07.07.2007 – dal sito DemocraziaLegalità
Il Regime c’era e la Casta lo sapeva
di Elio Veltri
Leggo su Repubblica i nominativi dei singoli e delle Associazioni spiati da Pio POMPA per conto del SISMI.
Per quanto mi riguarda, se i documenti pubblicati da Repubblica, sono veri, ho collezionato un primato invidiabile, dal momento che sono stato spiato come singolo da “disarticolare”( essendo medico conosco il significato anatomico del termine) perché “ nemico” di Berlusconi; come fondatore di Democrazia e Legalità e direttore del periodico on line democrazialegalita.it ; come co-fondatore di Opposizione Civile.
I pochi che si sono opposti davvero alla politica e ai metodi del Cavaliere hanno vissuto in una Repubblica a sovranità limitata con gli sgherri alle calcagna . Anche perché gli altri, la maggior parte della Casta, con il Cavaliere flirtava, inciuciava, intrallazzava beatamente. E ogni volta che qualcuno degli oppositori parlava di Regime si beccava anche le contumelie dei compagni di viaggio ai quali la parola Regime( ricordate?) provocava l’orticaria. Sono gli stessi che stanno al governo, in Parlamento fin da quando erano nella culla e succhiavano il latte materno. Gli stessi che hanno sistemato decine di migliaia di amici e sodali in Parlamento, nelle regioni, nelle comunità montane, nelle province, nei comuni, nelle municipalizzate , nelle ASL, alla RAI, negli studi professionali. Ovunque. Aspese dello Stato. Gli stessi che ora fanno finta di scandalizzarsi. Gli stessi che hanno sistemato al Consiglio di Stato il generale Pollari capo del SISMI, che gli hanno dato la solidarietà quando i magistrati di Milano l’hanno inquisito per concorso in sequestro di persona. Gli stessi che sanno che Pollari ha argomenti convincenti per farli tacere o che temono che Pollari li abbia.Perciò lo avevano nominato anche consulente del Presidente del consiglio. Gli stessi che hanno sistemato al ministero Pio Pompa. Gli stessi che hanno contribuito a fare di questo paese un crocevia di illegalità di ogni genere e che non hanno alcuna volontà di ripristinare la legalità repubblicana e istituzionale perché nella legalità finirebbero le loro carriere e quelle dei loro amici politici e personali. Gli stessi che predicano contro le lottizzazioni e lottizzano dalla mattina alla sera. Gli stessi che spiegano ai figli che è meglio avere un incarico pubblico che studiare e lavorare. D’altronde cosa volete che siano una manciata di magistrati, giornalisti, politici per bene spiati dai Servizi che avrebbero dovuto tutelarli? Per loro sono solo Bazzecole. Ma noi che nellapalude non ci siamo mai stati urliamo: fateci sognare, andavetene!
07.07.2007 - Unità
Io nel mirino del Sismi
di Giancarlo Caselli
Acquisizione di dati in modo capillare e continuativo. Monitoraggio di attività, movimenti e corrispondenza informatica. Dossier custoditi a Roma, in via Nazionale, in una sede (separata) del Sismi. Messa così potrebbe sembrare un'ordinaria attività di intelligence. Invece è tutt'altra cosa. Primo, perché oggetto dei dossier sono giudici e Pm, uffici giudiziari, libere associazioni (italiane ed europee) di magistrati. Poi perché ben strano è l'oggetto delle «inchieste». Fatti specifici, zero. Men che mai ipotesi di un qualche illecito. Neppure l'ombra di pericoli per l'indipendenza e l'integrità dello Stato (confine che delimita attribuzioni e competenze del Servizio segreto militare). Niente di niente. Ma non per i solerti schedatori. Una colpa gravissima secondo loro c'è: i magistrati pensano! Pensano e operano, a volte, in maniera che al potere politico dominante non piace. Sono magistrati che rispettano la legge? Danno prova di indipendenza? Proprio qui sta il punto. In quanto perversamente inclini ad una giustizia uguale per tutti sono scomodi per chi comanda. Sono pericolosi e vanno tenuti d'occhio. Magari neutralizzati.
Il Csm (organo che la Costituzione pone a presidio dell'indipendenza della magistratura) riceve questi strani dossier. Li esamina e alla fine approva - all'unanimità - una relazione argomentata e severa.
Con questa relazione il Csm rileva diversi punti:
· l'acquisizione della documentazione ebbe inizio subito dopo le elezioni politiche del 2001;
· fu disposta perché i magistrati oggetto di attenzione venivano considerati (in ragione dell'attività giudiziaria svolta o delle posizioni assunte nel dibattito politico-culturale) non in sintonia con la nuova maggioranza di centro-destra;
· si svolse in modo continuativo fino al settembre 2003 e in modo saltuario fino al maggio 2006;
· si proponeva di intimidire i magistrati impegnati in delicati processi, con perdita di credibilità e significativi ostacoli all'indipendente ed efficace esercizio della giurisdizione (oltre ai danni, professionali e di immagine, per i singoli);
· poteva contare sull'ausilio di appartenenti all'ordine giudiziario, anche rivestenti «qualificato incarico di supporto governativo».
Inquietante e stupefacente che tutto ciò sia potuto avvenire nell'Italia del terzo millennio. Registrandolo, il Csm non ha fatto altro che il suo mestiere. Ecco invece fior di opinionisti e di politici (compresi alcuni magistrati prestati alla politica) che incredibilmente se la prendono proprio con il Csm. Non chiedono di individuare i responsabili della squallida vicenda. Non invocano approfondimenti, trasparenza e chiarezza. Si scagliano contro il Csm. È la solita storia: quando lo specchio rivela un bubbone, invece di curarlo c'è sempre qualcuno disponibile a rompere lo specchio. Si chiama eclissi della questione morale. Negare sempre - anche di fronte all'evidenza - che possa esserci del marcio, quando serve per blindare certi interessi. Aggredire pesantemente chi cerca di far emergere la verità. Agitare cartellini rossi contro l'arbitro che pretende il rispetto delle regole, mai contro chi potrebbe averle violate. Questa è la democrazia «moderna».
Allo sconcerto istituzionale, chi scrive deve aggiungere lo sgomento personale. Il mio nome ricorre più volte nei dossier di via Nazionale. E ho lavorato a Torino, Palermo e Bruxelles, sedi che sono nel mirino di quei dossier. Ora, da più di 30 anni vivo sotto scorta. Prima le inchieste sul versante dell'antiterrorismo (Brigate rosse e Prima linea); poi la decisione di andare a Palermo subito dopo la morte di Falcone e Borsellino: una sequenza di esperienze professionali particolarmente rischiose che hanno imposto speciali misure di protezione, per me ed indirettamente per la mia famiglia. Ricordo bene i soldati di leva (era in corso l'operazione «Vespri siciliani») che a Palermo presidiavano 24 ore su 24 il pianerottolo della mia abitazione, armati di tutto punto, con intorno - sulla porta di casa - sacchetti di sabbia e rotoli di filo spinato, come fossimo in trincea. Sarò sempre grato agli uomini che (rischiando essi stessi ogni giorno) hanno saputo assicurarmi una relativa serenità. Uomini che in almeno in quattro o cinque occasioni mi hanno salvato la pelle, impedendo che fossero attuati avanzatissimi progetti di attentato. Come in quel Natale che invece di portarmi da Palermo a Torino mi sballottarono da una città all'altra, spesso chiuso dentro un furgone blindato, finchè - dopo giorni e giorni - non cessò lo stato d'allarme. Indigna scoprire oggi che mentre lo Stato mi proteggeva coi suoi uomini migliori, pezzi dello stesso Stato si davano da fare per neutralizzarmi... Dare con una mano e cercare di togliere con l'altra è schizofrenico. Sintomatico di un forte disagio della nostra democrazia. Per favorirne la deriva basterà far finta di credere che in via Nazionale non è successo nulla. E prendersela col Csm che osa dissentire.
06.07.2007 – da DemocraziaLegalità
Il portavoce che dovrebbe tacere
di Daniela Gaudenzi
punto11 del dodecalogo di Prodi «Il portavoce del presidente, al fine di dare maggiore coerenza alla comunicazione, assume il ruolo di portavoce dell'esecutivo».
Sircana è uno che si è fatto ricoverare per una colica quando si è diffusa la notizia della foto con il trans invece che chiedere immediatamente che venisse pubblicata, senza aggiungere altro perché "lo scoop" nella sua pochezza ed irrilevanza intermini politici non richiedeva altro. Allora successe un putiferio e furono dedicati all'episodio un numero imprecisato di approfondimenti di prima seconda e terza serata.... Ora davanti alla denuncia, senza precedenti perché nella storia repubblicana non si era ancora verificato qualcosa di analogo, da parte del CSM dello spionaggio e dossieraggio metodico per un periodo di ben 5 anni (dal 2001 al 2006) ad opera del Sismi di 4 procure, e di ben 203 giudici appartenenti a 12 paesi europei, il portavoce del governo commenta "Ho una cultura industriale e per me il CSM è il centro sperimentale metallurgico che è anche una cosa più seria".
Definire il tipo di cultura di un personaggio di simile sensibilità istituzionale è cosa veramente ardua ma sicuramente in un paese che volesse almeno preservare una parvenza di civiltà si sarebbe dovuto dimettere prima che "la battuta" giungesse alle agenzie.
E di dimettersi glielo dovrebbe chiedere, rectius, imporre il capo del Governo di cui lui è il portavoce per tutelare in primis la dignità del governo che presiede oltre che l'autorevolezza dell'organo di autogoverno della magistratura.
Davanti ad un intervento di tale miserevole qualità a fronte di un "episodio" durato dal 2001 al 2006, di gravità eccezionale e di massima pericolosità per la democrazia e lo stato di diritto, un governo che non prende le distanze e una maggioranza silente si squalificano ulteriormente e confermano irrimediabilmente il discredito di cui già "gode" la politica ed in cui ha trascinato, cosa ben più grave, le istituzioni.
C' è stato il dileggio compiaciuto da parte della voce ufficiale del governo di un organo costituzionale, il CSM, intervenuto solo per tutelare la magistratura, un potere indipendente dello stato, fatto oggetto di operazioni concertate di discredito, di intimidazione, di delegittimazione, da parte della dirigenza del Sismi e non, si badi bene, di qualche singolo ufficio o fuzionario.
Altro che la "chiacchierata", più o meno concludente, con un trans!
Se in queste ore il presidente del consiglio e la maggioranza non chiedono a Sircana di dimettersi, e la cosa appare molto più che improbabile, vuol dire che il portavoce ha dato la prova ultima della miserevolezza di questo governo che non a caso vanta un ministro della giustizia come Mastella, e che sta incredibilmente eguagliando il precedente.
05.07.2007 dal sito DemocraziaLegalità
Comunicato Stampa
di Ignazio Juan Patrone, ex Presidente di MEDEL
Quale Presidente di MEDEL – Magistrats européens pour la démocratie et les libertés – nel periodo che è stato illecitamente “attenzionato” dal Sismi, ricordo che si tratta di una libera Associazione europea di magistrati alla quale partecipano Magistratura democratica e il Movimento per la giustizia con numerose altre Associazioni di giudici e PM di Paesi membri dell’Unione.
MEDEL prende parte da tempo alle attività del Consiglio d’Europa e dell’Unione europea: tra le altre alla Commissione Europea per l’efficienza della giustizia, al Consiglio consultivo dei giudici europei, alla Conferenza europea dei Procuratori; ha partecipato a consultazioni su Libri Verdi della Commissione Europea e intrattenuto proficui contatti con OLAF e Eurojust; ha un rapporto di collaborazione con analoghe Associazioni di magistrati dell’America Latina e dell’Africa; ha organizzato iniziative e convegni con Associazioni europee di Avvocati; ha avuto rapporti con la Commissione dell’ONU per i diritti umani di Ginevra; da ultimo ha promosso la costituzione di un Osservatorio sui diritti fondamentali in Europa.
Tutte attività che si sono sempre svolte in modo pubblico e trasparente.
Indigna perciò apprendere che un Servizio informativo dello Stato italiano, che dovrebbe attendere alla sicurezza della Repubblica, si sarebbe illegittimamente insinuato nella lista interna di comunicazione di MEDEL, della quale fanno parte solo magistrati professionisti aderenti alle Associazioni nazionali per discutere di tematiche di interesse comune, e che sarebbe stato preparato un dossier contenente affermazioni e commenti falsi, fantasiosi e diffamatori: fango a buon mercato, destinato a un uso che oggi ancora non appare chiaro.
MEDEL, gelosa della propria autonomia da qualsiasi potere, saprà agire a propria tutela nelle sedi opportune.
A chi l’ha rappresentata nel recente passato rimane l’orgoglio di un lavoro svolto nell’esclusivo interesse dell’indipendenza del potere giudiziario e per la tutela dei diritti dei più deboli e sfavoriti
05.07.2007 dal sito DemocraziaLegalità
Sismi e libertà
della redazione
www.democrazialegalita.it (contestualmente a magistrati e uomini politici) è a lungo stato uno degli obiettivi del Sismi, o quantomeno di Pio Pompa (indagato peraltro assieme a Pollari, ex direttore dei Servizi), con altri siti web di informazione.
Pubblichiamo la copia del grafico comprendente il nostro giornale, grafico disegnato dallo stesso Pompa e ritrovato nel suo schedario, che è comparsa oggi 5 luglio 2007 sulle pagine di Repubblica, dandoci così la certezza di ciò che già sapevamo: siamo stati spiati, controllati, schedati. Che Elio Veltri, direttore e fondatore di democrazialegalita.it, fosse tra i nomi dei personaggi da "disarticolare con azioni anche traumatiche" era emerso nei mesi scorsi, grazie alla puntuale e coraggiosa azione della Magistratura. Che i telefoni dei redattori di Democrazialegalità e i loro computer fossero sotto intercettazione, era parso più volte evidente, anche per la scarsa qualità tecnica degli intercettatori. Non abbiamo mai gridato allo scandalo, subendo con pazienza anche questa manovra. Ma oggi, davanti alla prova provata, non possiamo più tacere. Non solo perchè sono in ballo la nostra dignità e la nostra identità violate, ma anche e sopratutto perchè siamo stati protagonisti, nostro malgrado, di una ulteriore prova dello scadimento e della fragilità della democrazia nel nostro Paese.
Indicati come "pericolosi oppositori" di Silvio Berlusconi e del suo governo, ci riserviamo di valutare il termine "pericolosi" (è una supervalutazione dei nostri poteri? Una offesa infamante? Un vezzeggiativo un po' rude? Una minacciosa definizione?). Per quanto riguarda il termine "oppositori", precisiamo che sì, ci siamo opposti con forza, fermezza, trasparenza e costanza contro ogni azione di quel governo (come di qualunque altro, precedente e successivo) ogni qualvolta abbia messo in atto provvedimenti che, nella piena libertà garantita dalla Carta Costituzionale, in quanto cittadini ed in quanto testata giornalistica (registrata presso il tribunale di Firenze, atto n. 5375) abbiamo valutato come criticabili, stigmatizzabili, a volte sbagliati, esecrabili e incostituzionali, come troppo spesso ha confermato poi giuridicamente la Consulta.
L'indipendenza da parti politiche, governi, potentati economici o di schieramento, indipendenza che è essa stessa la nostra linea editoriale, risulta solo confermata dalle azioni illegali, illegittime, irrituali, antidemocratiche dei servizi segreti non deviati. Per niente deviati, ma fedeli alla politica e alla gestione del Potere a cui questo nostro Stato è avvezzo, perchè noi crediamo che dagli anni '50 ad oggi si sia chiamato "deviato" ciò che più al Potere era contiguo.
Niente di nuovo, sotto il sole d'Italia.
Invitiamo la Stampa tutta, i nostri lettori e tutti i cittadini a riflettere sulla circostanza che, a schedarci, seguirci, controllarci, intercettarci e volerci "neutralizzare" era il SERVIZIO SEGRETO MILITARE. I cui mezzi, e strumenti, sono facilmente immaginabili.
Ci riserviamo inoltre di procedere al più presto con una azione legale a nostra tutela e per il ristabilimento della giustizia democratica.
04.07.2007 – dall’Ansa
CSM: IL SISMI SPIAVA I MAGISTRATI
ROMA - A spiare a partire dal 2001 "numerosi" magistrati delle più importanti procure italiane e quasi un intero ufficio giudiziario (la procura di Milano), le loro associazioni, una decina di consiglieri del Csm e persino giudici stranieri, sul presupposto che erano portatori di "strategie destabilizzanti" contro il governo allora in carica non sono stati "settori deviati" del Sismi, ma il servizio "in quanto tale", andando ben oltre i propri compiti istituzionali. E l'obiettivo era "intimidire" questi magistrati e far "perdere loro credibilità".
E' stato il plenum del Csm a pronunciarsi con una risoluzione unanime e in maniera esplicita sulla vicenda oscura dell'archivio segreto di via Nazionale, scoperto nell'ambito dell'indagine sul rapimento di Abu Omar
Il Csm si è pronunciato sul caso dopo un'attività istruttoria e dopo aver ascoltato i pm romani titolari delle indagini. Ed è proprio la documentazione acquisita a evidenziare che a partire dall'inizio dell'estate del 2001, e cioé subito dopo le elezioni che portarono al governo Berlusconi, "ebbe inizio nei confronti di alcuni magistrati italiani ed europei e delle associazioni di loro riferimento (in particolare Magistratura democratica e Medel) un'attività di intelligence da parte del Sismi", scrive il relatore della risoluzione Fabio Roia (Unicost).
Attività "che si è protratta in modo capillare e continuativo, fino al settembre 2003 e in modo saltuario fino al maggio 2006" e che "fu oggetto di ripetute informazioni al direttore del servizio" che "sembra quindi riferibile al Sismi in quanto tale e non ai suoi settori deviati". Il Sismi, accusa il Csm, ha svolto "un capillare monitoraggio delle attività, dei movimenti e della corrispondenza informatica di magistrati", arrivando anche a pedinarli. E ha messo in campo interventi per "ostacolare e contrastare" la loro attività e delle loro associazioni"; iniziative a volte riuscite come dimostra la "campagna di delegittimazione dei magistrati già destinati all'Olaf, (ndr l'organismo europeo antifrode) e la campagna di stampa su una presunta congiura ai danni del governo organizzata a livello europeo di Medel".
L'ex presidente dell'Anm Edmondo Bruti Liberati chiede che chi ha responsabilità sul servizio intervenga e rassicuri che questa attività "di inaudita gravità" non si ripeta "mai più'".
19.03.2007 – da DemocraziaLegalità
Come prima, Più di Prima;
CHI HA PAURA DI POLLARI?
di Elio Veltri
Un cittadino che si chiama Abu Omar, Imam di una moschea di Milano, viene rapito in Italia, messo in un aereo, portato in Egitto, rinchiuso in un carcere e torturato.
Chi l’ha sequestrato e rapito? Agenti della CIA, con l’aiuto di agenti dei nostri servizi segreti.
I magistrati della Procura di Milano indagano e il tribunale rinvia a giudizio per sequestro di persona il generale Nicolò Pollari capo dei servizi segreti e i suoi collaboratori.
Inoltre chiedono al governo di istruire la pratica per l’estradizione degli agenti della CIA che hanno commesso il reato.
Pollari invoca il segreto di Stato. L’amministrazione Bush fa sapere che i militari americani sono sempre immuni in qualsiasi parte del mondo operino.
Il governo Prodi rifiuta le richieste dei magistrati anche perché Cossiga e Berlusconi dicono che non si può processare un servitore dello Stato come Pollari. Pertanto, il governo, anziché prendersela con i sequestratori di Abu Omar oppone il segreto di Stato, dichiara guerra alla procura di Milano ricorre alla Corte Costituzionale chiedendo l’annullamento del rinvio a giudizio e si oppone alla richiesta di estradizione degli agenti della CIA.
IL Corriere della Sera scrive:” Il generale Pollari ha due grandi avvocati, Franco Coppi e Titta Madia, ma il primo e più influente difensore dell’ex direttore del Sismi è il governo”. Come nella canzone cantata da Toni DallAra, il governo dice a Berlusconi e Bush:” Come prima, più di prima vi ameremo” e alla Procura di Milano:” in quel posto ve lo metteremo”. A questo punto la domanda è d’obbligo: chi ha paura di Pollari? La risposta è una sola: chi ha scheletri negli armadi. Come si vede centro sinistra e centro destra non sono uguali. Sono solo complementari. Si aiutano e si sostengono a vicenda. E si fanno anche ricattare dalle stesse persone. Italia auguri!
02.03.2007
Leggete e indignatevi… si chiamano “esportatori di democrazia, di libertà e felicità”
Ecco, di seguito, la traduzione degli articoli del Wall Street Journal
del 22 e 26 febbraio 2007 sul caso Abu Omar
di C.Abbondanza e S.Castiglion
Le regole dello Stato di Diritto ed i Diritti Umani che sono a fondamento di ogni stato liberale, insieme all’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge ed ad un potere giudiziario autonomo e indipendente. Per gli Stati Uniti d’America la pensano in modo radicalmente diverso e stanno sferrando un attacco senza precedenti ed in modo, questa volta, palese contro i principi liberali, contro i magistrati e le leggi degli Stati europei, partendo dall’Italia. Affermare che un “sospettato” debba vedersi negare il diritto alla difesa solo perché degli agenti (in questo caso della CIA) la pensano così è al di fuori di ogni logica di giustizia. Affermare che contrasta il terrorismo e indaga, raccoglie prove e sulla base di queste arresta e condanna sia essere “politicizzati”, “antiamericani” e “parteggiatori/sosteniri della jihad e di Al Qaeda” è paranoico. Purtroppo questa è la posizione delle autorità americane (che pubblicamente sono uscite ma che il Governo Italiano ha taciuto). Non si comprende se la non troppo velata minaccia contenuta negli articoli del Wall Street Journal sia da considerarsi poi una buttata giornalistica o invece una intenzione di “rappresaglia” verso l’Europa ed in particolare l’Italia e la Germania. Questo anche considerando che i nostri magistrati, visto che vengono riconosciuti come “indipendenti” sono delle “canaglie”.
Crediamo a questo punto sia necessario davvero ridiscutere di un’alleanza, quella con gli USA, che considera questa come la possibilità di inviare in Italia i propria agenti governativi coperti da immunità penale a compiere azioni di ogni tipo, anche sulla base di semplici sospetti, di cui non devono rendere conto a nessuno se non a loro stessi. Stanno predisponendo leggi che, mantendo la loro impunità all'estero (rifiuto dell'estradizione per omicidio di Nicola Calipari e rifiuto estradizioni degli agenti CIA coinvolti nel rapimento di Abu Omar), gli permetta di processare e condannare i magistrati e funzionari che in altri paesi (come l'Italia) non assecondino i loro piani e le loro azioni (clicca qui). L’arroganza che stanno dimostrando è pericolosa e inaccettabile, e leggendo bene si comprende che questa è basata sul rifiuto totale dei nostri principi, della nostra Costituzione e delle nostre leggi, figlia di una cultura per cui la "Giustizia" è solo la "loro Giustizia".
Ecco una traduzione degli articoli del Wall Street Journal del 22 e 26 febbraio 2007 sul caso Abu Omar
26 febbraio 2007
L’affare italiano
La cattura di un presunto terrorista islamico a Milano quattro anni fa in un’operazione congiunta dei servizi segreti americano e italiano sarebbe potuta essere un modello di cooperazione transatlantica nell’antiterrorismo. E invece sta diventando la prova numero 1 di come i politici europei stanno lavorando contro gli USA, indebolendo la lotta contro il terrorismo islamico e mettendo in pericolo l’Alleanza Atlantica.
Dieci giorni fa un giudice italiano ha rinviato a giudizio 25 agenti della CIA e un tenente colonnello dell’aeronautica USA, accusati di aver rapito Osama Mustafa Hassan Nasr e di averlo riportato illegalmente nel nativo Egitto, dove fu imprigionato e, a suo dire, torturato. Anche cinque italiani sono accusati – compresi i due ufficiali più importanti del tempo del servizio segreto militare.
Nasr, imam radicale anche noto come Abu Omar, è un sospetto terrorista che veniva sorvegliato dalla polizia italiana dopo l’11 settembre. Nell’operazione coperta del febbraio 2003, italiani e americani lavorarono assieme per catturare Nasr, prima di rispedirlo in Egitto contro la sua volontà e senza l’autorizzazione della magistratura italiana.
Il procuratore di Milano, Armando Spataro, sostiene che Nasr fu "rapito”. Questa "extraordinary rendition", ci dice al telefono, è illegale per la legge italiana, e il suo compito è di assicurare che "le regole siano realmente rispettate…senza alcuna considerazione politica".
Come in molte di queste operazioni, i particolari sono controversi. Ma nessuno, neppure i procuratori italiani, dubita che Nasr sia stato una minaccia per la sicurezza. Nel 2005 un giudice di Milano emise, su richiesta di Spataro, un mandato di arresto per Nasr, con l’accusa di aver costituito in Europa una rete terroristica per il reclutamento attivo di terroristi, anche per l’Iraq. Otto dei suoi complici sono stati condannati fino a 10 anni di carcere per accuse simili, e le autorità italiane ritengono che altri sono in libertà.
Non è chiaro perché nel 2003 Nasr fu catturato anziché arrestato. Secondo un racconto pubblicato nel luglio 2005 sul New York Times, che citava fonti anonime tra gli ufficiali americani in servizio e non, la CIA temeva che Nasr progettasse di attaccare l’ambasciata americana a Roma. Qualunque ne fosse la ragione, gli USA lo volevano togliere dalla circolazione mentre gli italiani non erano pronti ad arrestarlo. La CIA preferisce non commentare. Il governo di Silvio Berlusconi, primo ministro del tempo, negava di essere stato informato preventivamente della rendition.
In ogni caso, nessuno sostiene seriamente che gli agenti della CIA fossero in Italia senza la esplicita conoscenza e partecipazione dei servizi di sicurezza italiani. Questo è il punto cruciale, che spiega perché le incriminazioni sono un atto di ostilità verso gli USA. Per consuetudine giuridica internazionale, da lungo tempo gli agenti ufficiali di un paese che operano in un altro con il permesso di quello Stato godono di immunità penale. Lo status degli accordi militari che riguardano le truppe USA di stanza in Italia si conforma a questo principio quanto meno per la condotta ufficiale.
Se gli agenti della CIA hanno sbagliato, tocca alle autorità americane di stabilirlo. Il procuratore indipendente Spataro può incriminare tutti gli italiani che vuole. Ad ogni modo, il fatto che persegua il personale governativo americano fa di lui una canaglia (rogue). Ad aggravare il danno, Spataro ha incriminato i 25 agenti per nome, forse mettendo in pericolo le loro vite. A giugno il processo, probabilmente in contumacia, farà ulteriore danno divulgando le tecniche operative dei servizi. Un sorta di guida a come sfuggire alle indagini ad uso di Al-Qaeda.
La risposta appropriate del primo ministro Romano Prodi sarebbe stata un rapido annuncio che egli avrebbe respinto ogni richiesta di estradizione della magistratura. E invece Prodi aveva solo alluso a una sua possibile intenzione in tal senso, prima che il suo governo venisse meno mercoledì sera. Se otterrà la fiducia che probabilmente chiederà questa settimana, avrà una seconda possibilità per adempiere alfine secondo i trattati ai suoi obblighi verso gli alleati USA e respingere l’estradizione.
I politici europei hanno la colpa di questa situazione più di ogni procuratore. Dopo l’11 settembre molti leader europei hanno fatto il doppio gioco, di nascosto lavorando con gli USA per sradicare complotti terroristici – e salvare innumerevoli vite – mentre pubblicamente condannavano i "metodi americani” con una retorica che nutriva l’insorgente antiamericanismo. Né aiuta il fatto che molti europei abbraccino l’assurda ed eversiva (preposterous) nozione di "giurisdizione universale", l’idea che un procuratore ambizioso possa incriminare e processare chiunque per un preteso crimine commesso in qualunque parte del mondo.
E’ questo il clima nel quale, ad esempio, un Tribunale tedesco ha spiccato questo mese 13 mandati di arresto contro 13 agenti della CIA asseritamente coinvolti nel trasferimento di un sospetto terrorista tedesco-libanese, Khaled al-Masri, in Afghanistan per interrogarlo. Non ha fatto alcuna differenza il fatto che Al-Masri fosse stato arrestato in Macedonia. Anche in Germania i procuratori stanno valutando se elevare accuse di crimini di guerra contro l’ex segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, il Procuratore Generale Alberto Gonzales, l’ex-direttore della CIA George Tenet e altri civili e militari di primo piano. Rumsfeld, Colin Powell and Dick Cheney furono bersaglio dei Tribunali belgi fino a che la legge non venne cambiata. E così via.
Le classi dirigenti d’Europa devono capire i rischi che corrono se continuano su questa strada. L’Italia e gli USA sono partner nella NATO, ma l’alleanza non ha senso se gli "alleati" si abituano a processarsi l’un l’altro per aver collaborato contro una comune minaccia. La prosopopea (grandstanding) politica italiana sta mettendo in pericolo la NATO , così come la vita di milioni di persone sulle due sponde dell’Atlantico.
22 Febbraio 2007
Una straordinaria sottovalutazione
La cattura a Milano quattro anni fa di un presunto reclutatore di Al Qaeda in un’operazione congiunta dei servizi segreti americano e italiano dovrebbe essere un modello per la collaborazione antiterrorismo. Ma grazie ai politicizzati Tribunali italiani, la vicenda sta contribuendo ad approfondire il fossato tra l’Europa e l’America sulla lotta alla jihad in stile Al Qaeda.
La scorsa settimana un giudice italiano ha rinviato a giudizio 25 agenti della CIA, un tenente colonnello dell’aeronautica americana e cinque italiani, tra cui i due più importanti esponenti del servizio segreto militare, che in seguito si sono dimessi. Sono accusati di avere "rapito" l’imam radicale Osama Mustafa Hassan Nasr, e di averlo rimandato nel nativo Egitto.
Il primo ministro italiano Romano Prodi, prima che ieri cadesse il suo governo, stava valutando se chiedere agli USA l’estradizione degli agenti della CIA.
Due settimane prima, i magistrati inquirenti tedeschi di Monaco avevano spiccato mandati di arresto per 13 agenti della CIA. Anche per loro il supposto reato sarebbe la cattura nel 2003 di un sospetto terrorista tedesco-libanese che all’epoca viaggiava nei Balcani. Così il settimanale tedesco Der Spiegel intitolava il suo editoriale: "Monaco agli USA: 'Non mandate gli sgherri della CIA per le strade d’Europa."
Questi casi non sono episodi isolati di attivismo giudiziario. Non è solo che in molti nel Vecchio Continente respingono la nozione di "guerra" al terrore, affermando che il sistema giudiziario penale è uno strumento sufficiente (auguri a loro!). Adesso c’è anche che politici europei di primo piano e giuristi vedono gli USA come la vera minaccia dell’era post 11 settembre, e dedicano grande energia a impedire all’America di fermare i fanatici dell’Islam. L’antiamericanismo è una spiegazione per questa incombente tendenza europea.
Per mesi la politica americana delle "extraordinary rendition" – la detenzione, l’interrogatorio e il trasporto di sospetti terroristi di primo piano nei loro Paesi di origine o a Guantanamo - ha tenuto in esercizio membri del Parlamento europeo, politici nazionali e ora, in questi procedimenti legali, i Tribunali. Una vera celebrazione della causa dei diritti umani.
Un rapporto della scorsa settimana del Parlamento europeo ha censurato 14 Paesi membri dell’Unione Europea, inclusi Italia e Germania, per avere accettato e coperto questa prassi della CIA.
Questo alza il prezzo, in primo luogo per i politici europei e poi per i servizi segreti, della prosecuzione del lavoro a contatto di gomito con gli americani. I procedimenti in Italia e Germania, nel contempo, dovrebbero spingere la comunità americana d’intelligence a riflettere due volte prima di accettare l’aiuto europeo.
Comunque la si voglia pensare, la stretta collaborazione che ha consentito di prevenire più di un attacco terroristico dopo l’11 settembre ne soffrirà.
Prima di decidere sulla richiesta di estradizione, Prodi aveva chiesto alla Corte Costituzionale se il procuratore Armando Spataro fosse andato al di là dei suoi poteri intercettando i telefoni degli agenti italiani (il garantismo di Spataro sembra nel migliore dei casi selettivo.)
All’inizio della settimana, il governo italiano sembrava orientato a respingere la richiesta della magistratura come aveva fatto il suo predecessore Silvio Berlusconi.
"Il rapporto con gli USA è fondamentale. Siamo amici e rimarremo amici", ha dichiarato il ministro della Giustizia Clemente Mastella in un’intervista pubblicata lunedì sul Messaggero.
Ma i furori antiamericani in Italia potrebbero impedire a Prodi di prendere una decisione. Ieri il Senato italiano ha respinto la richiesta di mantenere 1900 soldati italiani in Afghanistan. Per quel poco che di chiaro vi possa essere nella politica italiana, il voto fa parte di una campagna montante dell’estrema sinistra per rompere i legami militari e di intelligence con gli USA. L’altra sera Prodi è stato costretto a dimettersi.
Anche in Germania l’antiterrorismo è stato politicizzato con facilità. In quel 2003, Khaled al-Masri, tedesco di origine libanese, fu arrestato al confine tra Serbia e Macedonia dalla polizia macedone. Sospettato di terrorismo, fu preso in consegna da agenti della CIA, che lo portarono in Afghanistan, dove a suo dire sarebbe stato interrogato anche da un agente dei servizi tedeschi, affermazione che Berlino smentisce. Alcuni mesi dopo, gli americani lo rilasciarono. La CIA non ha rilasciato commenti sul procedimento.
Secondo quanto trapelato da diversi rapporti dei servizi tedeschi, Al-Masri aveva stretti contatti con i gruppi islamici radicali. Da quando è tornato, si è costruito una carriera alla TV tedesca come vittima innocente dell’aggressione americana. Ieri il Ministro tedesco della Giustizia ha rifiutato di rispondere alla domanda se Berlino chiederà l’estradizione degli agenti della CIA coinvolti nella detenzione di Al-Masri. Il cancelliere Angela Merkel sa bene che una simile richiesta potrebbe solo attizzare le tensioni con gli USA.
Ma il messaggio è già chiaro e forte. Il Vecchio Continente non condivide la percezione Americana della minaccia del terrorismo islamico, né i suoi mezzi per combatterla. Speriamo che gli europei non debbano sentire presto la mancanza degli “sgherri” della "CIA.
01.03.2007
Esempi di "buona politica estera"... (di sinistra, naturalmente)
di C. Abbondanza S. Castiglion
con articolo dell'Ansa:
PROPOSTA ESPERTI DIRITTO A CONGRESSO: ITALIA STA VIOLANDO LEGGI
ed un commento di Roberta Anguillesi di Democrazia Legalità (che sottoscriviamo!)
Noi teniamo fede da buoni alleati, in “discontinuità” con il Governo delle destre – naturalmente – agli impegni ed agli accordi con gli Usa. Il Governo Prodi, retto dalla ferrea maggioranza di 162 senatori, l’astensione di Andreotti e l’occhiolino di Cossiga, ha già assunto una posizione chiara e inequivocabile sull’omicidio di un nostro agente durante la guerra in Iraq. Il militare delle Forze Armate degli States, responsabile dell’omicidio politico di Nicola Calipari e rinviato a giudizio dalla magistratura italiana, non ci pensa minimamente a consegnarsi e farsi processare. Le autorità alleate degli Stati Uniti hanno già comunicato che non intendono assolutamente concedere l’estradizione del responsabile e disconoscono (dopo il Cermis ecc ecc) la giurisdizione italiana. Il nostro governo ha deciso di tacere e non pretendere la consegna dell’assassino, abbandonando ogni contestazione alla politica di depistaggio adottata dagli Usa, in fondo dobbiamo imparare, una volta per tutte, a rispettare la libertà delle persone (mica era un islamico questo militare statunitense).
Ma i veri alleati si vedono nel momento del bisogno, si sà. Quindi il Governo Prodi, quello “rinato per impedire il ritorno delle destre”, ha deciso di denunciare la violazione del Segreto di Stato da parte dei giudici della Procura di Milano per il processo agli agenti Sismi ed agli agenti CIA che hanno organizzato e realizzato il rapimento di Abu Omar a Milano (e le conseguenti torture!). Gli alleati americani non gradiscono interferenze di “magistrati mascalzoni” (termine tipicamente “liberale” con cui amichevolmente le autorità americane hanno definito i nostri giudici) e quindi si va oltre: dopo il Segreto di Stato e l’opposizione all’azione dei magistrati, lì si accusa di mettere a rischio la vita dei nostri agenti segreti e quindi il Premier Prodi procede anche a promuovere ad alto e prestigioso incarico Nicolò Pollari e sistema gli altri qua e là, Pio Pompa compreso (al Betulla ci pensa il padrone). Intanto per una riorganizzazione dei Servizi Segreti italiani, in discontinuità con il precedente governo, è stato incaricato Claudio Scajola, uomo di fiducia di Silvio Berlusconi (per la serie: gli facciamo fare noi questo lavoro così non lo può fare a nome delle destre, sic!).
Insieme a Cossiga, nel ringraziare a nome dei gladiatori piduisti il Governo ed in particolare Romano Prodi per il contrasto posto all’azione della magistratura milanese sul rapimento di Abu Omar, sono arrivati i nostri alleati. Stanno studiando una legge da approvare al Congresso per processare negli States i magistrati italiani che si mostrano ostili nei loro confronti. Un vero gesto di amicizia e fratellanza di chiaro stampo “liberale”.
Quindi in discontinuità con il Governo delle Destre – naturalmente -, si comprende proprio ora la ragione profonda per cui non sono state abrogate le leggi vergogna (ad personam e contro Giustizia e Magistratura): se gli americani vogliono la legge del taglione verso una magistratura autonoma ed indipendente (ultimo retaggio di regimi illiberali, sanguinari, comunisti e talebani, sic!), in attesa che approvino la nuova legge e la Cia si riorganizzi con i Nuovi Servizi Segreti disegnati da Scajola (il ministro degli interni noglobal del G8, sic!), pensiamoci noi a darci una mazzata a questi “giudici comunisti” (come disse, non tanto Berlusconi, ma l’autore primo di tale riconoscimento, alias Totò Riina).
Di fronte a cotanto impegno per noi e verso il nostro Paese da parte degli Stati Uniti, come non ospitare ancora 90 testate nucleari sul nostro suolo, come non destinare a loro - per la loro presenza con le Basi in Italia - oltre 3milioni di dollari l’anno (e che li vogliamo mica dare a quei reazionari di Emergency?!, ma che scherziamo, sic!), e soprattutto come dire di no all’allargamento della Base di Vicenza in pieno Centro città dove il nucleo offensivo più consistente e potente militarmente di tutta l’Europa e Mediterraneo troverà ospitalità? Sarebbe da ingrati dire di no, sarebbe proprio un “atto ostile” contro i sentimenti di amore, collaborazione e fraternità pura che Stati Uniti ci donano ogni giorno.
Un ringraziamento particolare a Rosa Maria Villeco Calipari, senatrice della Repubblica, che proprio oggi ha votato per questa linea, rinunciando pubblicamente al “rancore”, intriso in una “richiesta di verità e giustizia” che egoisticamente qualcuno avrebbe, al suo posto, rivendicato per quel servitore dello Stato, marito e padre, ucciso in missione dal “fuoco amico”.
In fondo, come recitavano i versi di quell’inedito di Rino Gaetano, riconsegnatoci in questi giorni da un grande giullare: In Italia si sta bene, anzi si sta male!
PS
Un augurio per una pronta ripresa anche a Franca Rame che per non far mancare il suo sostegno a questa linea di chiara discontinuità con la politica delle destre, nonostante si sia sentita poco bene durante la seduta al Senato di oggi, è riuscita comunque, per questa nuova idea di pace, a portare il suo contributo fondamentale per permettere al Governo Prodi di procedere spedito su questa linea in politica estera, in chiara discontinuità con quella del Governo delle destre, naturalmente.
...(Votazione al Senato, mi interessa poco il risultato. Il senatore a vita Cossiga ha votato no, mi interessa poco anche questo. Il Sen.Cossiga ha anche dichiarato di aver apprezzato del governo Prodi, anzi di Prodi in quanto suo vecchio- e fidatissimo,-amico , la scelta di contrastare l’azione della magistratura contro i servizi segreti. Benedetto sia il governo dei Pollari, della complicità dichiarata e manifesta con la peggiore America, con la peggiore storia e i peggiori vizi del nostro paese. Cossiga,il governo Prodi lo ha benedetto, poi ha ritirato la mano, alla faccia dei malori di alcuni, delle sterzate di altri e della realpolitik ingenua e raffazzonata di quella sinistra , detta radicale ma tristemente veterotogliattiana, che per un attimo si è sentita protagonista nel bene e nel male. Nessuno mi dica che Cossiga è un vecchio, magari pazzo, comunque vecchio rottame del passato, il suo nome è moltitudine: vecchio amico di tanti che al governo ci sono, sostenitore più recente di altri , specchio e consapevole cartina tornasole dello stato immutabilmente sconcio della nostra politica.)... Roberta Anguillesi
PROPOSTA ESPERTI DIRITTO A CONGRESSO:
ITALIA STA VIOLANDO LEGGI
(ANSA) - WASHINGTON, 28 feb - Il pm Armando Spataro e gli altri protagonisti dell'inchiesta su Abu Omar potrebbero aver bisogno presto di avvocati difensori che parlino l'inglese. Nel giorno in cui gli Usa confermano il 'nò all'estradizione degli agenti della Cia ricercati dall'Italia, a Washington spunta l'idea di un contrattacco giudiziario americano: due esperti di uno dei maggiori studi legali d'America, hanno proposto al Congresso di varare una legge che permetta di incriminare i procuratori che in Europa prendono di mira funzionari americani.
«Gli Usa spesso vengono accusati di violare leggi internazionali, ma l'inchiesta italiana è una violazione gravissima di quelle leggi, un orribile esempio di ipocrisia e un insulto agli Stati Uniti», dice all'Ansa David Rivkin, che insieme al collega Lee Casey ha lanciato la proposta oggi con un articolo sul Washington Post. Rivkin e Casey non sono avvocati qualunque. Entrambi hanno lavorato per Casa Bianca e ministero della Giustizia nelle amministrazioni Reagan e Bush padre e sono ora partner del potente studio 'Baker Hostetler'.
«Diciamo che abbiamo una buona reputazione in città - afferma Rivkin - e la useremo per spingere questa idea, sia con i repubblicani, sia con i democratici. Del resto c'è un serio interesse in Congresso perchè a nessuno, neppure a chi è contro l'amministrazione Bush, piace vedere sotto inchiesta 25 uomini e donne che fanno il loro lavoro», cioè gli agenti della Cia accusati del rapimento di Abu Omar. Rivkin ha precisato di non essere in contatto con gli agenti segreti incriminati e di non agire a loro nome.
La proposta di Rivkin e Casey emerge nel giorno in cui il consigliere legale del Dipartimento di Stato, John Bellinger, ha confermato che gli Usa non concederanno l'estradizione degli agenti. Da giorni intorno al caso di Abu Omar sta montando indignazione negli Stati Uniti: il Wall Street Journal, per esempio, per due giorni consecutivi ha pubblicato editoriali di fuoco contro l'Italia, accusando tra l' altro Spataro di essere in malafede e di essersi comportato da «mascalzone».
Il punto-chiave dell'idea di Rivkin e Casey è che la pratica delle 'renditions' è accettata da tempo - viene citato come esempio il caso della cattura in Sudan e il trasferimento in Francia di Carlos lo Sciacallo - e se anche il rapimento di Abu Omar fosse da considerare un crimine, gli agenti della Cia non sono perseguibili per il diritto internazionale. Fin dal XIX secolo, spiegano, è riconosciuta l'immunità a funzionari stranieri che agiscono con il riconoscimento del governo del paese che li ospita. «Mi sembra che a questo punto non ci siano dubbi - afferma Rivkin - che c'era una complicità quantomeno di una parte del governo italiano».
E allora, propongono i due esperti, «se i procuratori italiani possono fare inchieste del genere, diamo lo stesso potere ai procuratori americani nei loro confronti, e poi stiamo a vedere chi avrà vita più difficile...». Rivkin sottolinea che si tratterebbe di un'azione difensiva per gli Usa: «Non parliamo di far sbarcare i Marines nel golfo di Napoli, nè di sanzioni economiche, ma di reagire allo stesso livello».
Quanto agli eventuali bersagli di un'azione legale americana, per Rivkin si tratta di «individuare chi è coinvolto e poi procedere, a tutti i livelli: se si indaga su una rapina in banca, si può incriminare chi l'ha eseguita, ma anche chi guidava l'auto o chi ha venduto le armi ai rapinatori».
«Se il ministero della Giustizia italiano firmasse le estradizioni - conclude Rivkin - si renderebbe complice. Fino ad ora ha sempre detto no, ma è poco: rigettare una richiesta è solo una posizione passiva. È scandaloso ciò che sta avvenendo a queste 25 persone, che sono anche in pericolo perchè è stata svelata la loro identità. Il governo italiano deve fare molto di più, altrimenti questa storia danneggerà profondamente le relazioni tra Italia e Usa».(ANSA).