Luigi Pio Ciotti ha superato ogni possibile limite di decenza e dimostra che le critiche che abbiamo mosso, in questi anni, a certe pratiche e concezioni di “Libera” erano più che mai fondate.
Davanti ad un bando pubblico per assegnare un bene confiscato quale la tenuta di Suvignano, a Siena, cosa va a tuonare il prelato leader di Libera? Quattro parole: “Lo Stato si fermi!”. Ma stiamo scherzando? No, purtroppo non è uno scherzo. Per loro invece è lo Stato che si deve fermare, perché loro – Libera - con l'accordo della Giunta “rossa” della Regione Toscana, della “rossa” Arci, dell'Amministrazione “rossa” del Comune di Monteroni d'Arbia e la “rossa” Provincia di Siena - il bene lo volevano assegnato alla loro rete, a prescindere... perché così, quasi esistesse una sorta di (loro) diritto "divino"...
Marco Travaglio continua nella sua pratica di giornalista di parte, piega e mistifica realtà e fatti, non per informare i cittadini ma per tutelare gli amici, quindi, indirizzare l'opinione pubblica nel "credo" da lui amato. Comportamento legittimo, per carità... ma che ben poco ha a che fare con la veste di giornalista indipendente che vorrebbe incarnare. Così c'è la volta che parte alla carica di chi osa toccare i suoi amici, c'è la volta che si sovverte la realtà per giustificare certi comportamenti o atti, c'è la volta che indossa la divisa del pompiere... basterebbe che lo dicesse: tengo amici, e gli amici miei non si devono toccare. Ed invece no... lui che ci ha abituati a dire cose serie su molti protagonisti e misfatti della politica italiana, poi, quando si tratta dei suoi amici, di coloro per cui gode di simpatia politica, si mette a fare propaganda e contropropaganda, a seconda del bisogno, così che in tanti, troppi, ci cascano e pensano che anche in quel caso, di giornalista militante e non quindi di giornalista indipendente, lui parli con obiettività. Ed ora, sulla questione Grillo, ha superato se stesso, oltre ogni limite di decenza, assumendo quella veste di amico avvocato difensore, che non solo non guarda ai fatti, ma che attacca senza freno chi osa guardarli ed indicarli, come avviene con l'editoriale odierno contro Antonio Amorosi ed il Tg3. Ed allora parliamone un attimo...
Ancora una volta apprendiamo di messaggi interni alla “rete” di LIBERA perché escono dalla “riservatezza” delle loro comunicazioni ed approdano sul web. Noi non abbiamo mai “insultato” nessuno di LIBERA. Abbiamo espresso critiche, anche forti, ed abbiamo sempre indicato con precisione fatti e circostanze. Abbiamo, su questo, chiesto chiarimenti e confronto. Senza mai ricevere risposta. Saremo fatti male ma a noi non interessa “colpire” o “distruggere” LIBERA, bensì che questa torni all'origine, ovvero struttura indipendente e libera da condizionamenti di politica ed imprese. Abbiamo anche detto che non vi è nulla di male a farsi “struttura” di parte, come è, negli anni, purtroppo, divenuta LIBERA, ma questa scelta, crediamo, per correttezza, dovrebbe essere ammessa e non negata. Fatta questa premessa, veniamo al dunque di questa nuova “uscita” di LIBERA, con questa “nota interna”...
E' difficile che le cose che non funzionano vengano indicate quando riguardano quelli che sono una sorta di “santuari” della cosiddetta società civile. Eppure le distorsioni, i problemi, anche seri, ci sono. Sono fatti che, messi uno accanto all'altro, ci dicono che qualcosa non va. Rompiamo questo silenzio, ponendo alcune semplici domande e dando a queste una risposta. Non è per polemica, ma per dovere di cronaca, per elencare i fatti di una questione “politica”. Siamo convinti che solo guardando in faccia la realtà sia possibile migliorare e correggere quegli errori che troppo spesso impediscono di fare passi avanti nella lotta alle mafie ed all'illegalità. Il confronto e non la chiusura è strumento essenziale nella democrazia, e lo è ancora di più quando si parla di strutture importanti, come è Libera...