
Cosa Nostra lo ha condannato a morte ed il PD lo abbandona. Ecco quello che accade nella "nuova politica" del Paese. Il cosiddetto rinnovamento
è continuare a candidare impresentabili, collusi e conniventi con mafia e
malaffare, ed eliminare, escludere isolare, coloro che hanno fatto - da sempre -
una scelta netta e inequivocabile di lotta alla mafia. Giuseppe Lumia... vice
presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, da sempre impegnato nella
lotta alle organizzazioni mafiose ed alle loro collusioni è stato messo fuori,
nemmeno candidato. Provenzano lo condannò a morte, lui non chinò mai il capo e
si è sempre impegnato per far sì che la lotta alla mafia divenisse una priorità
nazionale, perché non vi fosse alcun santuario intoccabile e nessuna impunità
per i responsabili di collusioni, connivenze, contiguità (cioè complicità). Aveva da sempre
interpretato la lotta alla mafia non come questione politica di parte ma come
dovere civile. Si era sempre impegnato per non lasciare soli coloro che
denunciavano, quanti erano vittime, tutti quei movimenti ed associazioni che si
impegnano nella lotta alle mafie. Veltroni lo sbatte fuori.
Lumia si era occupato, in ultimo, per esempio, per la Commissione, dell'analisi
e delle proposte per rendere effettivo, tempestivo e certo il riutilizzo dei
beni confiscati alle mafie. Aveva quindi dovuto affrontare quelle colpevoli
gestioni del Demanio che, con la protezione di Vincenzo Visco, rendeva
inefficace la normativa di aggressione al patrimonio mafioso. La risposta non è
tardata: Lumia è fuori e con questo diviene palese il segnale inquietante della
scelta di isolare il movimento antimafia. La maschera del nuovo Pd, della "alleanza
per la Legalità"
con Di Pietro, è stata gettata!
Con sgomento e rabbia, ma anche con determinata volontà di andare avanti e non
cedere a queste devastanti scelte, rinnoviamo la nostra stima ed il nostro
sostegno a Beppe Lumia.
In compenso, per fare due esempi il nuovo PD, con
"l'alleanza per la Legalità" con Di Pietro, candidano: in Sicilia, Vladimiro
Crisafulli, noto frequentatore e amico di boss mafiosi con cui discute delle
opere pubbliche e degli appalti [estratto da "I complici" di Abbate e Gomez], ed in Calabria Maria Grazia Laganà - indagata dalla
DDA di Reggio Calabria - che con suo padre e Fortugno aveva "nomali
contiguità" (come scritto, per giustificarne i comportamenti, anche dal
"giornalista" de l'Unità Enrico Fierro) con la 'Ndrangheta e su cui
abbiamo ampliamente parlato [speciale Asl Locri - speciale Fortugno-Laganà-Asl9]
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