Sulla base dell'esperienza e delle iniziative promosse dai Comitati di Addopizzo e delle Associazione Antiracket, anche a Genova abbiamo predisposto un decalogo Antiracket, chiedendo alle associazioni dei commercianti di aiuttarci a stamparlo e distribuirlo, nessuno ha risposto...
DECALOGO ANTIRACKET
1. Non sottovalutare mai la prima telefonata, il primo segnale "strano", il primo passaggio nel negozio di persone sospette.
2. Mettiti subito in contatto con i reparti investigativi specializzati (DIA, SCO, GICO), eventualmente chiamaci per promuovere il primo contatto. In questa fase un tempestivo rapporto con i reparti investigativi specializzati nel contrasto alle organizzazioni mafiose è la massima garanzia di tutela e può non richiedere la formale denuncia del presunto estortore, né è detto che il passaggio successivo debba essere sempre e in ogni caso la deposizione in tribunale.
3. Mettiti subito in contatto con i tuoi colleghi. Se ti è stato chiesto il pizzo, sicuramente è stato chiesto anche ad altri. Rivolgiti ad associazioni che sul territorio operano nel contrasto alle attività delle mafie, noi siamo pronti ad aiutarti. Il solo coraggio può non bastare, serve un azione comune: quando si è in tanti a denunciare nessuno può essere colpito dalla rappresaglia, si è tutti più sicuri.
4. Collabora senza riserve con i reparti investigativi e con la Magistratura. Chiedi che in questa fase ti sia garantito il necessario anonimato. Si possono attivare indagini per "incastrare" gli estortori, senza essere chiamati direttamente in causa (si possono trovare altre e decisive prove, come ad esempio con le intercettazioni ambientali).
5. Quando si presenta l'estortore cerca sempre di prendere tempo, non chiudere subito la trattativa con un sì o con un no. Fai presente, ad esempio, le tue difficoltà economiche, cerca di trattare sull'importo che ti viene richiesto. Bisogna farli arrestare tutti. Non precipitare i tempi serve a fare venire allo scoperto il maggior numero di persone coinvolte per non fare arrestare solo l'ultima ruota del carro e serve perché i reparti dello Stato possano acquisire il maggior numero di prove e che avendoli informati ti tuteleranno.
6. Non fidarti dei falsi amici. Alle volte si presenta, dopo che hai ricevuto una minaccia o un danneggiamento, qualcuno che si offre per "mediare". Di solito è un altro imprenditore o commerciante che già paga da molto tempo, o è un “amico vero solo degli estortori”. Non vuole aiutarti, vuole solo aiutare la mafia convincendoti a cedere. Quando ti dice che "tanto pagano tutti", che "in fondo si può trattare sull'importo del pizzo", "che lo Stato non è in grado di proteggere chi lavora", che “in fondo è un'assicurazione” ed altro ancora, parla per conto della mafia.
7. Non cedere alla paura. Se vi è un'associazione accanto a te, se hai informato i reparti preposti dello Stato, non sei più solo. Parlare con i tuoi colleghi ti aiuta ad essere più forte. L'estortore ti appare forte solo perché tu sei impaurito e, quindi, debole. Quando subisci un intimidazione, trova la forza per resistere nella solidarietà di chi ti è vicino e dei tuoi colleghi che come te non vogliono pagare il “pizzo”. Se cedi adesso, hai ceduto per sempre. Questo è il momento più delicato, devi assumerti la responsabilità più impegnativa. Mai e poi mai bisogna pagare. Non ti conviene. La tua convenienza è nella denuncia. Potrai liberamente continuare a lavorare, non bisogna dargli il tempo di aumentare il loro controllo sul territorio.
8. Se hai subito dei danni, c'è la legge antiracket che ti risarcisce. Non dimenticare che la domanda al Fondo di solidarietà deve essere fatta entro 120 giorni dal danneggiamento. La legge ti risarcisce gli eventuali danni ai beni mobili e immobili e anche il mancato guadagno.
9. Insieme all'associazione ricerca la solidarietà dell'intera comunità. Non dimenticare che è la solitudine e l'isolamento ad esporre chi denuncia. La vera protezione della tua persona è il sostegno dei cittadini e della società civile. La lotta al racket non è solo per difendere la tua azienda, ma per difendere tutta la comunità. Non avere esitazioni nel contrastare possibili sottovalutazioni del fenomeno: spiega che è sempre meglio intervenire all'inizio quando è più facile contrastare il racket. Se si lascia tempo per radicarsi occorrono poi più sforzi ed i rischi aumentano per tutti. Se si denuncia subito li si ferma prima che possano arrecare danni.
10. Ora non sei più solo. Sarà molto difficile colpirti. Bisogna - anche attraverso l'associazione - costituirsi parte civile nel processo penale. Con fiducia bisogna aspettare la sentenza di condanna.