Il blog ha intervistato Gian
Carlo Caselli, procuratore generale di Torino, sulle
ultime leggi proposte dal governo in tema di giustizia...
"Quello sulle intercettazioni è un progetto di Legge per il quale le
bocce sono ancora in movimento. Il movimento era cominciato con prospettive assai
preoccupanti. Il Presidente del Consiglio ha detto pubblicamente che
le intercettazioni dovevano essere limitate a fatti di mafia e terrorismo.
Quindi con l'esclusione di malasanità, cattiva amministrazione, corruzione,
concussione eccetera... Poi nel progetto di Legge che è stato successivamente
presentato, il bacino di utilizzabilità delle intercettazioni è stato allargato
e tuttavia restano fuori reati di forte allarme sociale: l'associazione a
delinquere, l'usura, il sequestro di persona, la rapina non
aggravata, lo sfruttamento della prostituzione eccetera. Allora, è vero che
quando si parla di intercettazioni c'è un problema che è quello di non
utilizzare e meglio ancora non pubblicare, ciò che non ha a che fare con
l'oggetto del processo con l'accertamento della verità, le conversazioni che
riguardano terzi, cioè soggetti che col processo non centrano niente, e con conversazioni
che pur riguardando soggetti del processo, toccano argomenti che non sono
pertinenti al processo.
Impedire l'utilizzazione nel processo e la pubblicazione fuori dal processo di
conversazioni riferibili a terze persone di fatti non pertinenti, è secondo me
un dovere imprescindibile e su questo versante quando il progetto di Legge
fissa dei paletti, muove nella direzione giusta. Ma attenzione! Questo progetto
di Legge vieta la pubblicazione di tutte le intercettazioni,
anche quelle pertinenti al processo, l'Articolo 2 di questo progetto di Legge
dice: "E' vietata la pubblicazione, anche parziale, per riassunto
o nel contenuto di atti di indagine preliminare nonché di quanto acquisito, al
fascicolo del pubblico ministero o del difensore, anche se non sussiste più
alcun segreto fino a che non siano chiuse le indagini preliminari." Questo
significa che si potrà pubblicare a malapena il nome dello indagato. Non il
reato per cui è indagato, non le prove raccolte dall'accusa, non gli elementi
raccolti a discarico dalla difesa. Anche quando si tratta di fatti non più
segreti non si potrà sapere nulla di nulla per mesi o magari
per anni finché le indagini non si saranno concluse. Questo è pericoloso!
Non soltanto perché viene spazzato via il diritto di cronaca, ma anche perché
qualunque potere pubblico e la magistratura in primis, deve
poter essere sottoposto al cosiddetto controllo sociale. Si
deve sapere cosa fa la magistratura, cosa sta facendo. Per dire se è giusto o
sbagliato quello che sta facendo. Se io pm posso lavorare in segreto assoluto,
senza che nessuno sappia nulla, al limite posso compiere le nefandezze più
nefande che nessuno sa niente è questa, chiedo, è democrazia?
Mi sembra obiettivamente pericoloso. C'è un altro profilo da prendere in considerazione
ed è che le intercettazioni possano durare soltanto 3 mesi. Ora far durare le
intercettazioni soltanto 3 mesi cioè in uno spazio di tempo che in moltissimi
casi può essere insufficiente per dover interrompere sul più bello le
intercettazioni, non è vietare le intercettazioni ma è svuotarle, depotenziarle,
in maniera che per quanto riguarda l'incisività delle indagini può essere
pericoloso. Ma c'è un punto ancora più eclatante per la sua gravità: se ad
esempio viene disposta una intercettazione per un fatto di rapina, e ascoltando
i presunti rapinatori questi confessano un omicidio e forniscono prove sicure
precise e concrete dell'omicidio di cui stanno parlando be' non vale! Il
progetto di Legge stabilisce che vale soltanto per ciò che forma oggetto del
procedimento all'interno del quale l'intercettazione è stata disposta.
Per cui se nelle conversazioni si parla d'altro tipo di un omicidio all'interno
di indagini per una rapina, per l'omicidio non si può fare
nulla. Uno prende e butta via o si tappa le orecchie che ne
so... Ci sono dei problemi di costi legati alle intercettazioni, indubbiamente.
Non cito il mio amico Marco Travaglio che è sospettato di essere un
giustizialista come me, cito il Corriere della Sera, cito Luigi Ferrarella che
nell'articolo intitolato "Una sfilza di leggende" come una delle tante secondo
cui saremmo tutti intercettati! Non è vero. Per esempio alla Procura di Torino
ci sono centinaia di migliaia di processi soltanto lo 0,2% prevede l'utilizzo
di intercettazioni, in un paese in cui abbiamo ancora grandi problemi di
crimine organizzato, grandi problemi di reati economico-finanziari, e non è un
caso che in testa al volume delle intercettazioni ci siano Palermo, Catania
Reggio Calabria e Milano.
Costano troppo le intercettazioni, è vero che costano! Ma perché costano?
Ogni volta che lo Stato acquisisce un tabulato telefonico paga 26 euro alla
compagnia telefonica e deve versare al gestore circa 1,6 euro al giorno per un
telefono fisso, 2 euro al giorno per un cellulare, 12 al giorno per un
satellitare. E qui nessuno guarda all'estero, stranamente, dove quasi tutti gli
Stati o pagano a forfait le compagnie telefoniche o addirittura le vincolano
a praticare tariffe agevolate nell'ambito del rilascio della concessione
pubblica. Io ti do una concessione pubblica, poi quando per un servizio
pubblico pretendo, richiedo una prestazione, ve la faccio pagare come in tutti
i paesi del mondo ad un prezzo giusto.. da noi non avviene quindi si paga
troppo, ultimissima considerazione è che a fronte dei costi ci sono anche dei
ritorni. Sempre Ferrarella inchiesta Antonveneta costo dell'indagine 8 milioni
di euro, soldi recuperati da risarcimenti versati da 64 indagati per poter
patteggiare 340 milioni, alcune decine dei quali messi a bilancio dello
Stato per la realizzazione di nuovi asili. Ecco quindi che la realtà è un po'
più complessa di come ci si vuol far credere. La realtà poi non può prescindere
da questa considerazione di base. Le intercettazioni sono indispensabili,
moltissime volte decisive per arrivare alla verità. E verità significa molte
volte sicurezza dei cittadini. Parliamo tanto di sicurezza. Va bene!
Siamo coerenti! Non parliamone soltanto quando ci occupiamo di certi argomenti,
i rom per esempio e non ne parliamo più quando ci occupiamo di intercettazioni.
Se sicurezza dev'essere sicurezza sia sempre allo stesso modo. La sospensione
dei processi è il risultato di un emendamento introdotto nel decreto Legge
sicurezza. Bene, si congelano processi che riguardano sequestri di persona,
estorsione, rapina, furti in appartamento, scippi, associazione a
delinquere, stupro e violenza sessuale aborto clandestino, bancarotta
fraudolenta, sfruttamento prostituzione, frodi fiscali, usura, falsificazione
documenti pubblici, corruzione, rivelazione del segreto d'ufficio, reati
informatici, vendita di prodotti con marchi contraffatti, detenzione di materiale
pedo-pornografico, porto e detenzione d'armi anche clandestino omicidio
colposo con violazione delle norme sulla circolazione stradale, calunnia,
truffa comunitaria, incendio, traffico di rifiuti, adulterazione di sostanze
alimentari, quasi tutte materie che hanno a che fare con la sicurezza dei
cittadini. Chi ha subito questi reati e non vede celebrati i processi, che sono
sospesi per un anno, come può dirsi tutelato nel suo diritto di avere più
sicurezza anche attraverso il riconoscimento delle responsabilità di chi
alla sua sicurezza ha attentato e dopo un anno di blocco dei processi ci sarà
un ingorgo processuale spaventoso. Nessuno sa quanti processi saranno sospesi:
l'Anm calcola che saranno circa 100 mila. Una montagna che quando comincerà a
smottare perché tra un anno tutto dovrà rimettersi in cammino l'ingorgo sarà
davvero incredibile e i problemi della giustizia invece che essere avviati
verso una soluzione saranno altrettanto aggravati. Bill Clinton, ex
presidente degli USA l'uomo più potente del mondo, ha avuto 7 procedimenti
dai quali 6 è uscito indenne, nella settima rimane impigliato in una vicenda
che sta a metà strada tra il pubblico e il privato, ma mai gli è passato per
l'anticamera del cervello di prendersela col suo giudice. In tutti i paesi
democratici la giurisdizione viene magari criticata ma rispettata!
Accettata! Perché è perno e fondamento della Democrazia e della convivenza
civile. Se questo avviene soltanto nel nostro paese, ecco un modo per concepire
la Democrazia che non può non suscitare qualche perplessità." Gian
Carlo Caselli