Gian Antonio Stella ha scritto ieri sul Corriere della
questione Sanità - Politica. Ha offerto una ampia panoramica. Non ha affrontato
nemmeno una volta la realtà della Liguria, dove - come ha evidenziato
l'inchiesta de Il Secolo XIX, condotta dai giornalisti Marco Menduni e
Ferruccio Sansa - tutto è piegato alla clientela politico-massonica, sotto
l'attenta regia di Claudio Burlando e della sua associazione Maestrale...
Come
mai? Che forse Gian Antonio Stella, autore dei notissimi libri "la Casta" e "la
Deriva", voglia aspettare di denunciare i fatti certi del blocco di potere di
Claudio Burlando direttamente davanti al "popolo" di Claudio Burlando, quando
sarà suo ospite, insieme a Luciano Violante all'incontro del "Maestrale"?
Sarebbe l'unica spiegazione logica per trovare coerenza tra quello che scrive
nei libri e certi incontri con "la Casta", ma fino ad allora non lo sapremo,
anche perché non ci è ancora giunta nessuna risposta alla e-mail che gli
abbiamo inviato.
PS 1
Abbiamo notato invece che ha risposo ad altri, come ad esempio molti dei
cittadini dei Meetup di Beppe Grillo, affermando che lui non conosce Claudio
Burlando, Maestrale e, quindi, la realtà ligure. Strano per un giornalista che
ha deciso di denunciare le storture della politica e dei suoi principali
esponenti nei governi locali, regionali e nazionale. Forse capiremo di più
nell'ascoltarlo accanto a chi strinse il "patto di garanzia" con (per) Silvio
Berlusconi, ovvero Violante, ed insieme a Claudio Burlando. Sarebbe molto
triste se chi denuncia "la Casta" alla fine si rivelasse - volente o nolente - stampella
della "Casta"... non sarebbe un bell'esempio, nel già destatane panorama
italiano.
PS 2
Lo speciale dell'inchiesta sulla Sanità in Liguria
PS 3
L'articolo del 17.07.2008 del Corriere
Dietro gli scandali - Il pantano della sanità
di Gian Antonio Stella
Per favore, lo stupore no. Almeno quello ci sia risparmiato. I nuovi
scandali che squassano il mondo della sanità dall'Abruzzo alla Lombardia, al di
là delle responsabilità delle persone coinvolte cui auguriamo di dimostrare una
cristallina innocenza, sono frutti di un pantano da tempo sotto gli occhi di
tutti.
Ma certo, esistono straordinarie professionalità, ospedali eccellenti e
migliaia di medici e infermieri che lavorano benissimo. E ignorarlo sarebbe
ingiusto. La ripetitività con la quale scoppiano certi bubboni, anche in realtà
complessivamente virtuose, segnala tuttavia un'infezione profonda.
Dal famoso pouf riempito di banconote e gioielli dalla moglie di Duilio
Poggiolini alle migliaia di analisi-fantasma pagate a Giuseppe Poggi
Longostrevi, dai rimborsi a Villa Santa Teresa di Bagheria pagati 21 volte più
che a Milano fino ai polmoni asportati a ignari pazienti della «Santa Rita»
solo per aumentare il fatturato, un filo conduttore c'è: il caos. Il modo
disordinato e spesso indecente col quale alcune Regioni hanno usato la
crescente autonomia ottenuta nella gestione della Sanità. Un caos dentro il
quale è successo e può succedere di tutto.
Il Libro Verde dell'Economia di qualche mese fa è ricco di esempi
sconcertanti. Com'è possibile che un dipendente prenda in media 38 mila
euro in Friuli-Venezia Giulia e 51 mila in Campania? Che un posto letto costi
455 euro al giorno negli ospedali lombardi e 897 (quanto una suite al Plaza di
New York) al San Camillo di Roma? Che i parti cesarei siano il 23% in Alto
Adige e il 59% in Campania? Che la Sicilia abbia da sola un quarto di tutti gli
ambulatori e i laboratori privati accreditati? Che ci siano reparti, come
chirurgia vascolare a Catanzaro, che vengono tenuti in vita anche se in un anno
occupano il 4% dei posti letto? I grandi buchi nascono da lì. Dal caos
anarchico e clientelare che in questi anni, nel nome di una autogestione male
intesa, ha consentito a ciascuno di fare come gli pareva. Al punto che solo in
queste ultime ore e solo dopo durissime polemiche i manager delle Asl campane
hanno sospeso (per adesso) la decisione di auto- aumentarsi di 30 mila euro
l'anno la propria busta paga. Un aumento indecoroso. Tanto più perché parallelo
all'arrivo dei nuovi dati sul buco sanitario regionale. Sprofondato ormai a
circa dieci miliardi di euro. Per non dire degli abissi finanziari del Lazio o
della Sicilia, dove pochi giorni fa la Corte dei Conti ha demolito il bilancio
consuntivo regionale sottolineando che con i suoi 8 miliardi e mezzo di euro la
Sanità isolana pesa «il 30% in più di quanto si spende per la Sanità in
Finlandia».
«Lei è un irresponsabile », ha detto gelido Giulio Tremonti a Roberto Formigoni
che contestava i tagli imposti da Roma. L'impressione, però, è che sia tutto il
sistema a non volersi assumere fino in fondo le proprie responsabilità. Basti
ricordare che alla Sanità (il cui ministero è evaporato nella ridistribuzione
dei posti di governo) erano dedicate sette righe nel programma elettorale del
Pdl, sei in quello del Pd. Tutti e due centrati su una promessa: l'eliminazione
delle liste d'attesa. Forse, con una spesa salita a oltre 102 miliardi di euro
e uno scandalo al giorno, c'è da fare qualcosa di più.