Con la vasta operazione antimafia coordinata dalle DDA di Milano e Reggio Calabria è stato assestato uno dei colpi più duri alla ramificazione della 'Ndrangheta nel Paese e finalmente si è resa evidente quell'evoluzione organizzativa, che da tempo indichiamo, e che ha visto il costituirsi di un "vertice" unitario anche per la criminalità organizzata calabrese.
Sono state colpite le ramificazioni nel nord di potenti clan come i Bellocco-Pesce, i Pelle, i Commisso, gli Acquino-Coluccio, i Mazzaferro, gli Oppedisano, gli Alvaro, i Longo ed i Iamonte e soprattutto sono stati individuati e colpiti i "colletti bianchi" ed i cosiddetti "insospettabili", come nel caso del Direttore della ASL di Pavia, Antonio Chiriaco.
Un'inchiesta che ha messo in evidenza anche sulla Lombardia la forte capacità di influenzare il voto da parte delle cosche della 'ndrangheta e la propensione dei politici a stringere patti con gli uomini delle 'ndrine per rastrellare voti utili alla propria elezione nelle competizioni elettorali.
Tra i 300 arresti ve ne sono anche in Liguria ed a Genova spicca quello di "Mimmo, il boss del fagiolino", ovvero di quel Domenico "Mimmo" GANGEMI di cui ci siamo occupati sul sito e con un iniziativa proprio giovedì scorso.
Eccolo in due delle foto che come "Casa della Legalità" abbiamo scattato il 20 febbraio scorso, a Genova, prima delle elezioni Regionali e che abbiamo già passato a chi di dovere da tempo, insieme ad alcuni video sulla medesima iniziativa. Nelle foto si vede il boss GANGEMI parlare con l'entourage di Aldo Praticò (e con il Praticò stesso), consigliere comunale di Genova ed allora candidato anche alle Regionali (dello stesso partito del MINASSO che nell'imperiese si è fatto dare i voti dal clan dei PELLEGRINO e dall'amico di Messina Denaro, Giovanni INGRASCIOTTA, come rivelato da Il Secolo XIX). Il GANGEMI venne fatto accedere nell'area riservata dell'iniziativa elettorale dell'associazione dei calabresi di PRATICO', dove si ritrovavano i rappresentanti della Giunta SCOPELLITI di Reggio Calabria, agenti dell'Arma dei Carabinieri in veste privata, il PRATICO' stesso ed il suo entourage.
Più tardi altri dettagli... ora siamo fuori sede visto che ci siamo recati a Savona per depositare la querela a carico del boss FAMELI Antonio ed altri per i fatti di giovedì scorso a Loano, e per inviare una dettagliata relazione al Prefetto di Savona con richieste di provvedimenti urgenti sulla realtà savonese.
"La Liguria è 'ndranghetista" è una delle frasi intercettate e riportate nell'Ordinanza della maxi operazione contro la 'ndrangheta al nord... [clicca qui per leggere il volume dove si parla della Liguria] o meglio quella che appare come la prima maxi operazione contro la 'ndrangheta che ha messo le sue radici nel nord. E come abbiamo sempre detto: se le 'ndrine hanno potuto entrare è perché qualcuno la porta agli 'ndranghetisti l'ha aperta. Ed a mostrarsi ottimi portinai si sono evidenziati da un lato i politici, in cambio di pacchetti di voti (e magari anche di un bel po di mazzette), e dall'altro i professionisti e le grandi imprese per cui l'odore dei soldi sporchi non conta.
Ed è su questo aspetto che da tempo insistiamo, perché è qui, nei rapporti con la politica (e quindi con le pubbliche amministrazioni) e con l'economia e la finanza, che le organizzazioni mafiose hanno trovato preziosi alleati, in Lombardia come in Liguria, in Emilia Romagna come in Piemonte, Toscana e così via... ben oltre i confini di quel Mezzogiorno entro i quali la retorica e l'ipocrisia hanno fatto credere che le mafie fossero rintanate. Eppure qui, in Liguria, la retorica e l'ipocrisia trionfano ed il 15 luglio andrà in scena l'ennesimo insulto alla decenza ed alla ragione: sfileranno a Sanremo contro le mafie, con Libera, quei partiti (tutti) che hanno tra le loro fila uomini e donne che con le mafie hanno accettato di dialogare, convivere, collaborare... in cambio di pacchetti di voti. Uomini e donne contigui (se non peggio) alle cosche che i rispettivi partiti sono sempre pronti a difendere a spada tratta.
Partiamo da qui ed andiamo a ritroso nel tempo. Partiamo dagli arresti, qui a Genova... a quegli arresti che appaiono l'avvisaglia della tanto attesa "spazzata via" degli 'ndranghetisti che dominano nelle diverse province, a partire dalla tanto "custodita" terra del savonese, dove l'asse dei grandi "casati" della 'ndrangheta, quello dei Morabito-Palamara-Bruzzaniti e dei Piromalli, hanno trovato intesa piena con la collaborazione della potente cosca dei Gullace-Raso-Albanese, sotto il manto protettore chiamato "massoneria".
Ed allora partiamo dall'alba odierna ed andiamo indietro nel tempo...
Ennesima conferma sulla centralità della Valpolcevera a Genova per i traffici criminali viene dagli 8 arresti effettuati dalla Squadra Mobile di Genova, diretta da Gaetano Bonaccorso, sabato 26 giugno, tra Genova, Lodi e Calabria.
La droga era l'ecstasy destinata alle discoteche della Riviera, probabilmente quelle legate agli amici degli 'ndranghetisti Nucera e Bruzzaniti che dominano il Tigullio, dove di droga ne scorre a fiumi tranne quando arrivano i controlli, quasi ci fosse un sol levante che segnala il pericolo e la roba "svanisce". Ed il gruppo aveva nella propria disponibilità anche armi, tre pistole con silenziatore...
Pare proprio che non la vogliano capire, o meglio sanno ma fanno finta di nulla e si inventano una "Fiaccolata per la Legalità". Questi sono i politici in Liguria e questa è l'antimafia da corteo, cioè l'ipocrisia totale: prima gli danno quello che vogliono e poi fanno le parate contro.
Alcuni giorni fa abbiamo scritto un analisi attenta della situazione ligure, basata su fatti noti da anni. E' un esposizione ancorata alle risultanze delle inchieste e delle attività investigativa, non su opinioni o suggestioni. E' stata pubblicata dal sito de Il Secolo XIX leggibile a tutti. Ma i partiti, i politici hanno fatto finta nulla e sulla situazione del Ponente ligure hanno partorito un topolino... un topolino già morto: una "fiaccolata" da fare tutti insieme appassionatamente per dirci che si fa lotta alla mafia. Sono ridicoli, anzi vergognosi... e con questa ipocrisia sono anche pericolosi.
Ed ecco perché, schematicamente, con qualche esempio...
Partiamo proprio dal tentativo di corrompere un giudice messo in atto dai Mamone, ed in particolare da Gino Mamone. Questi, attraverso Domenico Casagrande, dell'Outlet di Savignone, voleva scoprire se vi era la possibilità di corrompere il sostituto procuratore Francesco Pinto, ovvero il pm titolare delle diverse inchieste che riguardano la sua principale società, la Eco.Ge e lui stesso per associazione a delinquere finalizzata alla turbativa di incanto al fine di "controllare" l'assegnazione degli appalti e subappalti di demolizioni e bonifica nelle aree della Acciaierie di Cornigliano, oltre che per corruzione finalizzata all'ottenimento del via libera del Comune di Genova per la realizzazione del progetto (dell'arch. Vittorio Grattarola) nell'area dell'ex Oleificio Gaslini, quella relativa alle false fatturazioni con creazione di fondi neri da utilizzare per corrompere, ma anche per filoni che portano alla Stoppani tra Arenzano e Cogoleto...
Il TAR della Liguria ha bocciato e reso nullo in PUC approvato dalla Giunta Pericu nel 2000. Non è un atto relativo ad una particolare questione la ragione della sentenza, bensì il motivo del provvedimento del TAR è che la Giunta Pericu ha approvato il PUC senza l'adeguata trasparenza e quindi impedendo una conoscenza del provvedimento ai cittadini e quindi limitando questi nella possibilità di presentare osservazioni...
Pastorino Bruno, assessore al patrimonio ed alle case del Comune di Genova, ha dichiarato a "Il Secolo XIX" che non sapevano e che visto l'arresto di Caci e signora sono pronti a togliergli la casa popolare... ma non subito, attendono che la Finanza gli indichi chiaramente le fonti del reddito (illegale) del Caci. Peccato che il Comune di Genova (e l'assessore Pastorino, come anche gli Uffici ed assessorati a vario titolo competenti per sociale, centro storico e sicurezza) sapevano chi fosse Rosario Caci e lo hanno aiutato lo stesso. Vediamo.
Nel 2005 è stato adottato il provvedimento di confisca dei beni sulla base della normativa antimafia a Rosario Caci, facente parte della "decina" dei gelesi degli Emmanuello, attiva tra Genova e Milano, del clan di Piddu Madonia. Il Caci infatti è stato riconosciuto esponente dell'emanazione genovese del clan di Cosa Nostra con fulcro a Caltanissetta, ed in particolare dedito al traffico di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione e con funzioni di supporto a latitanti e per nascondere armi (in particolare nel casolare di Borgo Marengo nell'alessandrino)...
Lo avevano sempre indicato il Rosario CACI... quello che il Comune, con Prefettura (prefetto Giuseppe Romano) e Damanio, aveva lasciato rioccupare i beni confiscati di vico delle Mele. Lo avevamo affrontato e non ci siamo mai fatti intimidire quando si avvicinava minaccioso, quando indicava il presidente della Casa della Legalità come il responsabile, insieme al colonnello Riccio, delle sue disgrazie... o quando, mentre il Comune gli dava da un lato ospitalità in un albergo di Via Balbi e rilasciava al suo figliolo la licenza per un bar (dove c'era sempre, però, la signora Concetta ed il Rosario Caci a tenere i contatti), ad un giornalista diceva che lui non è mafioso (sic) ma che gli avrebbe fatto piacere vedere Abbondanza sciolto nell'acido. Il Gico con il pm Panichi della DDA aveva scoperto la sua nuova "casetta chiusa" nella centralissima via XX settembre, accanto ad un ufficio legale che naturalmente non si accorse di nulla... e recentemente siamo tornati a parlare di lui nell'approfondimento ed aggiornamento su "quella sporca 'decina'... " così come indicammo quella falsa invalidità per cui percepiva la pensione, ed oggi lo hanno arrestato con la sua combricola per contrabbando, sfruttamento della prostituzione e usura. Grazie quindi alla Guardia di Finanza!!!!
Ecco il Comunicato Ufficiale della Guardia di Finanza...
[IN CODA IL COMUNICATO STAMPA DELLA DIA E DEI CC, OLTRE AI LINK AI PRINCIPALI ARTICOLI, VIDEO E DOCUMENTI PRECEDENTI]
La Casa della Legalità esprime la propria soddisfazione ed il ringraziamento per l'arrivo in meno nove mesi alla confisca dei beni della famiglia CANFAROTTA che erano stati sequestrati il 3 luglio 2009 con l'Operazione antimafia "Terra di Nessuno" realizzata dalla DIA di Genova, con la collaborazione dell'Arma dei Carabinieri...
Un appello al Ministro dell’Interno Roberto Maroni e al Capo della Polizia Antonio Manganelli.
Vogliamo poterci fidare della Polizia di Stato…
fuori i responsabili delle violenze di Genova,
via Spartaco Mortola dalla Valsusa!
Siamo alcuni dei tanti cittadini impegnati nei movimenti civili di questo Paese, cittadini che credono prima di tutto nella Costituzione e nello Stato di Diritto, fermamente convinti della necessità, per un paese civile e democratico, di avere Forze dell’Ordine che difendono la Legalità e non il Potere. Vogliamo che la Polizia di Stato così come i Carabinieri tutelino il Diritto e non i potentati, ed il Diritto in Italia sancisce la libertà di manifestare il proprio pensiero, garantisce il diritto di riunirsi, di mobilitarsi, di esprimere le proprie convinzioni e opinioni...
Il quotidiano "l'Informazione" di Reggio Emilia ha pubblicato ieri un ampio articolo in cui si riprende, dal libro "Tra la via Emilia e il Clan", la questione degli incarichi costanti dati dalle grandi cooperative emiliane - Coopsette ed Unieco - a società di famiglie che la Direzione Investigativa Antimafia, la Procura Nazionale Antimafia e la Commissione Antimafia indica da anni ed anni come famiglia di mafia - Fotia e Mamone -. Ricorda che esiste un attività giudiziaria su queste famiglie e le attività delle loro società, come anche permane costante un'attenzione investigativa. Quindi non fa altro che fotografare una realtà dei fatti. Una realtà documentata da lungo tempo, ad esempio, sul sito internet della Casa della Legalità - www.casadellalegalita.org -.
La reazione di Coopsette ed Unieco è stata quella della minaccia di querela e quant'altro per "tutelarsi". Cioè non nega tali rapporti, ritiene diffamatorio e offensivo che questi rapporti vengano indicati, come se fosse responsabilità di chi li indica ed elenca il fatto che pur sapendo (ormai non possono dire che non lo sanno) chi siano quegli "imprenditori", i Mamone ed i Fotia, le due grandi cooperative continuano ad incaricarli di movimenti terra, demolizione e scavi...
Apprendiamo che nel suo intervento per l'anniversario della fondazione della Polizia di Stato, il nuovo Questore di Genova, Filippo Piritore, ha sottolineato che "Credo che ormai il problema della criminalita' organizzata non riguarda solo una parte dei territorio. Credo che abbia anche aspetti internazionali. Quindi pensare che la Liguria e Genova siano immuni da questo fenomeno e' anacronistico. Genova e' considerata un terreno di conquista per reinvestire i capitali illeciti".
Lo ringraziamo per questo passaggio che squarcia quell'omertà istituzionale, come già fece il Prefetto Cancellieri, e che rappresenta un segnale fondamentale per contribuire alla conoscenza del problema che esiste e, quindi, spinge la comunità tutta, e non solo i reparti investigativi e la magistratura, al contrasto di questa presenza e delle sue contiguità e connivenze...
I DATI, LA DELIBERA E L'ARTICOLO DI GIGLIOLI
Dopo quanto avevamo pubblicato e documentato ampiamente, Pino Giglioni su "Il Fatto quotidiano" torna sulla questione dei soldi pubblici spesi per gli spot "istituzionali" in Liguria che hanno invaso giornali, siti e televisioni locali durante l'ultima campagna elettorale. Questa volta si parla dei soldi pubblici stanziati dalla ASL 3, ovvero dal bilancio della sanità gestito dall'amministrazione (nominata dalla Giunta Burlando con un abile trucchetto per aggirare la Legge) della ASL stessa...