Dopo aver smontato la montatura sulla questione "premio a Berlusconi", alcuni semplici ed oggettivi fatti per smontare le ennesime bufale riproposte per cercare di screditare Grasso ed il suo lavoro in magistratura... Dalla questione della Procura Nazionale Antimafia a quella Andreotti.
La cosiddetta legge "anti-Caselli" era, per l'appunto "anti-Caselli" e non “pro-Grasso”.
E non sta in piedi il "teorema" per cui Grasso ha "accettato" quella Legge perché era a suo vantaggio. Non sta in piedi perché una Legge (che viene fatta dal Parlamento), così come un Decreto (che viene fatto dal Governo), una volta promulgati dal Presidente della Repubblica e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, entrano in vigore. Piaccia o non piaccia la si deve applicare ed accettare. Non c'è cittadino (e nemmeno un magistrato) che possa decidere di "non accettare" una Legge in vigore. Ed una Legge è in vigore finché viene dichiarata anti-costituzionale o viene abrogata!
Ma entriamo nel merito della nomina... con quei dettagli mozzati dalle ricostruzioni degli accusatori...
La manipolazione, così come la decontestualizzazione, di dichiarazioni è una pratica pessima e vergognosa, segno di malafede e palese testimone di assenza di obiettività di giudizio.
Dire che Grasso voleva dare "un premio a Berlusconi per la lotta alla mafia" e sotto intendere che quel premio fosse un riconoscimento alla persona Berlusconi quale esempio di contrasto alle mafie, è certamente fuorviante.
In realtà Grasso, ispirandosi come sempre al "modello Falcone", dichiarò, molto pragmaticamente che il Governo Berlusconi, avendo approvato un provvedimento utile ad aggredire i patrimoni mafiosi ed illeciti, accelerando le procedure di sequestro e confisca, aveva fatto azione meritoria, cosa indiscutibile, per altro...