Finalmente hanno smesso di fingere. Finalmente il Partito Democratico, al
momento della presentazione dei candidati, ha gettato la maschera del partito
innovatore, del nuovo, del meglio e soprattutto del partito che, avendo nella
coalizione siciliana Rita Borsellino, si faceva paladino dell'antimafia...

Semplicemente si è mostrato per quello che è. Una perfetta schifezza, dal punto
di vista politico, etico e morale. E ha pubblicamente preso una chiara
decisione: noi la mafia non la lottiamo. Non ce ne frega nulla. Lo ha
dimostrato con la scelta di alcuni uomini e l'esclusione di altri. Cominciamo
dai secondi. Hanno fatto fuori Beppe Lumia, impegnato da sempre nella lotta
vera alla mafia, quella che si fa con le leggi, con le commissioni. Era stato
anche presidente di quella Antimafia, nel 2000. E proprio a quel tempo era
stata emessa la sua condanna a morte, da Provenzano in persona. Stava lavorando
troppo e troppo in fondo, meglio ucciderlo, come riferì il pentito Giuffrè. Poi
l'omicidio non si fece per l'eccessiva eco che avrebbe scatenato. Oggi, in
compenso, gli hanno revocato la scorta. Morale: finite pure il lavoro. Il Pd ha
deciso di parcheggiarlo, assieme a Nando Dalla Chiesa, non concedendogli le
deroghe. In compenso hanno fatto posto agli obrobri, ai peggiori uomini della
Sicilia. E indovinate chi hanno inserito? Proprio lui, il mio cruccio, la mia
vergogna:
Vladimiro Crisafulli, dimostratosi, anche davanti alle telecamere
nascoste, oltre che telegenico, anche intimo amico del mafioso Bevilaqua, di
Enna. Parlavano di affari e assunzioni, ed è addirittura Crisafulli a mettere
in riga il mafioso che si allargava con le richieste. Proprio oggi,
combinazione, il candidato alla Regione Sicilia, Anna Finocchiaro, aveva accanto
Crisafulli, ad Enna, nell'Auditorium dell'Università Kore. Tutti e due,
assieme, uno accanto all'altra, a salutarsi ed abbracciarsi come vecchi amici.
Bel segnale, bel segnale. "Suonala ancora Uolter". Il secondo, che in
confronto a Crisafulli è un chierichetto, è
Luigi Cocilovo, che secondo la
sentenza del tribunale di Palermo, fu il collettore di una tangente da 350
milioni di lire (mentre era sindacalista della Cisl) "donata"
dall'imprenditore messinese Domenico Mollica, per placare gli scioperi degli operai
nei suoi cantieri. Il processo finisce in modo paradossale: Mollica condannato
a tre anni per aver corrotto Cocilovo, Cocilovo assolto. Il tutto perchè,
grazie alla legge sul Giusto Processo, le dichiarazioni non ripetute in sede
dibattimentale, valgono solo contro chi le pronuncia e si autoaccusa e non
contro chi viene tirato in ballo. A proposito di Cocilovo, piccola chicca.
Dichiara Mollica che, al momento della consegna della tangente, Cocilovo svuota
il denaro sul tavolo e poi saluta l'imprenditore-corruttore. Ma mentre Mollica
esce, Cocilovo lo richiama e gli dice che pretende anche la valigetta di pelle,
una Cartier, "dal valore di 4 milioni di lire", dice sconsolato e
scocciato Mollica per l'ulteriore pretesa. Il terzo è un ex mastelliano,
Nuccio
Cusumano, l'uomo stordito dallo sputo di Barbato durante la bagarre-fiducia del
Senato-osteria. Lui era stato coinvolto in una indagine per concorso esterno in
associazione mafiosa e poi prosciolto. Fu arrestato invece nel 1999 per la
gestione degli appalti dell'ospedale Garibaldi di Catania. Nel 2007 fu assolto.
Ma c'è una piccola parentesi. Poco prima della sentenza di assoluzione,
Cusumano si reca a Catania con Mastella (già ministro della giustizia) e chi
incontra a porte chiuse? Il procuratore generale, Gianni Tinebra, appena
nominato, che assolverà Cusumano nel 2007. Mastella nega tutto, poi i Radicali
mostrano un video che riprende i tre. Tinebra, per amor di cronaca, è lo stesso
che a Caltanissetta archiviò l'inchiesta di Luca Tescaroli sui mandanti occulti
della strage di Via d'Amelio. Io aspetto solo che, pubblicamente, qualsiasi
esponente del Pd si permetta di parlare di lotta alla mafia. A quel punto, uomo
o donna che sia, gli sputerò in faccia. Lo giuro. Dovete solo vergognarvi.
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