'acqua calda: a PAVIA c'è la 'ndrangheta... ma qualcuno vuole cancellare questa memoria recente, viva, di una realtà (ancora attuale) che non ci si può permettere di minimizzare o negare, perché “sorvolare” significa permettere che le metastasi si possano propagare ancora a danno di tutta la comunità.
Questo è il volantino della Lista civica “INSIEME PER PAVIA” che ha indicato dei fatti e che ha visto alzarsi gli scudi da un lato e la cappa di omertà dall'altro:
Bisognerebbe, come comunità, essere gradi a questa Lista Civica che ha ricordato fatti e nomi, mettendo in guardia tutti. Persino un esponente della Chiesa, Mons. Gianfranco Poma, ha recentemente sottolineato, sul settimanale “Il Ticino”, le necessità di affrontare con decisione e senza cedimenti la questione della 'Ndrangheta e del condizionamento che questa porta sulla città di Pavia. Alcuni passaggi dell'ampio articolo: “Occorrono persone umili, che trovino la loro forza solo nella rete di relazioni sincere, libere da promesse di poteri occulti, di antica o nuova generazione mafiosa, che offre sostegno solo per avvolgere poi con le sue branchie chi è chiamato a pensare al bene comune. Occorre… ma tutto è possibile con l’impegno di ciascuno di noi, quando non ci accontentiamo di aspettarci dagli altri, senza assumerci la responsabilità personale di scelte non delegabili, ciò a cui anche noi dobbiamo collaborare perché avvenga”, “Pavia ormai gode di tristi, intollerabili primati nazionali che non è possibile ignorare. I legami con la ’ndrangheta a Pavia, sono ormai noti a tutti. L’onestà di chi è chiamato ad amministrare Pavia deve iniziare dal coraggio di affrontare senza occultarli, o senza attribuirli ad altri, i problemi reali della città”. Allarme, quello rilanciato da Poma, che ha anche portato ad un appello a sostegno della intransigenza della lista "INSIEME PER PAVIA", intotolto: “Difendiamo Pavia dalla corruzione e da ogni infiltrazione mafiosa” (vedi qui).
Per il resto: silenzio generale. Anzi, sono arrivate – come abbiamo anticipato - le annunciazioni di querela contro la lista “INSIEME PER PAVIA”. Noi, per quello che possiamo fare, possiamo sottolineare la fondatezza di quanto denunciato in quel volantino, la necessità di non lasciare sola quella lista civica e perseguire quanto questa propone per un Comune che si dimostri impermeabile alle mafie ed alle pratiche criminali con cui questa si muove, a partire dalla corruzione.
Alessandro CATTANEO, candidato sindaco di Pavia del centrodestra, non è solo negazionista ma è quello che ha querelato Walter Veltri (candidato sindaco della lista civica “INSIEME PER PAVIA”) e Giovanni Giovannetti (altro esponente della lista civica “INSIEME PER PAVIA”). In quel territorio dove la Prefettura e la Questura si erano guardate bene dal procedere sul Comune di Pavia, nonostante quanto emergesse dall'inchiesta “INFINITO” della DDA di Milano (operazione congiunta con la DDA di Reggio Calabria c.d. “CRIMINE”), evitando accuratamente di chiedere lo scioglimento del Comune o, quantomeno, l'invio di una Commissione di Accesso, ma fronte della querela del CATTANEO, a Pavia, la DIGOS ha proceduto, con Pm e vaglio del GIP, all'immediato sequestro del volantino che indica i fatti, con nomi e cognomi, informando quindi, prima delle elezioni, gli elettori su questioni accertate e documentate che riguardano candidati ed i loro avvenuto rapporti con esponenti della 'ndrangheta.
Ed allora raccontiamo un pochino di fatti. Oltre a quanto avevamo già pubblicato, a partire dall'Ordinanza di Custodia Cautelare “INFINITO” e dalla relativa Richiesta di Misure, andiamo avanti, per far capire che la DIGOS, il Pm ed il Gip di Pavia hanno sbagliato mira... mettendo in atto che si può definire tranquillamente “sequestro preventivo anti-antimafia”...
“Il sindaco di Pavia è stato per almeno tre volte gradito ospite del capo della ‘Ndrangheta lombarda “compare Pino”...”.
CATTANEO avrebbe certamente piacere che questi incontri cadessero nell'oblio, ma l'opinione pubblica, invece, deve tenerli ben presenti.
Tra le altre cose due di questi tre incontri tra il CATTANEO ed il massone-'ndranghetista NERI Pino, sono stati l'argomento centrale trattato nella sua deposizione al dibattimento del processo “INFINITO”, il 5 luglio 2012, nell'aula-bunker di via San Vittore. Nel verbale dell'udienza [vedi qui], a pagg. 163-164, si apprende che lo stesso CATTANEO ha dichiarato che all’abbraccio con gli amici degli amici lui ci andò insieme al comune conoscente Francesco Rocco DEL PRETE (uno tra i più attivi sostenitori del giovane candidato CATTANEO). Quindi, quegli incontri sono stati confermati dallo stesso CATTANEO davanti ai giudici del collegio giudicante del Tribunale di Milano. Sull'incontro a casa del NERI “eravamo una dozzina, una quindicina di persone, c’era un architetto di Milano, che mi ricordo perché era vicino a me, c’erano delle signore, credo che fossero la moglie del dottor NERI o adesso non mi ricordo, c’erano anche delle signore, c’era l’unica persona che ricordo era poi il dottore, dottore non è, però signor Dieni [Antonio DIENI, imprenditore edile e braccio politico di NERI], e poi c’era il papà di Francesco DEL PRETE, c’era forse anche qualcun altro”. Sul secondo incontro: “al signor NERI a volte si accompagnava Francesco DEL PRETE, forse ricordo una mattina che velocemente fui chiamato all’ultimo e passai in studio in Piazza della Vittoria, credo sempre con DEL PRETE, si trattò, se la prima fu una volta di mezzora… tre quarti d’ora, quella fu di un quarto d’ora a inizio giornata non prevista in agenda, che io cercavo di essere disponibile un po’ con tutti”.
Veniamo al terzo incontro. Stando alla deposizione di DEL PRETE, la notte della vittoria il neoeletto sindaco invitò personalmente NERI ad un selezionato brindisi per onorare l’elezione: “In piazza incontrai il sindaco, il quale mi disse di andare con lui che aveva organizzato un brindisi al “Rebound”, che è un bar in piazza Vittoria […] e c’era Riccardo MARCHESI, e poi venne l’avvocato NERI" (verbale citato, p. 81).
Quindi se tre incontri sono certamente documentati (così come confermati anche dal dibattimento del processo) si può concludere che due volte CATTANEO è andato dal “compare PINO” mentre nella terza occasione, quella per festeggiare la vittoria, è stato il NERI ad essere andato ospite del CATTANEO... In fondo come si può festeggiare la vittoria senza la presenza, al brindisi, di un massone-'ndranghetista già – in allora – condannato a nove anni per narcotraffico? Senza una presenza così, sarebbe stato un brindisi meno "frizzante"... In allora il NERI era il reggente della 'ndrangheta in Lombardia e, cinque mesi dopo il brindisi con CATTANEO, il 31 ottobre 2009, Pino NERI, al circolo “Falcone e Borsellino” di Paderno Dugnano, rialzerà il calice insieme agli altri 'ndranghetisti chiamati ad “eleggere” in questo caso il nuovo “capo” della 'ndrangheta in Lombardia e suggellare la ritrovata unità (in Lombardia e con la "mamma", ovvero l'organizzazione madre in Calabria) raggiunta con la gestione transitoria del NERI.
Quelli della DIGOS, così come il pm Ethel Ancona ed il Gip Luisella Perulli, forse non ricordano questi fatti, documentati e conclamati dall'indagine “INFINITO” e dal dibattimento “INFINITO”. Non lo avevano presente questo quadretto e così hanno disposto il sequestro del volantino che ricorda quei fatti, indicando nell'Atto di sequestro che Veltri e Giovannetti con quel volanetino “offendevano la reputazione di Alessandro Cattaneo sia personalmente che in qualità di sindaco di Pavia, attribuendogli collegamenti con la ‘ndrangheta lombarda”.
Il GIP di Pavia, su richiesta del PM, hanno così rovesciato la realtà. E' ricordare che CATTANEO aveva rapporti e frequentazioni documentate con il reggente della 'Ndrangheta in Lombardia, Pino NERI, a “ledere l’integrità e la dignità morale dell’avversario [CATTANEO, ndr], alludendo a un suo legame con la criminalità organizzata...”. Chiaro? L'integrità e dignità morale di CATTANEO non è lesa dal suo rapporto con NERI, capo 'ndrangheta in Lombardia in allora, dopo l'omicidio NOVELLA e prima della nomina di ZAPPIA, ma da chi indica quel rapporto, accertato, nero su bianco in Atti Giudiziari. Un assurdo a cui, purtroppo, siamo ben abituati da tempo, ma che resta un assurdo a cui non si può abituare.
Forse quei magistrati a Pavia non solo non hanno memoria dei fatti recenti (inchiesta INFINITO e dibattimento e sentenza INFINITO), ma forse hanno anche dimenticato un importante discorso di Paolo Borsellino che spiegava con assoluta semplicità, all’Istituto tecnico professionale di Bassano del Grappa, il 26 gennaio 1989, che: “L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato quindi quel politico è un uomo onesto. E no, questo discorso non va perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire, beh, ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. Però siccome dalle indagini sono emersi altri fatti del genere altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato quindi è un uomo onesto. Il sospetto dovrebbe indurre soprattutto i partiti politici quantomeno a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati”.
Che la 'Ndrangheta sia Lombardia (ed a Pavia) non dovrebbe essere un novità da dimostrare.
L’ex procuratore distrettuale antimafia Ferdinando Pomarici, già nel 2008 affermava “Le mafie sono ormai radicate a Pavia e in provincia, operano negli appalti, nella ristorazione, nel piccolo e nel grande commercio” (“La Provincia Pavese”, 25 settembre 2008). Poi vi è stato il punto di non ritorno (o almeno così sembrava) che doveva stroncare una volta per tutte il negazionismo: la maxi inchiesta INFINITO (con anche la branchia TENACIA). A pagina 65-81 della Richiesta di Misure [vedi qui] si sottolinea come come la ’Ndrangheta in Lombardia stia prendendo piede nelle istituzioni, diffondendosi “non attraverso un modello di imitazione, nel quale gruppi delinquenziali autoctoni riproducono modelli di azione dei gruppi mafiosi, ma attraverso un vero e proprio fenomeno di colonizzazione, cioè di espansione su di un nuovo territorio, organizzandone il controllo e gestendone i traffici illeciti, conducendo alla formazione di uno stabile insediamento mafioso in Lombardia”. E, sempre la DDA di Milano: “ciò che distingue la criminalità comune dalla criminalità mafiosa è la capacità di quest’ultima di fare sistema, di creare un medesimo blocco sociale con esponenti della classe dirigente locale, di creare rapporti tra le classi sociali, di costruire rapporti di reciproca convenienza [...] Tali rapporti si possono ricondurre alla nozione di “amicizia strumentale” caratterizzata da scambio di risorse tra “gli amici”, continuità nello scambio e dalla natura aperta di tale amicizia, nel senso che ciascuno degli amici agisce come “ponte” per altri “amici”. [...] I mafiosi hanno interesse a instaurare questi rapporti in quanto ciò consente loro di aumentare il proprio capitale sociale (e di conseguenza anche quello dell’associazione); di entrare a far parte della rete di rapporti del soggetto, con ulteriore incremento della rete di rapporti; di porsi come punto di raccordo tra le reti di rapporti facenti capo ai vari individui con cui entrano in contatto, esercitando una sorta di mediazione tra ambienti sociali”, così da offrire “sbocchi per investimenti imprenditoriali, coperture a vari livelli, con conseguente integrazione della ’Ndrangheta nella società civile e abbandono di un atteggiamento di contrapposizione nei confronti di quest’ultima [...] il sodalizio criminoso passa così da corpo separato a componente della società, e pertanto più pericoloso in quanto in grado di mimetizzarsi”.
Ma al Palazzo di Giustizia di Pavia qualcuno non lo sa. Pare. E se non lo sa in generale, e non lo sa sui rapporti di CATTANEO (che abbiamo appena rindiciato e documentato, crediamo adeguatamente) non lo sa nemmeno sul resto. Ed allora andiamo avanti con un promemoria...
Luigi GRECO già assessore ai Lavori pubblici, nuovamente candidato in Forza Italia alle Amministrative 2014 con CATTANEO. E' stato indicato come socio in affari e prestanome di Carlo CHIRIACO. |
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Antonio BOBBIO PALLAVICINI assessore alla Mobilità, nuovamente candidato in Forza Italia alle Amministrative 2014 con CATTANEO. Venne sorpreso nei migliori ristoranti della Locride in compagnia del capo della ’Ndrangheta lombarda Pino NERI. |
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Dante LABATE consigliere comunale, nuovamente candidato in Forza Italia alle Amministrative 2014 con CATTANEO. Era in affari con l’amico Pino NERI (per CHIRIACO, lui “è come un fratello”). |
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Valerio GIMIGLIANO consigliere comunale, nuovamente candidato in Forza Italia alle Amministrative 2014 con CATTANEO. Ha mantenuto rapporti con NERI (secondo CHIRIACO, Gimigliano deve a lui l’incarico nel Cda dell’Azienda servizi alla persona). |
Può bastare? Pensiamo di si. Mettere in evidenza quei politici che hanno avuto rapporti indecenti con esponenti mafiosi è costruire quegli anticorpi necessari per tenere alta l'attenzione e compiere scelte nette, in contrasto con ogni forma di contiguità, anche quando questa non ha un rilievo penale o non è stato possibile provare l'esistenza di un reato. Quelle frenquentazioni, quelle interessenze... quei rapporti sono un fatto certo. E sono questi fatti certi che non si possono ignorare o cancellare. CATTANEO ed i suoi se ne devono fare una ragione. L'oblio che perseguono non può essere concesso. Grazie quindi a “INSIEME PER PAVIA” per averlo ricordato alla comunità di quella città, PAVIA, che può (e deve) riscattarsi dalle influenze e dai condizionamenti della 'Ndrangheta... Un riscatto a rischio visto che tutti gli altri, oltre, ovviamente, alla compagine del CATTANEO, tacciono, piegati da un atteggiamento omertoso devastante. Gli altri chi? Tutti, dal PD al barricadero M5S che qui (come altrove), sulla 'ndrangheta perde la voce.
P.S.
Sul silenzio del PD bisogna dargli atto che dimostrano a Pavia una decisa (inquietante) coerenza. Infatti quando, nel 2007, in Consiglio Comunale Elio Veltri, con il gruppo della lista civica, denunciava che la 'Ndrangheta aveva forti interessi e ramificazioni a Pavia, l'allora sindaca del DS/PD, Piera CAPITELLI, insieme all'allora vice-sindaco FILIPPI e tutto il partito e Consiglio Comunale, risposero con uno sdegno violento, negando l'evidenza. Secondo loro la 'Ndrangheta non è mai entrata a Pavia... Peccato che la realtà sia ben diversa, come abbiamo visto, e negare, eludere il problema, non aiuta certo ad affrontarlo e risolverlo.