Quella varata dalla Regione Liguria, con approvazione trasversale di maggioranza (centrosinistra) e opposizione (centrodestra), è una normativa che maschera come “sanatorie” un vero e proprio condono edilizio di “abusi sostanziali”, e spiana la strada a nuove cementificazioni senza controlo. Ci si poteva aspettare altro dalla “capitale” del Partito del Cemento? Certamente no. Per questo come Casa della Legalità avevamo chiesto formalmente al Governo di impugnare la normativa della Regione Liguria davanti alla Corte Costituzionale. Apprendiamo ora che il Governo ha impugnato la legge approvata dalla Regione Liguria e questo è senza alcun dubbio un segnale positivo. Vi sono però ulteriori rilievi alla normativa edilizia in questione che riteniamo opportuno vengano indicati e valutati dalla Corte Costituzionale...
Oggi ci occupiamo di un piccolo dettaglio. Quando avremo risistemato il sito torneremo con le inchieste più corpose. Ma anche nei dettagli, nelle piccole cose si scoprono questioni che proprio “bazzecole” non sono.
A Genova ci sono principalmente due soggetti che si occupano di gestire un'ampia rete di commercio ambulante...
Tutti tacciono, noi no. La misura è colma. Anziché isolare chi ha contatti (accertati) con la 'ndrangheta li si fa Cavalieri al Merito della Repubblica. Ecco il caso in questione:
Rosario Monteleone, nel 2005 incassò l'appoggio della 'ndrangheta per le elezioni regionali. Molteplici furono gli incontri presso il negozio di GANGEMI ed al bar vicino! Poi ebbe dallo stesso gruppo facente capo al boss GANGEMI un bel pacchetto di tessere per vincere il congresso di partito. Poi non mantenne la “parola” data agli 'ndranghetisti che quindi lo consideravano un traditore, ribattezzandolo in senso dispregiativo “il lardone”. Alle ultime elezioni regionali è stato ricandidato. Ha cercato di “ricucire” il rapporto con gli 'ndranghetisti, come certificato dalle più recenti indagini del ROS (nell'immagine un estratto del loro rapporto alla Dda). La "spaghettata" che proponeva per fare la pace ed incassare i voti non convince il GANGEMI e gli altri componenti del “locale” della 'Ndrangheta di Genova. Monteleone viene rieletto in Regione, nella coalizione di Burlando (la stessa appoggiata fortemente anche da un altro affiliato della 'ndrangheta, a quanto risulta dagli Atti, alias Vincenzo “Enzo” MOIO)...
Il blocco di potere burlandiano non conosce confini... Vi ricordate l'associazione "MAESTRALE"? Quella dei finanziamenti presi (ben dopo il 2002!) dalla ECO-GE dei MAMONE... quella in cui BURLANDO ha messo insieme spedizionieri, armatori, camalli, sindacalisti e imprenditori, chi necessità di autorizzazioni pubbliche e chi le autorizzazioni pubbliche (da politico o tecnico) le deve dare... L'elenco è lungo. Noi lo avevamo fatto in buona parte (basta cercare sul sito e si trovano i vari articoli)...
Questa mattina, in Via Montello, nel quartiere centrale di San Fruttuoso, è stato gambizzato l'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi.
Due uomini a bordo di uno scooter lo hanno avvicinato all'uscita dalla sua casa, uno di loro è sceso ed ha sparato tre colpi di arma da fuoco. Uno di questi ha colpito l'Adinolfi ad una gamba. Operato, non è in pericolo di vita.
A Genova vi è la necessità di una svolta da tanto tempo. In questa città di marmo, piegata da eterne logiche clientelari, da conflitti di interessi, corruzione, collusioni pesanti e contiguità con faccendieri ed esponenti delle organizzazioni mafiose, se non arriva una soluzione di rottura con il “sistema” dominante (che è storicamente figlio di una trasversalità di affari ed interessi da far risultare riduttivo il termine “inciucio”), sarà impossibile ogni sorta di “ripresa”, di rilancio... di futuro...
Questa mattina si è concluso il dibattimento davanti al giudice Pastorini del Tribunale di Genova, per la querela presentata dalla cosiddetta SMS PERUGINA, contro Abbondanza e Castiglion. Le contestazioni riguardavano alcune frasi degli articoli, datati 2006, in cui si denunciava il tentativo di chiusura dello spazio della Casa della Legalità in Via Sergio Piombelli, nel quartiere di Rivarolo, e le gravi irregolarità della cosiddetta SMS PERUGINA [sulla vicenda tutti gli articoli - clicca qui].
Ormai ad un passo dalla prescrizione, la sentenza è stata un colpo al cerchio ed uno alla botte... Assoluzione per alcune frasi e condanna per altre. Ora attendiamo di avere copia del dispositivo e poi delle motivazioni, anche considerando che la lettura del dispositivo è stata effettuata talmente a bassa voce che praticamente nessuno ha compreso i vari passaggi su cosa è stato ritenuto diffamatorio e cosa no.
Ma la questione che crediamo indispensabile raccontare ora (nel merito della vicenda vi entreremo quando vi saranno le motivazioni) è come si è svolto il dibattimento...
Come difesa abbiamo indicato diversi testimoni. Testimoni dei fatti che si denunciavano negli articoli pubblicati e che venivano contestati. Ma il Giudice ha rigettato la richiesta e ascoltato un solo testimone per la difesa. Dall'inizio del dibattimento come difesa si è chiesto di acquisire (visto che la Procura non lo aveva fatto), quantomeno, i verbali e/o le relazioni di servizio di tre pattuglie della Polizia di Stato, del Nas, Vigili Annonari, della Guardia di Finanza, che erano intervenute sul posto ed avevano accertato quei fatti che poi descritti negli articoli sono stati contestati come diffamatori. Il Giudice in questo caso si è riservata di decidere. Il dibattimento inizia con la deposizione del querelante, Giuseppe GHELLI, cosiddetto presidente della cosiddetta SMS PERUGINA. Nella sua deposizione fa affermazioni false... e tale falsità si evince in parte da prove documentali che si sono prodotte e in parte proprio dai verbali e relazioni di servizio delle FFOO che si è richiesto di acquisire. Poi viene sentito l'unico testimone della difesa, Enrico D'Agostino, che racconta i fatti avvenuti, ovvero conferma la veridicità di quanto scritto negli articoli pubblicati e contestati. Nella penultima udienza, il 30 marzo scorso si svolge l'esame dell'imputato. A rispondere alle domande di giudice, pm, avvocato della parte civile e del difensore, è Abbondanza. In tale sede si produce anche una copiosa memoria in cui si dimostra che quanto scritto negli articoli corrisponde al vero, a fatti reali e verificati. Alla memoria sono stati allegate circa un migliaio di pagine. Nella stessa memoria difensiva si ribadiva la necessità di acquisire i verbali e le relazioni di servizio delle diverse pattuglie, in quanto essenziali (anche in considerazione della non ammissione dei testimoni) a riscontrare la veridicità dei fatti narrati negli articoli. A quella memoria Castiglion ne produce e deposita una ulteriore, con altra documentazione che nuovamente dimostra documentalmente la fondatezza e correttezza di quanto scritto negli articoli.
Stamane alla nuova ed ultima udienza il Giudice comunica che oggi si sarebbe effettuato l'esame dell'imputato. Gli viene fatto notare che si era già svolto nell'udienza precedente (non se lo ricordava). Oltre alle memorie della difesa - già depositate - viene anche depositata una breve memoria della parte civile che viene inserita nel fascicolo.
Pm, parte civile e difensore fanno le loro conclusioni. Il difensore, oltre a richiamare e rimandare a quanto contenuto nelle memorie difensive e nei documenti allegati, ribadisce anche chiaramente la necessità di acquisire i verbali e le relazioni di servizio indicate, ove si può avere conferma della correttezza e fondatezza degli scritti contestati ad Abbondanza e Castiglion.
Il Giudice, che non si ricordava nemmeno dell'esame dell'imputato nell'udienza del 30 marzo scorso, non aggiorna l'udienza per acquisire i verbali e/o relazioni di servizi come richiesto dalla difesa (dall'inizio del dibattimento nonché nelle memorie difensive), si ritira per scrivere la sentenza (senza nemmeno portarsi dietro il fascicolo con le memorie difensive, che apparivano così come quando consegnate, e quella della parte civile, che era stata consegnata questa mattina stessa).
Poco più di dieci minuti di camera di consiglio e sentenza... sottovoce.
Inoltre vi è una questione: Ghelli nella sua testimonianza ha detto delle cose, Abbondanza ha dichiarato e documentato che tali dichiarazioni erano in buona parte false. Il Giudice non avrebbe dovuto procedere ad una verifica in merito? Ovvero: se Ghelli ha detto, sotto giuramento, il falso come sostenuto nella sua deposizione (e memoria difensiva) da Abbondanza, allora bisognava procedere nei confronti del Ghelli per "falsa testimonianza"... mentre se ha detto il vero, ed Abbondanza aveva ingiustamente accusato Ghelli di aver detto il falso sotto giuramento, bisognava forse procedere per il reato di calunnia nei confronti di Abbondanza. Invece su questo "dettaglio" silenzio assoluto!
Onestamente, indipendente dall'esito processuale di questo primo grado (visto che la sentenza verrà da noi appellata, anche alla luce delle modalità di svolgimento del dibattimento stesso), il tutto ci pare abbastanza surreale... ma forse noi siamo fuori dal mondo.
Il neo procuratore capo di Genova, Di Lecce, come ci era stato anticipato, entro fine aprile, ha proceduto a togliere la delega di coordinatore della DDA al procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico. Una decisione "quasi automatica" ma non "automatica" come si vorrebbe far pensare. Scolastico afferma che è una prerogativa del procuratore capo coordinare la Dda e quindi è tutto normale... Tanto è vero che, per fare due esempi, Caselli a Torino non ha tenuto a sé la delega ma l'ha data al Proc. Agg. Ausiello, a Milano Bruti Liberati l'ha data al proc. agg. Ilda Boccassini. Quindi poche storie. La delega di coordinamento della DDA di Genova gli è stata tolta e l'ha assunta il Procuratore capo. Su questa scelta noi esprimiamo piena soddisfazione.
Di seguito pubblichiamo gli articoli de Il Secolo XIX sulla vicenda e, da subito, rispondiamo all'intervista del Proc. Scolastico del 1 maggio 2012...
E' una storia che inizia quando ancora c'era la "lira". Ed è una storia che inizia seguendo Gioacchino PIROMALLI, classe 1940. Ancora una volta è dal grande "casato" della Piana di Gioia Tauro che tutto inizia, sale al nord, supera i confini nazionali. E' con gli uomini della 'ndrangheta insediati al nord, nati al nord, collegati alla cosca dei DE STAFANO, che si sviluppa. E' un intreccio di interessi, mafiosi e faccendieri che vengono iscritti nel registro degli indagati, a Reggio Calabria, nel 1999. E' una storia che ha radici "genovesi", con quel Romolo GIRARDELLI, e la vicenda del Salvatore FAZZALARI, da Taurianova al capoluogo ligure. Una storia che ci riporta, con il Vincenzo FAZZARI alle cosche dei PIROMALLI e dei MAMMOLITI, ben note a Genova e Liguria (con i FAMELI, GULLACE-RASO-ALBANESE, MAMONE)... ma che passa quindi dagli AVIGNONE (con il FAZZALARI), anche questi ben radicatisi in questa terra. Storie che si intrecciano e si sviluppano in quei territori liguri che, come abbiamo sempre detto, hanno visto la "colonizzazione" mafiosa progredire passo dopo passo, dall'estremo ponente ligure a Genova ed oltre, passando da piccoli ai grandi Comuni. Storie che la DDA di Reggio Calabria traccia e che la DDA genovese ignora, o, quanto meno, non se ne occupa. Fatti e personaggi che rappresentano anche uno spaccato di quella "alleanza" tra 'Ndrangheta e Cosa Nostra che per troppi anni si è voluto ignorare e che, così, ha garantito, al Nord, un rafforzarsi di entrambe le organizzazioni mafiose. Oggi, qui, ne raccontiamo la storia...
Ebbene sì, dopo gli esponenti di PDL, PD, IDV, UDC, qualche pezzo della sinistra e persino di liste "civiche" locali, saliti alla ribalta per i contatti e patti con gli uomini della 'ndrangheta, anche la LEGA NORD entra nella graduatoria con quello che fu addirittura Sottosegretario di quel passato governo Berlusconi-Bossi che tanto sventolava la bandiera della lotta alle mafie...
Libera ha scelto da tempo di essere il "paravento" di una politica e di certa impresa che con le mafie ha fatto e fa ottimi affari. Noi a questo "gioco", in cambio di visibilità e soldi, non ci siamo mai prestati e mai ci presteremo.
Crediamo che la lotta alle mafie sia una cosa seria in cui, prima di tutto, occorre onestà intellettuale e realismo. Vivere nell'illusione non serve e Libera promuove un "illusione" utile a farsi sentire meglio, ma sopratutto utile a certa politica per coprire le proprie indecenze... Utile a non cambiare nulla! Se sappiamo, come ci ricordava Caponnetto, che le mafie temono più l'attenzione dell'ergastolo, Libera questo "dettaglio" se lo è dimenticato. Mai un nome e cognome... mai un indice puntato... solo e sempre un parlare di mafia come se questa fosse un ectoplasma.
Ne aveva accennato alcuni giorni fa Abbondanza su fb: "Sento in tanti che si stupiscono che il segretario genovese del PD (dimissionario) Victor RASETTO prendeva diverse migliaia di euro di stipendio mensile... ma mica è l'unico... la famiglia LUNARDON-ARMELLA prende molto di più: Giovanni LUNARDON, vice-presidente regionale del PD, prende 2.800 euro al mese, la moglie Sara ARMELLA è nel Cda della SPIM, l'immobiliare del Comune di Genova (quella della società partecipata che dava gli incarichi ai MAMONE) ed è stata nominata anche alla guida della FIERA DI GENOVA SPA (quella società pubblica del monopolio della ristorazione dei FOGLIANI e società dove ha avuto l'incarico milionario, nonostante l'interdizione atipica antimafia, la ECO-GE dei MAMONE per Euroflora)."
Ma c'è di più... partiamo dalla foto...
Avevamo già parlato e documentato ampiamente che ad ogni emergenza (vedi alluvioni 2010 e 2011 ad esempio) sono affari d'oro per la ECO-GE dei MAMONE. Nonostante l'interdizione atipica antimafia emessa dal Prefetto Musolino, le società pubbliche ricorrono alla società dei MAMONE per i grandi incarichi (come avevamo sintetizzato qui), figuriamoci se non lo fanno quando, con la scusa dell'emergenza, non si procede a gara e quindi quando vengono meno quelle precauzioni che dovrebbero esserci per norma (e che drammaticamente e comunque vengono ignorate).
Abbiamo documentato giorno dopo giorno tutto questo e basta cercare nel sito per trovarlo. Oggi abbiamo qualche dato in più sulla partita della "somma urgenza" ed ancora il panorama del Comune di Genova è devastante in riferimento all'emergenza del novembre 2011. Non sappiamo quanto sia andato alla ECO-GE perché nelle carte ufficiali il Comune di Genova, con l'Amministrazione di Marta Vincenzi (la sindaco dalle tante parole "antimafia", supportata sul tema dal sociologo e presidente onorario di Libera Nando Dalla Chiesa), i dati li da e non li da...
E la questione della ECO-GE ormai la conosce tutta Italia grazie alla trasmissione PresaDiretta dove il Burlando e la Vincenzi hanno mentito per l'ennesima volta [vedi qui dove è disponibile anche il video integrale della puntata di PresaDiretta], ma nulla, su questo la politica e le grandi organizzazioni antimafia tacciono.
Sappiamo, ce lo aveva scritto la ECO-GE dopo l'alluvione dell'ottobre 2010, che gli incarichi a loro non li da direttamente il COMUNE ma l'AMIU. E dalle carte ufficiali sappiamo che AMIU per l'emergenza dell'alluvione 2011 ha promosso interventi per oltre 3 milioni di euro. Quanti di questi (così come di quelli per l'alluvione del 2010) siano andati alla ECO-GE non è scritto. Nel documento della "trasparentissima" amministrazione "antimafia" di centrosinistra non c'è scritto... Forse lo comunicheranno dal palco della "Giornata della memoria e dell'impegno" di Libera che è promossa proprio con il Comune di Genova a Genova... o forse usciranno dalle frasi generiche e faranno nomi, cognomi ed indirizzi nella negli appuntamenti della "settimana della legalità" che hanno organizzato per i prossimi giorni?
Ma andiamo avanti e passiamo oltre alla ECO-GE... perché c'è anche altro...
La GRONDA, così come il Terzo Valico, non sono opere utili allo sviluppo di Genova. Sono due operazioni antieconomiche e pericolose, sia per gli aspetti ambientali che per la salute dei cittadini. Poi c'è anche il problema delle pesanti infiltrazioni mafiose che, in una regione "colonizzata" dalla 'ndrangheta, attraverso imprese direttamente intestate ad esponenti delle "note" famiglie, e quelle indirettamente controllate, attraverso prestanome e "cartelli di imprese", detiene di fatto un monopolio del movimento terra e scavi...
Alla casella e-mail dell'appello contro le minacce di morte ed intimidazioni ad Abbondanza, presidente della Casa della Legalità, è giunto un curioso testo:
Se si apre il link indicato nel messaggio si arriva ad un sito di pompe funebri con tante "belle" bare.
Ovviamente come Casa della Legalità si procederà in merito a questa e-mail nelle opportune sedi.
E comunque se la mettano via: NOI ANDIAMO AVANTI!!!
PS: e comunque diciamocelo: sono davvero ridicoli!
Ieri, 8 febbraio 2012, alle ore 14, si è svolta l'audizione della Casa della Legalità davanti alla I° Commissione della Regione Liguria (Affari Istituzionali), in merito alla proposta di legge n° 140 avente ad oggetto "Iniziative regionali per la prevenzione del crimine organizzato e mafioso e per la promozione della cultura della legalità".
La proposta di legge è stata avanzata dai consiglieri regionali del Pd, Basso, Miceli, Boffa, Cavarra, Ferrando, Manti e Scibilia [leggi qui].
Come Casa della Legalità avevamo chiesto un audizione e inviato un primo documento di osservazioni. Accolta la nostra richiesta di essere sentiti abbiamo quindi redatto un contributo scritto articolato, di osservazioni e proposte concrete [leggi qui in formato .pdf] e che di seguito riportiamo integralmente...
Era il 16 dicembre 2011 quando pubblicavamo un lungo articolo dal titolo “Ma diamo così fastidio? Pare di sì...”. Oggi scopriamo che è stato posto sotto sequestro, senza notifica né al responsabile del sito e Presidente della Casa della Legalità, né agli altri componenti dell'Ufficio di Presidenza. Cosa vi era in questo articolo lo analizzeremo punto per punto di seguito, ma prima alla Procura di Torino vorremmo ricordare che il diritto di illustrare fatti, così come esprimere legittime critiche ed osservazioni è un diritto costituzionale che si può esercitare anche rispetto a magistrati! Nessuno è “più uguale” degli altri davanti alla Legge... quindi perchè ogni qualvolta si pubblicano articoli su fatti, con osservazioni legittime (senza mai insulti o offese di qualunque genere) e critiche di merito o su questioni di opportunità, relative a magistrati in servizio a Genova la Procura di Torino procede nel richiedere sequestri preventivi volti ad oscurarli?
A questo punto, domandiamo alla Procura di Torino: avete verificato i fatti indicati e criticati di quegli articoli? Se sì, essendo corrispondenti a fatti reali perché oscurarli? Se no, perché prima di disporre l'oscuramento non si è verificato che si parlava di fatti reali?
Ed ancora: la Procura di Torino ha proceduto a sequestri per querele di LANDOLFI Alberto e SCOLASTICO Vincenzo fatte alcuni anni fa; in un caso (LANDOLFI) il GIP ha restituito gli atti alla Procura non accogliendo la richiesta di rinvio a giudizio a carico del Presidente della Casa della Legalità; poi è calato il silenzio e non è stato avviato manco mezzo dibattimento, bensì si sono oscurate le pagine del sito. Se c'erano “evidenti” elementi per il sequestro preventivo come mai nessun dibattimento si è aperto?
Ma andiamo avanti: abbiamo fatto una denuncia sulla diffamazione ai nostri danni a carico del LANDOLFI, come mai non si sa nulla su questa? E come mai in via “preliminare” non si è oscurato tale suo intervento? Forse perché noi siamo umili cittadini e non magistrati?
Ed ancora: abbiamo presentato una denuncia sulla fuga di notizie relative a indagini “riservate” ed aperte, coperte da segreto istruttorio, che ha arrecato danno all'indagine seguita dalla DIA ed ovvio vantaggio per l'indagato Carmelo GULLACE, boss a capo della cosca GULLACE-RASO-ALBANESE nel nord ovest del Paese, soggetto che ha presentato denunce contro di noi difendendo sia LANDOLFI che SCOLASTICO. Che fine ha fatto questa denuncia?
Vorremmo sapere se la celerità vi è solo per i “sequestri preventivi” (a cui poi non segue nemmeno il dibattimento) a nostro carico o c'è per tutto e tutti. Sì, ci teniamo a saperlo, anche perché la situazione in Liguria continua ad essere preoccupante...
Leggendo le dichiarazioni e guardando agli atti compiuti ogni qualvolta emerga una contiguità, quando non una connivenza o complicità, tra politici ed esponenti della criminalità organizzata, cadono le braccia. La classe dirigente del centrodestra e del centrosinistra non vuole, a questo punto, anche alla luce dello scioglimento del Comune di Ventimiglia, rompere questo devastante connubio. E vorremmo ricordare che "macchiate" non sono solo le Amministrazioni sciolte di Bosio a BORDIGHERA e di Scullino a VENTIMIGLIA...
A Genova abbiamo assistito alle arrampicate sugli specchi di Burlando e della Vincenzi sulla questione MAMONE e, guardando alla lista degli interventi in somma urgenza del Comune di Genova, si scopre che diversi sono stati assegnati alla società di quell'Antonio FURFARO già intenzionato dall'Antimafia, di cui abbiamo parlato per le opere "burlandiane" sul torrente Fereggiano. Sempre a Genova, tra l'altro, sono da tempo giunti altri soggetti già mappati dalla DDA di Reggio Calabria, come Domenico e Salvatore AVIGNONE (della stessa cosca dei PELLEGRINO, ovvero legati agli SANTAITI-GIOFFRE') che, tra un viaggio e l'altro in Calabria, hanno aperto due imprese alla Camera di Commercio di Genova: la SCAMOTER SAS e la SCAVI E COSTRUZIONI SAS. Nel savonese ancora Comuni e Provincia si affidano ai FOTIA come se non sapessero chi sono... così come i GULLACE-FAZZARI continuano a vedere le loro imprese, figlie delle attività illecite della cosca RASO-GULLACE-ALBANESE, avere tutte le concessioni dagli Enti locali come se nulla fosse. Nell'imperiese, il sindaco leghista di Diano Marina, nonché Deputato della Repubblica, Giacomo Chiappori, nomina Domenico SURACE, uno dei soggetti della 'ndrangheta, da tempo attenzionato e indicato agli Atti, come Amministratore della municipalizzata GM. Nel Levante ligure i NUCERA, con il Santo, non subiscono colpi, così come la rete 'ndranghetista nello spezzino, dove tra, gli altri, anche i temibili MUTO hanno una loro attività.
Se la Liguria è stata colonizzata è perché qualcuno, nella politica come nelle imprese, gli ha aperto la porta ed altri, quelli che avrebbero dovuto controllare si sono fatti un bel sonnellino! Per fortuna ora la scossa è stata data e se la comunità reagirà il connubio, così come la cappa di omertà, potrà essere spezzato!
Ora ci fermiamo qui... a questo breve, anzi brevissimo, sunto... parleremo domani, 5 febbraio 2012, alla Conferenza Stampa davanti al Palazzo del Comune di Ventimiglia, in Piazza della Libertà, alle ore 11.
L'8 febbraio 2012 invece saremo in un audizione presso la Commissione della Regione Liguria che ha in esame il testo della proposta di legge del PD sulle mafie, che alle mafie, se approvato così, non fa un baffo!
La Dott.ssa CAPPELLO Manuela in GRAPPIOLO pare non saper leggere i dispositivi delle sentenze. Vediamo con ordine...
Si è concluso il processo di primo grado (che quindi già testimonia di non essere un giudizio definitivo) per la querela presentata contro Abbondanza e Castiglion, rispettivamente Presidente e Vice-Presidente della Casa della Legalità, dalla dott.ssa CAPPELLO ed a seguito del dibattimento vi è stata un'assoluzione per un capo di imputazione ed una condanna per un altro. Nello specifico...
La puntata "Mafia al nord" del 15 gennaio 2012 di PresaDiretta, che ci ha raccontato della 'ndrangheta tra Liguria e Piemonte, ha messo in evidenza che il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, e la sindaco di Genova, Marta Vincenzi, mentono sapendo di mentire in merito alla questione dei MAMONE... Non è la prima volta, ma questa volta hanno superato ogni limite!
Non saremo lunghi visto che abbiamo già parlato e scritto ampiamente ma alcuni semplici punti per dimostrare le menzogne dei due esponenti politici li poniamo, perché vanno sbugiardati...
Il nuovo Prefetto di Lodi, grazie alle ultime nomine dell'ex Ministro Maroni, è Pasquale Gioffrè. Una vecchia conoscenza. Ne abbiamo parlato più volte e ne abbiamo scritto, oltre che sul sito anche nel libro "Tra la via Emilia e il Clan". Ora che è approdato a Lodi, dopo la promozione a Prefetto anche altri ne parlano...
La ‘Ndrangheta minaccia un mio amico. Qui, a Genova, nella "civilissima" Liguria. Non avrei mai detto che ci saremmo trovati in questa situazione. Invece è così. Accade a Christian Abbondanza per il quale in tanti chiedono la scorta o almeno una protezione (le autorità ne stanno discutendo da mesi!). Molti di voi forse lo conoscono, magari senza saperlo. Christian è l'uomo dietro la Casa della Legalità che con il suo sito ormai è diventato il principale archivio della lotta contro la criminalità organizzata soprattutto al Nord.
All'inizio non se lo filava nessuno, poi battaglia dopo battaglia il sito è diventato un punto di riferimento per tutti. Perfino per le forze di polizia e i magistrati. Christian non ha nessuno alle spalle: né partiti, né movimenti, né gruppi di intellettuali. Lui e Simona Castiglion, la sua compagna, sono di una solitudine quasi monastica. E Christian, con quella sua barba sale e pepe da mullah (anche se non ha neppure quarant'anni), sembra quasi un sacerdote dell'antimafia: il cappello, i vestiti scuri, gli anfibi neri.
Nessun interesse personale. Molti restano disorientati. Scavano alla ricerca di chissà quale motivo che possa spingere Christian nella sua crociata. Sembra impossibile che ad animarlo sia soltanto il desiderio che la legge sia rispettata. E uguale per tutti. Niente di più semplice. Eppure in Italia sembra rivoluzionario. Del resto bisogna avere una motivazione forte se si passano le proprie giornate come fa Christian: in giro per dibattiti in tutta Italia, lui e Simona su pullman e treni regionali, con il computer sempre in spalla. Poi giornate tappati in casa, avvolti in una nuvola di fumo, una sigaretta dopo l'altra, a leggere migliaia di pagine di atti di indagini, a scrivere inchieste sulla mafia.
Christian conosce morte e miracoli di centinaia di famiglie. È un database vivente. Da anni scrive le sue inchieste e i suoi blog denunciando con nomi e cognomi i mafiosi. Un mastino che non molla mai la presa. Decine di appostamenti con la telecamera per riprendere incontri scomodi, per pizzicare questo o quel politico a una cena di mafiosi. Peggio dello stalking, roba che alla fine i "poveri" mafiosi ti fanno quasi pena. E all'inizio tutti lo prendevano per matto: "Ma dai... la ‘Ndrangheta in Liguria...". Invece aveva ragione Christian. Più della magistratura ligure a lungo inerte, più di molti giornalisti amici dei potenti.
E i politici? Il centrosinistra e il centrodestra uniti fanno guerra ad Abbondanza da sempre. Guerra sorda. Per anni hanno speso molte più parole contro di lui che contro la ‘Ndrangheta.Praticamente nessuno era presente quando si è trattato di esprimere solidarietà a Christian minacciato dalla mafia. Sì, perché lui è un corpo estraneo: non ha un partito, non vuole poltrone. A volte magari sbaglia, ma ci mette la faccia e il nome. E tanta passione. No, Christian per qualcuno è più pericoloso della ‘Ndrangheta. Perché è un uomo libero. E così lo lasciano solo.
VAI ALLA PAGINA DELL'ARTICOLO-APPELLO SUL BLOG DI FERRUCCIO SANSA
Al Nord politica e mafia si intrecciano? Hanno interessi in comune? Si scambiano favori?
Non solo la Lombardia è stata scelta dalla criminalità organizzata per riciclare proventi infiltrandosi nell'economia con l'aiuto di alcuni politici. A "Presadiretta" l' inarrestabile avanzata della ‘ndrangheta in due regioni: Piemonte e Liguria.
Piemonte: al Alessandria arrestato il presidente della commissione territorio del comune , era un picciotto della malavita calabrese. A Leinì in provincia di Torino due sindaci (padre e figlio) chiedevano alla ‘ndrangheta voti in cambio del permesso di costruire. E poi Torino, Rivoli, gli interessi della criminalità organizzata si stanno espandendo.
Liguria: Gino Mamone, aveva già attirato l'attenzione della prefettura, ma ha conquistato il monopolio delle bonifiche ambientali e degli appalti per il movimento terra. E nella riviera dei fiori la giunta del comune di Bordighera è stata sciolta per mafia.
Rocco Varacalli, il pentito che con le sue rivelazioni ha fatto arrestare 150 persone per la prima a volta a "Presadiretta" racconta tutto a Domenico Iannacone e traccia la mappa degli affari e rivela le protezioni importanti...
Un racconto di Domenico Iannacone e Danilo Procaccianti
Il video deila puntata:
Da questa mattina sono incominciati ad arrivare i pensierini che la "Casa della Legalità" ha spedito ad alcune delle "note" famiglie liguri...
Purtroppo non abbiamo grandi possibilità e quindi ne abbiamo selezionato sette... i MAMONE-RASO, i MAMONE con la loroECO-GE, i FOTIA, i FAMELI, i GULLACE-FAZZARI, iPELLEGRINO-BARILARO ed i MARCIANO'.
Nelle buste, affrancate con 1,50 €, abbiamo mandato un bel bigliettino, scritto rigorosamente a mano, perchè molto sentito... Da un lato abbiamo riportato la frase di Peppino Impastato "LA MAFIA E' UNA MONTAGNA DI MERDA" e dall'altro il nostro pensiero:
Il tutto ovviamente firmato "Ufficio di Presidenza della Casa della Legalità".
E, per meglio rendere l'idea, nella busta di ogni famiglia, un bel paio di mutande rosse - gentilmente donateci - con la scritta "SORPRESA".Chissà se apprezzeranno il pensiero... Noi, come abbiamo sempre detto, non ci tiriamo mai indietro!!!
PS
Anche se i "doni" recapitatici ultimamente, come il TOPO DI FOGNA con la schiena spaccata in due, non sono proprio graditi... NOI non perdiamo mai l'OTTIMISMO!!!
Nella tarda mattinata di oggi è stata manomessa la catena del cane che vive dove ha la residenza il Presidente della Casa della Legalità. Un "grillo di acciaio" è stato svitato, abbandonato sul posto, mentre il moschettone è stato riattaccato alla catena. Poche ore dopo all'imbocco del cortile che porta alla medesima abitazione è stato trovato un topo ammazzato, con la schiena spaccata a metà...
La SALT del gruppo GAVIO abbiamo già visto operare molto bene con il consorte della Marta Vincenzi, ovvero Bruno Marchese. Sollevammo nel 2007 il "dettaglio" del conflitto di interessi dell'allora neo-sindaco di Genova Vincenzi che, quando da Presidente della Provincia di Genova promosse la svendita delle azioni dell'autostrada "Serravalle" al gruppo Gavio, vedeva il marito ricevere proficui incarichi professionali, con la IGM dalla SALT. Nel 2007 la Vincenzi negò ed il consorte Bruno Marchese non solo negò ma dichiarava che mai aveva lavorato per le società di Gavio. Qualche mese fa, avuti i documenti ufficiali, li abbiamo smentiti su tutti i fronti [vedi qui il video del servizio del Tg1]. A quel punto il Bruno Marchese, smentiva se stesso e la consorte-sindaco dichiarando che era normale che lui, con la IGM, lavorasse per le società di Gavio. Una bufala però doveva raccontarla nuovamente e così dichiara che mai aveva avuto contatti con i vertici dell'impero di Gavio. Una buffala come quella raccontata nel 2007, ed ecco il documento che smentisce anche questa: un verbale di una riunione per i lavori della IGM per la SALT, a cui erano presenti sia Bruno Marchese sia il braccio destro e uomo di fiducia di Gavio, Bruno Binasco [vedi qui].
E dai lavori alla IGM della famiglia di Marta Vincenzi (oltre al marito Bruno, anche la figlia Malvina Marchese è tra i soci), sulle autostrada del gruppo SALT, si scopre che oggi operano anche società di famiglie della 'ndrangheta.
Per i trasporti di asfalto sull'Autostrada dei Fiori, la A10, operano da qualche tempo i mezzi della società SAMOTER SRL, ovvero dei FAZZARI-GULLACE, facenti capo al potente boss della 'ndrangheta, punto di riferimento per tutto il nord-ovest, GULLACE "Nino" Carmelo. La loro storia l'abbiamo recentemente raccontata al dettaglio (vedi qui o vai allo speciale), dai tempi che furono ai giorni nostri, con fatti e documenti... Ed è così che sui camion "anonimi" della SAMOTER da qualche tempo è stata incollata la "vela blu" del Gruppo GAVIO. Li si può vedere nel parcheggio della loro sede a Balestrino, così come operare nel tratto autostradale tra Savona e Ventimiglia... ma per ora i lavori sono fermi per le santissime festività ed anche gli uomini della società delle famigliole di 'ndrangheta riposano. Noi non li molliamo, e li continuiamo a monitorare ed indicare finché la partita non sarà chiusa con la loro sconfitta!
PS
Ci sono altre novità sui FAZZARI-GULLACE e connessi, ma al momento non ne parliamo qui... come nostra abitudine le abbiamo fornite a chi di dovere. Tra qualche tempo renderemo noti anche questi altri "dettagli", abbiate un poco di pazienza.
Nella primavera scorsa è stata disposta la Vigilanza Generica Radiocollegata a tutela del Presidente della Casa della Legalità, Christian Abbondanza, per la situazione di pericolo derivante dalla volontà delle cosche della 'ndrangheta di colpire chi per loro si è evidenziato essere un "problema". Purtroppo i segnali di concreto pericolo sono aumentati. A fronte di questa situazione è stata potenziata la Vigilanza Generica Radiocollegata che risulta una misura di tutela insufficiente rispetto alle potenzialità di azione delle organizzazioni mafiose. Non è, ad esempio, garantita alcuna copertura per gli spostamenti che risultano così fortemente a rischio. L'Autorità preposta risulta, ad oggi, bloccata da un singolo parere, nella decisione di predisporre un livello adeguato di protezione...
INCHIESTA DEDICATA ALLA MEMORIA DI ILARIA ALPI, MIRAN HROVATIN, NATALE DE GRAZIA
Jack Rocco MAZREKU era in Somalia nei giorni in cui, il 20 marzo 1994, a Mogadiscio, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, vennero assassinati perché "responsabili" dell'inchiesta sui traffici di rifiuti tossici ed armi che dall'Italia raggiungevano l'Africa. Era anche dove si consumò il mistero del JOLLY ROSSO dei MESSINA. C'era, legato all'ingegner Giorgio COMERIO che in casa, a Garlasco, aveva il certificato di morte originale di Ilaria Alpi ed un agenda del 1987 con annotato, nella data di affondamento del RIGEL, "lost ship" ovvero "nave perduta".
MAZREKU era legato alla "OCEANIC DISPOSAL MANAGEMENT INC. HOLDING S.A." (poi diventerà il legale rappresentante della GEORADAR) che promuoveva il progetto del COMERIO dei cosiddetti "PENETRATOR", siluri caricati di scorie nucleari e rifiuti tossici da sparare sui fondali marini... E' quel progetto di cui abbiamo già parlato pubblicando il video della cassetta vhs che venne sequestrata a casa del COMERIO [e di cui si è tornata ad occupare anche un'inchiesta di Exit - vedi qui). Era il progetto per cui elaborata la "modifica" del JOLLY ROSSO per renderlo una vera e propria "piattaforma di lancio"... La nave dei MESSINA (che di navi a perdere e di rotte pericolose non se ne fanno mancare), quel 14 dicembre del 1990 "spiaggiò" davanti ad Amantea, e portava rifiuti tossici che mai vennero trovati (spariti nel nulla, o meglio scaricati, trasportati ed interrati, velocemente, con l'aiuto della 'ndrangheta, da qualche parte a "seminare" tumori). Su quella nave vi erano i progetti già elaborati, le planimetrie per la "trasformazione" della nave MESSINA nel prototipo per seppellire sotto il fondale marino le scorie nucleari e rifiuti tossici, perché - sostenevano gli ideatori del gruppo - le norme internazionali proibivano di abbandonare rifiuti "sul" fondale marino, mica "sotto" il fondale.
Anche lì, chi, come il Comandante Natale De Grazia, osava indagare ed avvicinarsi ad una soluzione nascosta nel crocevia degli affari e traffici illeciti, che dalla Calabria sale in Liguria, ed in questo caso, arrivava tra le colline ed il golfo di La Spezia, morì, assassinato senza colpevoli, proprio come senza colpevoli sono gli omicidi di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
La storia delle navi a perdere è una storia che si intreccia con le cosche della 'ndrangheta che, come sempre nella loro storia, annusavano il business che potevano accaparrarsi offrendo i propri "servizi" a faccendieri senza scrupoli, industrie e governi. E la storia di COMERIO con la OCEAN è la storia di rapporti indicibili e di accordi con Governi. Accordi che gli hanno garantito anche l'assoluta, di fatto, impunità. Secondo le indagini condotte dai Carabinieri, quello dei PENETRATOR ideati da COMERIO non era solo un progetto, ma una realtà concreta di missili lanciati in mare, che coinvolgeva 45 Stati, tra cui Iraq, Egitto, ex Jugoslavia, America Centrale, Sudan, Kenya, Sierra Leone... E la storia di JACK ROCCO MAZREKU è una storia si intreccia con quella di COMERIO e con rapporti indicibili che pare nessuno voglia indagare sino in fondo, mentre ha conquistato, grazie a gravi omissioni e irregolarità istituzionali, il controllo del più grande porto turistico del Mediterraneo (che come tutti i porti turistici, dopo la riforma del fu Ministro Claudio BURLANDO, si "auto controllano", avendo la società stessa con la concessione di gestione il compito di tenere il registro).
Oggi 6 dicembre 2011 inizia per JACK ROCCO MARZEKU un processo, di cui nessuno parla. Da Milano lo hanno trasferito a Lucca. E con questo lavoro cerchiamo, in modo molto semplice, di raccontare, come nessuno mai ha fatto la storia di MAZREKU, stando, come nostra abitudine, sui documenti ufficiali che possiamo produrre...
L'abbraccio in cui ci si è stretti oggi a Genova non era un abbraccio di quelli consueti, ma sentito, senza ipocrisie. Oggi in "diversi" ci si è ritrovati per dire che le minacce e intimidazioni mafiose non passano e non passeranno! E' stato l'esempio, credo, di ciò che serve all'antimafia per vincere: partire dai cittadini e non essere di parte, ma trasversale e senza ipocrisia o retorica. Non era solo solidarietà a me o sostegno alla Casa della Legalità, ma esempio di una presa di coscienza e partecipazione all'impegno per sconfiggere quel sistema di potere mafia-politica-affari che, con le complicità di pezzi dei settori di controllo, devasta le nostre vite! Grazie a Piombo Marco, Enrico Bini, Enrico Musso, Marco e Nicoletta Barberis, Barberis Alessandra, Riccardo Preve, Felice Airoldi, Riccardo Fucile, Paola Del Giudice... grazie ai ragazzi straordinari del MoVimento 5 Stelle dell'Emilia-Romagna (Bologna, Modena, Reggio Emilia...) e Nik e Serena, Werter, Matteo Olivieri, Patrizia Sardella... a tutti... ed ancora ai ragazzi del MoVimento 5 Stelle di Savona... Grazie a Liliana!!!! Grazie a Giovanna ed al suo coro. Grrrrrazzzzzieeee a chi ha lavorato giorno e notte per questo appuntamento... Enrico, Francesco, Ludovica, Andrea e Chiara... ed a tutti quelli che lo hanno diffuso in rete.
Grrrrrrazie al nuovo capo della Squadra Mobile che con lo Sco era presente. Grrrrrrazie allo staff della Fondazione Cultura di Genova. Ed ancora grrrrrazzzieeee a Giulio Cavalli che ci telefona per avere gli aggiornamenti e cercare di smuovere, insieme a Beppe Lumia, quanto è possibile perché sia data la protezione necessaria. Grazie a tutti quelli che sono venuti ed hanno riempito la sala in questo forte, davvero forte abbraccio... a tutti, ma proprio a tutti... ma in particolare a Clara con la piccola Matilda ed a Claudio con Barbara ed il piccolo Gabriele... che speriamo, quando saranno grandi, possano dire di ricordarsi strani discorsi su una cosa che non vedono più intorno a loro... la mafia! Oggi a Genova, in questo pomeriggio di novembre, c'era la BELLEZZA!!! Noi si va avanti... non si cede perché il futuro è ancora tutto da scrivere ed è nelle nostre mani!!!
C.Abbondanza
Di seguito il messagio di Liliana, la rassegna stampa, altri video...
Ringraziando quanti si stanno mobilitando per sostenerci e per esprimere concretamente la propria solidarietà alla nostra associazione ed al Presidente della Casa della Legalità, ci teniamo a sottolineare che noi non cediamo nè passo nè tempo! Mai ci siamo piegati alle difficoltà, agli attacchi di ogni genere, alle minacce ed intimidazioni e mai ci piegheremo. Con la stessa fermezza rinnoviamo il nostro AUT AUT ai mafiosi che stanno colpendo quanti ci stanno vicino e quanti hanno avuto il coraggio di denunciare in quella Liguria, per troppo tempo piegatasi all'omertà, all'indifferenza, al negazionismo. Non osate più colpire alcuno, perché noi siamo pronti a stabilirci sotto le vostre case e ville, senza darvi tregua... assediandovi finché l'attenzione che poniamo su di voi non farà sì che siate ridotti in mutande!
I segnali che giungono sono fortemente preoccupanti e confermano una segnalazione che ci giunse prima dei pesanti e violenti episodi delle ultime settimane. Ci è stato segnalato che le cosche ormai vicine al proprio capolinea, dopo le inchieste partite ed alimentate dalle nostre denunce di anni ed anni, vorrebbero rispondere "chiudendo la partita" con il Presidente della Casa della Legalità entro la fine dell'anno.
Questa segnalazione così come gli episodi accaduti li abbiamo portati a conoscenza delle Autorità competenti, come nostro dovere, perché siano valutati.
Se in primavera è scattata, con provvedimento della Prefettura di Genova, per il Presidente della Casa della Legalità la protezione della Vigilanza Generica Radicollegata (in quanto ritenuto "obiettivo sensibile") e la Prefettura di Savona aveva posto in essere una particolare attenzione alle nostre iniziative, oggi siamo in attesa di sapere se la Prefettura di Genova, alla luce degli ultimi eventi, intende aumentare o meno il livello di protezione già disposto. Nel frattempo, con estrema rapidità, la Prefettura di Savona ha disposto un rafforzamento delle misure per garantire la sicurezza del Presidente dell'associazione nell'ambito della provincia savonese.
Qui di seguito pubblichiamo le informazioni per l'appuntamento di SABATO 26 NOVEMBRE 2011 a GENOVA, alle ore 15 presso la sale del Munizioniere di Palazzo Ducale (gentilmente e gratuitamente concessa dalla Fondazione Cultura) e l'appello che sta raccogliendo adesioni da tutta Italia... Oggi dobbiamo dire che l'appuntamento di SABATO 26 novembre è un appuntamento importante perché con questa mobilitazione possiamo dimostrare di essere una società civile e responsabile che davanti a minacce ed intimidazioni non cede e non china il capo. Noi la nostra parte la facciamo, ogni giorno... ora la risposta sta alla comunità!
Seguono le info e appello...
1) con l'emergenza arrivano più soldi da gestire e chi li gestisce lo può fare in deroga a molte norme, come ben sappiamo per le ormai note vicende della Protezione Civile tra Bertolaso & Balducci;
2) BURLANDO era il Commissario per l'emergenza prima e lo è di nuovo per quella nuova;
3) le opere che lui dichiara effettuate per la "messa in sicurezza" del Fereggiano (quelle della ditta del FURFARO Antonio già citato negli atti dell'Antimafia e che, al quotidiano Il Secolo XIX qualche mese fa, dichiarava che lui fa offerte con ribassi altissimi perché non partecipa per guadagnare ma per "cambiare i soldi"), ovvero copertura e parcheggio sul torrente, NON SONO STATE ANCORA COLLAUDATE, visto che la stessa REGIONE LIGURIA dice che il collaudo è ancora in corso!
Chiaro?
Se non arrivano i soldi per le emergenze i soldi in cassa sono pochi e certi appalti e incarichi proprio non si possono dare. Con le emergenze i soldi da distribuire sono di più... molti di più e, con gli incarichi di somma urgenza e le procedure "semplificate", tutto si svolge in modo sempre più lontano dal possibile controllo da parte dei cittadini.
La notizia che il collaudo delle opere sul Fereggiano non sia stato ancora concluso è stata scritta e data ieri, nero su bianco, dalla Regione durante la Conferenza Stampa di BURLANDO, ma pare che questo "dettaglio" non abbia attirato molta attenzione.
Ora vediamo quanto ci vuole anche per far emergere la questione della ditta incarica per i lavori annunciati e lodati dallo stesso BURLANDO, Commissario Delegato della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Protezione Civile, ovvero quella del FURFARO... oltre al fatto che la ECO-GE dei Mamone, per cui il Prefetto di Genova, nel luglio 2010, ha trasmesso agli Enti Appaltanti un'informativa antimafia atipica, finalizzata ad evitare che a questa società venissero dati e confermati incarichi pubblici, continua a lavorare alla grande con incarichi diretti da parte delle Società pubbliche, con subappalti di lavori delle Società pubbliche e con incarichi di somma urgenza per l'emergenza alluvione di questi giorni.
A Genova le misure interdittive, tipiche o atipiche che siano, sono sistematicamente ignorate... un dato inquietante che pare non interessi ai più! Deve esserci una allergia inguaribile rispetto al termine ed alla pratica della "PREVENZIONE"... ma così qualcuno, alla fine, può gestire più soldi e seguire meno vincoli, mentre altri possono incassare ben di più di quanto le povere casse degli Enti locali possono offrire in assenza dei disastri che, con distruzione e drammi, portano anche stanziamenti straordinari!
Prima creo il danno e poi riparo il danno, spendo soldi pubblici prima e ne se spendo di più dopo... che bel modo di Amministrare!
Leggi gli articoli precedenti:
08.11.2011
Genova, novità "particolari" tra pre e post disastro (colposo)
06.11.2011
Fereggiano e 'ndrangheta, due "bazzecole" di Genova
05.11.2011
Genova, il giorno dopo: altri dettagli, le facce senza vergogna dei politici e 'ndrangheta all'opera
04.11.2011
Dopo il levante ligure, DISASTRO COLPOSO a Genova
I giorni passano a Genova. Dalla Regione al Comune l'unica cosa certa è: autodifesa su tutto il fronte. Le colpe sono del fato, secondo loro. Secondo noi no. Come abbiamo già detto, sono di amministratori pubblici (tra politici e funzionari) in carne ed ossa. Ecco 5 brevi capitoli per proseguire il nostro viaggio: Una provincia da "Chi l'ha visto"; Burlando si continua a burlare di noi; Frana una collina, anzi no: è una discarica; Ospedale San Martino, fai un parcheggio ed il rio entra in reparto; Qualcosa si è mosso sulla ECO-GE?
Sul Fereggiano, per un progetto di Claudio Burlando nella veste di Commissario Delegato della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Protezione Civile, si sono spesi negli ultimi anni, quantomeno, 10 milioni di euro. Soldi stanziati dalla "Protezione Civile". Ma non sono stati usati per allargare l'alvero del torrente. Nemmeno per eliminare le strozzature causate dai palazzi nel greto e sulla sponda (solo un parziale intervento è stato effettuato in merito a questo problema). Men che meno per pulirlo, liberando l'alveo da arbusti, frane e detriti vari. Il lavoro per la "messa in sicurezza" è stato quello di tombinare un ampio tratto del torrente e realizzarvi sopra dei bei parcheggi (leggi anche il post di Marco Preve) ed un area gioco per bambini (due di loro non potranno più giocare sono morti nell'alluvione!). E' subito a valle di questa nuova "copertura", che completava quella di Largo Merlo, che la furia dell'acqua ha esondato causando il disastro e morte... E chi ha eseguito i lavori per questo lotto che Burlando stesso annunciava (vedi qui) in pompa magna autolodandosi? La CO.S.P.E.F di Antonio FURFARO (nella foto con Claudio Burlando e Alessandro Repetto). Ed Antonio FURFARO lo abbiamo già incontrato perché era quello di ottimi appalti assegnati dal Comune di Genova (Giunta Vincenzi)... uno dei quali vinto con uno spaventoso massimo ribasso (vedi qui) che faceva dichiarare allo stesso FURFARO che a lui non interessava guadagnare con gli appalti, ma che questi gli servivano solo per "cambiare i soldi". E, come detto, subito a valle di quei lavori commissionati dal BURLANDO Commissario con i soldi della Protezione Civile, eseguiti dal FURFARO, si è scatenato l'inferno ed ora è emergenza. E chi lavorava proprio in via Fereggiano per l'emergenza? Ma la ECO-GE dei Mamone quella con interdizione atipica antimafia della Prefettura che gli Enti locali continuano a ignorare. Ma, anche questa volta andiamo con ordine...
E' il 5 novembre 2011. E' Genova, la città dove si è consumato un disastro colposo ed un omicidio plurimo. Anche la Procura della Repubblica apre un inchiesta. Noi, già ieri abbiamo indicato alcuni fatti, crediamo in modo chiaro. Ora vediamo altri dettagli e facciamo il punto. Non siamo propensi al perdono dei responsabili, soprattutto quando negano le loro responsabilità. Non siamo "political correct", ma "banditi" e diciamo, come sempre, ciò che deve essere detto, come deve essere detto, senza mezzi termini, senza giri di parole o discorsi di convenienza. Se volete vivere nel mondo delle favole non leggeteci, se volete conoscere la realtà, nuda e cruda, siete nel posto giusto...
Dopo il disastro nell'estremo levante ligure e nel nord della Toscana, oggi il disastro colposo si è consumato a Genova. Sembra che il bilancio sia già di 6 MORTI e diversi dispersi. Le amministrazioni pubbliche responsabile delle omissioni di intervento negli anni passati devono andarsene a casa... A partire dalla Giunta Regionale che ha autorizzato le costruzioni in riva ai torrenti, passando da Comune e Provincia di Genova che hanno concesso deroghe su deroghe ed omesso gli interventi necessari!
Di seguito un più ampio comunicato sul nuovo dramma che si è consumato non perché ha piovuto tanto, ma perché le "criticità" che vennero indicate nel PRG dalla Giunta Sansa (parliamo degli anni 1996-1997) sono state sistematicamente ignorate e "cancellate" dalle successive amministrazioni (Pericu e Vincenzi in Comune, Vincenzi e Repetto in Provincia, Biasotti e Burlando in Regione), con la complicità di alcuni cittadini che pur di mantenere il loro "orticello" hanno spinto per l'omissione delle demolizioni dei PALAZZI nel greto del Fereggiano e di quelle di Piazzale Adriatico, oltre che chiedere ed ottenere il via libera a nuove strade, nuovi sbancamenti per costruzioni di box e case, promuovendo una sempre maggiore impermeabilizzazione del suolo, in zone ad "alto rischio" ufficialmente conclamate!
Genova, un disastro colposo previsto e "responsabilmente" atteso...
Potremmo essere contenti del fatto che con quanto rivelato dalla Relazione della DDA di Genova conferma, così come quelle dei Prefetti, quanto da anni denunciamo. Soprattutto per quel filone che individua il GULLACE “Nino” Carmelo come “referente” della potente cosca dei GULLACE-RASO-ALBANESE in tutto il nord-ovest dell'Italia, e che, con entrature e complicità politiche che partono dalla Calabria, ha costruito un impero di imprese, con fulcro il savonese, capace di inquinare economia e territorio. Potremmo essere contenti ma non lo siamo...
Continua il viaggio tra gli affari della 'ndrangheta tra Liguria e Piemonte... dopo le ultime pubblicazioni, ancora una volta, cerchiamo di rendere evidente quell'asse tra Liguria e Piemonte (e che poi coinvolge anche la Val d'Aosta) su cui si snodamo imprese e interessi della criminalità organizzata, mentre pezzi delle Istituzioni, nel nome dei "lavori", sembrano perennemente distratti o forse indifferenti al fatto che la colonizzazione divori territorio e risorse. Forse Maroni non lo sa ma gli appetiti delle mafie sono piccole e grandi opere... ed oltre al grande Expo di Milano (che fila liscio anche con Pisapia sindaco) c'è soprattutto quella Tav che tanto dispendio di energie, uomini e mezzi delle Forze dell'Ordine sta vedendo impiegati per presidiare il nulla... e dove già da anni, come per il Terzo Valico, i reparti investigativi hanno messo in guardia. In questo nuovo viaggio partiamo dal confine tra Liguria e Piemonte, ovvero la "bonifica" dell'ACNA di Cengio, per passare agli appetiti sul Terzo Valico e che arrivano là... proprio in Val Susa...
"Trascurati" dal locale di Genova, si facevano sempre i fatti loro gli 'ndranghetisti del Tigullio. Ma lavoravano e lavorano tanto... ben inseriti, come abbiamo sempre detto, nella politica, nell'economia e con ottimi rapporti tra confraternite e diocesi. Questa è la 'ndrangheta nel Tigullio... con imprese, appalti e concessioni nel settore dell'edilizia, delle bonifiche, movimento terra, rifiuti... ma anche alberghi. Una rete che da sempre, a partire dagli anni '60, ha un fulcro: i NUCERA di Condofuri.
Ora, dopo l'indagine "MAGLIO" del ROS, non possono più nascondere la testa sotto la sabbia quanti hanno sempre negato... come, ad esempio, il sindaco di Lavagna, Giuliano Vaccarezza [che poi si domanda pubblicamente dove sia la 'ndrangheta a Lavagna, sic - nella foto a lato con Jack Rock Mazreku], che, proprio nel suo Consiglio Comunale, siede quell'imprenditore, legato all'Ordine di Malta, legatissimo alla Diocesi, e che risulta agli atti essere un "affiliato" alla 'ndrangheta. Si chiama SANTO NUCERA... è conosciuto soprattutto come "imprenditore" che ottiene appalti e incarichi dagli Enti Pubblici, così come dalla Diocesi (vedi qui un esempio)... e che ottiene soprattutto dai Comuni le concessioni edilizie a costruire... e costruire ancora, in quel Tigullio, ed in particolare tra Sestri Levante e Lavagna. E sempre nel Tigullio, sempre con epicentro a Lavagna, ci sono i fratelli NUCERA, cugini del Santo che da "malandrino" faceva arrabbiare il capo locale di Genova, Mimmo GANGEMI. Sono NUCERA Paolo, con il suo albergo-ristorante "AMBRA", utilissimo anche per le riunioni di 'ndrangheta, Antonio e Francesco... quest'ultimo con l'impresa attivissima, con un monopolio quasi totale, nell'ambito degli appalti pubblici per i rifiuti.
Ecco quindi, dopo qualche mese, dalla richiesta che abbiamo avanzata alla Prefettura di Genova, per attivare un istruttoria finalizzata all'invio di una Commissione di Accesso nei Comuni di Lavagna e Sestri Levante, che ne scriviamo pubblicamente...
[Quanto riferito ad Eugenio Minasso nell'articolo rappresenta un estratto di quanto contenuto negli Atti Giudiziari relativi a diverse indagini sui rapporti e le influenze della 'ndrangheta nell'estremo ponente ligure, nonché da dichiarazioni alla stampa rese dallo stesso Minasso.
Riportando tali contenuti e fotografie privi di rilevanza penale nei confronti del Minasso stesso non vi era, da parte nostra, alcun intento accusatorio così come nemmeno alcuna intenzione di offendere.
Se Eugenio Minasso si è sentito offeso da tale pubblicazione, quindi, ce ne scusiamo con lui.]
Si sposano e vanno in viaggio di nozze, Giovanni Paladini e Marylin Fusco. Il primo coordinatore regionale e deputato della Repubblica della Lista Di Pietro - Italia dei Valori, la seconda vicepresidente della Giunta regionale in Liguria con Claudio Burlando.
Al loro ritorno dal viaggio di nozze danno un bel rinfresco per festeggiare il lieto evento e chi ci si ritrova tra gli invitati? Grazie a Il Secolo XIX lo sappiamo... c'è Claudio Burlando, la Marta Vincenzi e la Roberta Pinotti... e poi nientepopodimenoche l'uomo della "cricca"... lui, l'ex Ministro Claudio Scajola.... e pure l'uomo "eletto" della "cosca" della 'ndrangheta, Eugenio Minasso...
E' online da questa mattina, sul sito di SavonaNews, il rapporto integrale della Guardia di Finanza relativo all'indagine sulla truffa sui fondi europei che coinvolge i politici liguri dell'una e dell'altra parte, a partire dal "presidentissimo" Claudio Burlando, e soprattutto le cooperative sociali. Nei prossimi giorni pubblicheremo anche alcune considerazioni in merito a questo ed agli altri casi di illegalità che vedono protagoniste le pubbliche amministrazioni liguri e non solo.
Per ora ecco qui il testo integrale, così che chiunque possa leggere e valutare... clicca qui
Come Casa della Legalità sollevammo la questione nel maggio 2007. Studiammo a fondo carte, visure e bilanci. Denunciammo pubblicamente tutto, insieme a DemocraziaLegalità [leggi lo speciale].
Dopo le elezioni, il 12 giugno 2007, presentammo istanza ufficiale al Tribunale di Genova per il conflitto di interessi del neo eletto sindaco Marta Vincenzi in Marchese. Il 2 luglio 2007 depositammo una memoria di comparsa di nove pagine con dati e fatti, a cui allegammo centinaia di pagine di allegati (tutto ciò che era stato possibile acquisire). All'udienza la Marta Vincenzi non si presentò, mando i suoi legali tra studio Acquarone e studio Flick. All'udienza del Tribunale, presieduta dal Presidente Antonino Dimundo, era anche presente, per la Procura, il pm Silvio Franz.
Era il 25 settembre 2007. Noi chiedemmo che venissero acquisiti di documenti presso il Comune di Genova e presso le sedi delle società coinvolte ed interessate (quelle pubbliche e/o partecipate, quelle di Bruno e Malvina Marchese e quelle di Gavio), in quanto la Sindaco Vincenzi si era rifiutata di fornirli (quelli relativi al Comune ed alle società pubbliche e/o partecipate) anche davanti ad interrogazioni formali in Consiglio Comunale, e quindi non vi era alcun modo legale per averli e quindi produrli come prova. La difesa della Vincenzi sostenne invece che quei documenti comprovanti il denunciato conflitto di interessi dovevano essere prodotti da chi aveva presentato il ricorso e non si poteva quindi procedere se non vi erano, oltre a sostenere che il conflitto di interessi dovesse essere diretto, ovvero per un incarico diretto tra Vincenzi-Sindaco ed il consorte. In quella stessa udienza emerse anche che il consorte della Vincenzi, per evitare la decadenza della Sindaco per conflitto di interessi palese, rinunciò (dopo la notifica della nostra istanza in Tribunale) ad un incarico e compenso per lavori con l'Autorità Portuale di Genova, nel cui Comitato Portuale siede la Sindaco.
Il Tribunale rigettò il ricorso senza effettuare alcuna acquisizione di documentazione, nonostante le palesi falsità delle dichiarazioni della Vincenzi che, ad esempio, sosteneva l'impossibile come quando affermava che la IMPREGILO non avesse incarichi ed interessi a Genova quando invece è soltanto (sic!) nella partita della Metropolitana (più costosa del mondo) in costruzione e che Lei stessa aveva appena chiamato come super consulente della sua Giunta il consigliere di amministrazione (e avvocato) di Impregilo, Maurizio Maresca.
Noi, in allora, indicammo chiaramente negli Atti anche la pregressa vicenda (1999) delle quote della società dell'Autostrada Milano-Serravalle che la Vincenzi, allora Presidente dalla Provincia di Genova, vendette alla società di Gavio per 1,60 euro ad azione (Gavio poi venderà le quote alla Provincia di Milano, il cui Presidente era il Filippo Penati, per 8.93 euro).
La Procura della Repubblica di Genova nell'ambito dell'inchiesta su corruzione ed i legami con i Mamone dell'Amministrazione del Comune di Genova e le società pubbliche (per cui venne arrestato anche il braccio destro della Vincenzi, Stefano Francesca - vai allo speciale) riprende la vicenda. Nell'Ordinanza di Custodia Cautelare, ad esempio, il Gip scriveva: "Bruno MARCHESE, marito di Marta VINCENZI, nel corso del 2007 è stato al centro di una diatriba sul conflitto di interessi, sollevata da Christian ABBONDANZA presidente della Onlus "CASA DELLA LEGALITA'" di Genova, sfociata in un ricorso urgente depositato, il 12 giugno 2007, presso il Tribunale di Genova, ai sensi del Testo Unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali approvato con D. L.vo 18/08/2000, n. 267 (artt. 63 e 70). Nel ricorso in parola, rigettato il 25/09/2007, dal Collegio della Prima sezione del Tribunale di Genova, l'ABBONDANZA e Simonetta CASTIGLION dichiarano che: «dalle visure camerali della CCIAA emerge che Bruno MARCHESE e Malvina MARCHESE (rispettivamente marito e figlia di Marta VINCENZI) sono proprietari di maggioranza della "IGM ENGINEERING IMPIANTI srl" di Genova... questa fa parte dei "CONSORZI RETE e FASTIGI". ....Bruno Marchese è Amministratore Delegato della IGM citata e Direttore Tecnico del Consorzio RETE; ........tale ditta e detti consorzi operano certamente con società partecipate del Comune di Genova, su tutte la "Sviluppo Genova spa" e la "Milano-Serravalle Milano-Tangenziali spa", nonché anche con l'Autorità Portuale di Genova ed altri soggetti affidatari diretti e/o indiretti di incarichi da parte del Comune (come molteplici società quali ad esempio Impregilo spa, Fisia Impianti spa) e/o con strutture societarie che operano in coordinamento con il Comune come Anas spa e Salt p.a.». Infine, sul sito internet di ABBONDANZA, viene segnalato che in data 15 giugno 2007, il Presidente del Tribunale firmava il decreto con cui veniva fissata l'udienza per il ricorso; il 19 giugno 2007 Bruno MARCHESE inviava una raccomandata (spedita il 20 e ritirata il 21) al Presidente delll'Autorità Portuale di Genova Giovanni NOVI (colpito nel febbraio di quest'anno, da ordinanza di custodi cautelare per reati contro la p.a. - p.p. n.8687/0721 RGNR ), in cui rinunciava ad un incarico di collaudatore relativo alla realizzazione di impianti di distribuzione elettrica delle aree Ponti Ronco e Canepa". [il testo integrale clicca qui]
Dopo quell'indagine [ammissione e patteggiamento per tutti gli arrestati e rinviati a giudizio e condanna a 6 mesi in primo e secono grado per Giuseppe Profiti] la squadra del GICO che l'aveva seguita è stata smembrata. L'allora procuratore capo Francesco Lalla, andato in pensione, è divenuto Difensore Civico della Regione Liguria (con i voti del centrosinistra e quelli del centrodestra). Alla guida della Procura della Repubblica è salito il "reggente" Vincenzo Scolastico, quello che, a Savona, lasciò andare in prescrizione il fascicolo, per intenderci, sul "fallimento perfetto" orchestrato, sulla pelle di lavoratori, città e territorio, da imprenditori, politici e sindacalisti uniti nell'affare.
Ora, siamo in grado di pubblicare alcuni documenti che dimostrano gli ottimi rapporti d'affari della società del consorte della Marta Vincenzi con Gavio, ai tempi della cessione delle quote "svendute" dalla Vincenzi a Gavio. Li abbiamo avuti da poco e non li avevamo pubblicati perché, come nostra abitudine, non puntiamo a scoop ma a ben altri obiettivi. Ormai sono stati resi pubblici in rete da altri e quindi li pubblichiamo anche noi, annunciando che li produrremmo, nei prossimi giorni, formalmente all'Autorità preposta - come era già programmato di fare -. Purtroppo, a questo punto, ciò avverrà quando ormai gli interessati sono già a conoscenza di alcuni di quei documenti che sono usciti dalla riservatezza di certe stanze!
Resta comunque evidente un punto: la Vincenzi non può più negare di tali rapporti, così come il PD tutto (compresa la Roberta Pinotti che allora era nella Giunta Provinciale della Vincenzi dal 1993 al 1997 e poi in quella Comunale con Giuseppe Pericu) sapeva ed ha taciuto e coperto il tutto. Su questo, quindi, sono i cittadini che hanno il dovere di valutare i fatti e giudicare la responsabilità politica di una classe dirigente pubblica piegata dagli affari.
Ecco qui i documenti (in formato .pdf):
- documento 1
- documento 2
Seguono le schede e qualche altro dettaglio tra ciò che si era già detto, scritto e denunciato e l'oggi...
E' questa una notizia, pubblicata questa mattina dal quotidiano la Repubblica nelle pagine della cronaca ligure, che non può lasciare indifferenti... Anzi...
Marco Preve scrive: "La procura Generale di Genova ha aperto un fascicolo interno sulle notti in discoteca del pm savonese Alberto Landolfi. Agli atti gli articoli e le fotografie (provenienti da siti internet) pubblicate da Repubblica nei giorni scorsi. In particolare, aveva destato scalpore l´immagine del pm della Direzione distrettuale antimafia (attualmente in missione in Bosnia) a corredo di una doppia pubblicità: per lo champagne Ruinart e la discoteca La Suerte di Laigueglia, il locale notturno nel cui privè Landolfi è stato più volte ospite vip, assieme a rappresentanti delle forze dell´ordine, politici e ragazze immagine.".
Non vi sono quindi dubbi: la questione è quella che avevamo sollevato noi il 30 gennaio 2010, beccandoci l'ennesima querela del pm Landolfi (che a sua volta, rispondendoci indirettamente, si è beccato una nostra querela), e che aveva visto la Procura di Torino chiedere (solerte) ed ottenere (senza indugio) dal Gip il sequestro preventivo del nostro articolo con foto e video di alcune delle serate alla Suerte del pm (ex) savonese, con diversi agenti, anche di vertice, delle Forze dell'Ordine competenti (come lui) su quel territorio...
Chi tocca il centrosinistra muore.
"La macchina del fango comincia a girare". Dopo aver ascoltato le parole di Pierluigi Bersani, gli accenti berlusconiano-vittimisti del segretario Pd, sento che per una volta posso contravvenire a una delle regole auree del cronista: mai parlare di se stessi.
E così racconterò dell'amara esperienza di diventare una specie di paria, un intoccabile nella mia città perché ho osato scrivere inchieste sul centrosinistra. Ma prima faccio una premessa. Nel corso degli anni ho parlato di decine di politici di entrambi gli schieramenti: Alemanno, Formigoni, Moratti, Storace, Berlusconi, Matteoli, Galan, Romani, Romano, Scajola, Grillo (Luigi), Calderoli, Bossi, D'Alema, Bersani, Penati, Burlando. Tanto per fare alcuni nomi. Gli esponenti di centrodestra sono la maggioranza...
Il GORIZIA Cosimo è un soggetto emerso nell’ambito delle indagini cc.dd.:
- “Maglio” (proc. pen. 2951/2000/21 DDA GE)
- “Maglio 2” (n.1389/08/21 DDA RC)
- “Maglio 3” (proc. pen. 2268/10/21 DDA GE)
- “Colpo di Maglio” (proc. pen. nr. 13715/04/21 DDA GE “condannato”).
Soggetto noto ai reparti investigativi dello Stato. Tra gli elementi che hanno confermato la sua identificazione emerge anche l'utilizzo dell'utenza telefonica 39269477** intestata EDIL GL di GORIZIA Luciano ma in uso al Cosimo, così come l'utenza a lui intestata 33940084**...
Da anni li indichiamo pubblicamente i vermi mafiosi, quelli delle 'ndrine e quelli della 'decina' di Cosa Nostra, con nomi e cognomi. Abbiamo fatto sì che venisse meno quella mimetizzazione che gli serviva per proteggersi dalle azioni di contrasto e prevenzione. Passo dopo passo si è riusciti a far sì che venissero colpiti, almeno in alcune articolazioni. E giorno dopo giorno il "patto" che reggeva tra loro, e che ha garantito l'assenza di conflitti tra le due organizzazioni, emergeva anche dalle indagini dei reparti investigativi, con intercettazioni, ambientali, servizi di osservazione. Ora la 'Ndrangheta ha deciso di colpire Cosa Nostra e lo ha fatto tornando (si, tornando) a colpire uno dei boss storici della mafia siciliana a Genova, Giovanni "Gianni" Calvo.
Questo soggetto, Gianni CALVO, che vive da tempo nella paura che gli facciano la festa, dopo gli anni "d'oro" con i FIANDACA e l'organizzazione degli EMMANUELLO, prima con Daniele e poi attraverso i MORSO e MONACHELLA, si era pure trasferito in Toscana. Lì aveva avuto a che fare e collaborato (e pare anche fregato) alcuni camorristi. Dopo l'arresto per i traffici con i campani, e dopo un aggressione, nella casa dove viveva in Toscana (forse eseguita su mandato dei camorristi), tornò a Genova. Qui se la tirava da capetto, sognava il vertice che fu di Daniele EMMANUELLO. Riprese alla grande i contatti e affari con i FIANDACA, con i MAURICI e con i FERRO, in quel territorio di Rivarolo, dalla "piccola Riesi" a salire in Via Vezzani. Rapporti consolidati tra famiglie di Cosa Nostra a cui si affiancavano quelli, anche in questo caso risalenti nel tempo, con gli uomini della 'Ndrangheta, tra, per citare due nuclei, RASO e MACRI'... Non è un caso che uno degli 'ndranghetisti che operava con i MACRI' nell'ambito dei videopoker, Onofrio GARCEA affiliato alla cosca dei BONAVOTA, fosse in contatto e affari con il CALVO, e con questi (ed i MAURICI) condividesse il galoppino ABBISSO Giuseppe. Accanto a loro anche gli uomini della Camorra storica presente a Genova, quella dei locali notturni e quella che ancora si prodiga nel riciclaggio del tesoretto lasciato dalla vecchia FUCCI-MARECHIARO...
Gianfranco Fini rilancia la necessità espressa da Paolo Borsellino affinché la politica faccia pulizia prima e indipendentemente dalle sentenze e dai rilievi penali di certe frequentazioni, contiguità e connivenze. E Paolo Borsellino aveva ragione... Gianfranco Fini farebbe bene, oltre che riprendere le parole ed il messaggio di Paolo Borsellino, nel giorno dell'anniversario della strage di Via D'Amelio, anche nel dare l'esempio con il proprio partito...
Già in AN aveva lasciato dei portoni spalancati, ove entravano direttamente pullman di finti tesserati dalle cosche, che condizionavano congressi, liste ed eletti (provi a dare un occhio alla provenienza dei signori prediletti dal locale della 'ndrangheta di Ventimiglia, e troverà Eugenio Minasso, Alessio Saso, Vincenzo Moio... e se ci si sposta sul candidato alle regionali del 2010 a Genova, spalleggiato da boss quali Gangemi, Condidorio, Bruzzaniti e Gorizia, di nuovo è un altro parto di An, Aldo Praticò. Problema passato? No!
Il responsabile regionale di FLI in Liguria, l'avv. Enrico Nan, chi ti va ad incontrare? I Mamone, ovvero gli esponenti della famiglia della 'ndrangheta che si è fatta impresa e che - legata ai Mammoliti ed ai Gullace-Raso-Albanese e Piromalli - ha costruito un vero e proprio monopolio degli appalti pubblici (anche a seguito di interdizione atipica antimafia del Prefetto Musolino, di un rinvio a giudizio per corruzione, di un inchiesta per il controllo degli appalti pubblici, di miriadi di contestazioni di illeciti ambientali... nonché un tentativo - documentato dalla Dia - di corruzione di un pubblico ministero)...
L'AMBANATA, la pizzeria ristorante di via Vezzani a Genova Rivarolo, ieri sera alle 23 è andato a fuoco. Il locale aperto dal boss storico di Cosa Nostra Giovanni "Gianni" CALVO era stato intestato ai figlioli, aveva visto all'inaugurazione anche la presenza del consigliere comunale Umberto LO GRASSO (ex Psi ai tempi dell'assalto di Cosa Nostra al Circolo Borghetto, poi Margherita, quindi Ulivo, poi Udc ed ultimamente dell'Italia dei Valori - Lista Di Pietro). Quel ristorante del CALVO era stata anche la sede prescelta dal neo presidente del consiglio regionale della Liguria, Rosario MONTELEONE, per festeggiare la sua elezione alle consultazioni elettorali del 2010. Il boss CALVO aveva ottimi rapporti anche con gli 'ndranghetisti, oltre che incontrarsi spesso con i MAURICI, i FERRO ed al costante rapporto con i FIANDACA. ABBISSO, quello arrestato con il boss 'ndranghetista GARCEA Onofrio, lavora molto per il CALVO (si interessava, a quanto riferitoci, anche di reperire spazi per fargli aprire i famosi punti vendita automatizzati, come quello di Piazza Pallavicini a Rivarolo), così come si prestava a servizio per i MAURICI, da quel che si è riusciti a comprendere. Ma il boss Giovanni "Gianni" CALVO, che già ai tempi del vecchio ristorante alla Stazione Marittima godeva di una clientela "insospettabile" tra funzionari di polizia e politici, aveva sempre paura che qualcuno gli facesse la festa... e per questo, da quel che si è saputo, non si sedeva ad un tavolo se non poteva avere davanti a se la porta di entrata... così da evitare cattive sorprese alle spalle.
Ieri era giorno di riposo del ristorante-pizzeria di via Vezzani ed poco prima della mezzanotte, il localino va a fuoco e qualcuno dice che si sono udite come due esplosioni... come "due molotov". Potrebbe essere, così come potrebbe essere anche una bella fuga di gas che, considerando la giornata di riposo di ieri, avrebbe saturato il locale (anche se, se fosse così, l'esplosione avrebbe avuto un effetto ben più deflagrante, probabilmente).
Quel che pare però come dato interessante è che il CALVO si sarebbe dato, ultimamente, alla passione storica dei compaesani legati a Cosa Nostra: quella dei ponteggi... anche perché lì hanno "consigliori" che nell'ambito dell'edilizia non sono niente male! Nel frattempo di nuove pizzerie e locali ne stanno aprendo a raffica i FIANDACA, il FILIPPONE, mentre i MAURICI si son accontentati di rilevare quel bar all'angolo tra via Jori e via Sonnino (ogni tanto aperto ed ogni tanto chiuso), dove il vecchio proprietario è stato arrestato perché organizzava rapine e dove si incontravano il CALVO con i MAURICI e FERRO.
Certo è che se qualcuno ha deciso di colpire uno dei principali boss di Cosa Nostra a Genova, significa che gli equilibri si siano rotti definitivamente... staremo a vedere (e continuiamo a scavare, naturalmente)!
PS 1
Lo spazzino non parla... sparisce quando c'è movimento e poi resta muto come un pesce... poi sembra che abbia cambiato proprio zona!
PS 2
Su cosa stia succedendo si potrebbe chiedere all'agente "Gianni" che su quel territorio ha molta competenza!
PS 3
Per avere qualche elemento in più si potrebbe andare a vedere se questa stessa notte trascorsa con l'AMBANATA alle fiamme, siano andati a fuoco anche magazzini o depositi relativi all'ambito dell'edilizia. Se così fosse allora si potrebbe avere un quadro del contesto su cui il fumo si dirada!
Un 'ndranghetista è già di per sé un senza onore e senza dignità, ma ce ne sono alcuni che superano ogni limite, persino dell'indecenza. MOIO è uno di questi. Lo stesso ci ha infatti querelato perché lo abbiamo definito "affiliato alla 'ndrangheta" ed un pm della Procura di Genova nella chiusura indagini gli da pure ragione. Peccato che lui, MOIO, sia un affiliato alla 'ndrangheta! Lo risultava giù dagli atti dell'Operazione IL CRIMINE, ed ora con quelli dell'operazione MAGLIO 3 è formalmente indagato per 416 bis! Ebbene noi non solo ribadiamo che MOIO è un affiliato alla 'ndrangheta ma, a questo punto, pubblichiamo ampi estratti degli Atti che lo riguardano, così, tanto perché capisca, che la bocca non la chiudiamo ed anzi continueremo a puntare i riflettori addosso a lui ed agli altri parassiti 'ndranghetusi.
Quanto andiamo a pubblicare renderà evidente non solo il pieno inserimento del MOIO nell'organizzazione 'ndranghetista, ma anche che dietro al MOIO vi è stata la "spaccatura" della 'ndrangheta in Liguria, non per questioni di attività prettamente "criminali" ma relativa a questioni elettorali e politiche. Speriamo che questo ampio spaccato faccia comprendere che la 'ndrangheta è soprattutto questo: condizionamento delle elezioni, della politica e delle Pubbliche Amministrazioni. A breve pubblicheremo ampi profili degli altri 'ndranghetisti al centro delle diverse indagini sfociate nell'Operazione MAGLIO 3. I vermi mafiosi devono vedersi l'indice puntato e sentire, come abbiamo più volte detto, il disprezzo sociale addosso, costantemente, perché solo così, ben oltre ad arresti, sequestri e confische, si può schiacciarli definitivamente. Buon lettura...
Ne avevamo parlato... ed ora ad esprimersi è stato il TAR Liguria, con una sentenza che annulla i permessi a costruire rilasciati dal Comune di Genova alla società ALLEGRA SRL dei Fogliani nati a Taurianova ed esplosi con una impero imprenditoriale a Genova. Estremamente interessante il passaggio per cui si riscontra che l'Amministrazione del Comune di Genova, guidato da Marta Vincenzi che oltre ad essere Sindaco è anche l'assessore all'urbanistica, si è acriticamente posto davanti al progetto presentato dalla società dei Fogliani, senza svolgere alcuna verifica sulla fondatezza di quanto dichiarato nel progetto. Interessante (e pesante) anche l'annotazione sul fatto che la ALLEGRA avesse prima dichiarato che la struttura sarebbe stata convenzionata (e quindi compatibile con le disposizioni comunali vigenti) per poi - una volta avuti i pareri favorevoli (fondati su tale presupposto)- cambiare radicalmente dichiarazione e dichiarare che non si sarebbe realizzata una clinica privata convenzionata, bensì privata senza convenzionamento (e quindi non rientrante nelle disposizioni comunali vigenti per le aree destinate a Puc come "servizi").
Tra i punti salienti della Sentenza eccone alcuni...
Il Procuratore Scolastico pare vada solo lodato e guai ad osare criticarlo. Poco contano i fatti, l'attinenza alle notizie e la veridicità e fondatezza delle stesse... quando si tratta del Procuratore Scolastico o lo si apprezza o si deve tacere secondo alcuni suoi colleghi a Torino.
Proprio come per lo stacanovista - già censurato dal CSM - dott. Alberto Landolfi (leggi qui).
Ma veniamo al dunque, con ordine e precisione. Partendo dall'oggi, perché anche gli ultimi eventi ci dicono molto...
Lo avevamo detto... già che sei a piede libero (per poco speriamo) puoi leggerci... e se non lo leggi qui potremmo anche venire a tappezzare Sant'Olcese... e poi scendere sino a Fegino e salire sino a Busalla.
Eccoti quindi l'ambasciata...
Cosiminu ha vistu ca t'amu truvatu? Cumu vidi c'è sempri nu bbuanu vileno ppiì "surici", ca si chiama tenacia di Giustizia.
Ppi lli viarmi ndranghetisti un c'è scampu, hanu, ponu e venino scamacchiati inesorabilmente cumu qualunqui autru parassita.
L'infamia ca rappresentati ppi troppu tiampu è stata tollerata e protiggiuta, ma moni un c'è Gianni chi teni... nun ppo' fari nenti " l'amicu chi moni arriva n'procura" (juamu che t'arricuardi quando u ducia Nninu)... e puru u signori di Servizi sinni scappa (quali chillu chi è puru ben visibili allu "battesimu" del 1993 a Fegino).
Moni, datu chi si a pedi liberu e ni pua lijiri, ti facimu na ambasciata: cumu vivi prima o doppu vi si piglia a tutti vua viarmi ndranghetisti... quindi parra e collabora... cunta tuttu puru supra a Ginettu.. tantu cumu vidi un ti puano proteggiri dalla Giustizia, chilla arriva inesorabile.
Dintra alli riparti investigativi d'u Statu cci su pirsuni determinati e chili pochi corruttibili o ricattabili d'u giru vuastru nun teninu scampu.
Chini ha garantitu ppi lungu tiampu na cappa i protezioni figlia d'u ricattu, u'n ppo' firmari l'inchieste.
Mintiti a cantari, e un ci cuviriri u culu.... A ognuno il suo, vo ppi casu pagari ppi' tuttu? Puru sta vota? Nun nnè llu casu... svacanta a cuscianza... tantu si pigljianu puru illi... u ciarchiu si stringi inesorabile e nun ci sarà scampu.
Oltre ca senza onore ca si picciottinu, si pur una fhimminella c'ho pijia ntra chillu postu ppiì proteggiri il suo padroncino? Ma dai.... Si uaminu, armenu na vota dintra la vita e cunpessa, cunta.... Parranno di Ginettu e d'affari tra (apparente) lecitu e (tantu) illecitu di cui accanusci tuttu.
Questa mattina il ROS è riuscito a portare a termine parte dell'ampia inchiesta che da anni porta avanti sui "locali" della 'Ndrangheta in Liguria. Dopo gli arresti dell'Operazione "MAGLIO" della DDA di Torino (di cui avevamo già pubblicato l'ordinanza - clicca qui) l'autorità giudiziaria del capoluogo non poteva restare ferma. Lì infatti, in quelle pagine che hanno colpito la rete del sud Piemonte, facente capo al "locale" guidato da Bruno Francesco PRONESTI' - cugino del boss Carmelo GULLACE -, vi erano i loro nomi e cognomi, vi erano le intercettazioni, come quelle delle riunioni, ad esempio a Bordighera.
E così all'alba sono stati arrestati:
- BARILARO Fortunato, nato ad Anoia (RC) il 25.9.1944, residente a Ventimiglia (IM);
- BARILARO Francesco, nato ad Anoia ((RC) il 15.01.1947, residente a Bordighera (IM), detto "Ciccio";
- BATTISTA Raffaele, nato a Taurianova (RC) il 27.10.1976) residente a Genova, detto "Raffaelino";
- BRUZZANITI Rocco, nato ad Antonimina (RC) il 9.8.1959, residente in Sant'Olcese (GE), detto "compare Rocco";
- CIRICOSTA Michele, nato ad Anoia (RC) il 29.7.1936, residente a Bordighera (IM), detto "compare Michele";
- CONDIDORIO Arcangelo, nato a Reggio Calabria l'1.8.1942, residente in Genova, alias "Calipso" e/o "Calì";
- GARCEA Onofrio , nato a Pizzo Calabro (VV) il il 18.12.1950, residente a Genova, alias "Mezzalingua"; (già detenuto)
- MULTARI Antonino, nato a Locri (RC) il 9.12.1956, residente a Serra Riccò (GE), detto "compare Nino";
- NUCERA Lorenzo, in Sambatello di Reggio Calabria il 17.6.1960, residente in Genova, detto "Cecè" o "Zi' Lore";
- NUCERA Paolo, nato a Condofuri (RC) il 21.03.1944, residente in Lavagna;
- PEPE' BENITO, nato a Galatro (RC) il 05.08.1936, residente a Bordighera (IM);
- ROMEO Antonio, detto "compare Totò", nato a Roghudi (RC) il 22.7.1939, domiciliato in Sarzana (SP)
Gli altri indagati per 416 bis sono:
- CALABRESE Domenico, nato a Reggio Calabria il 25.11.1968, residente a Genova, alias "Micunnella" e/o "Nanna";
- FIUMANO' Antonino, nato a Reggio Calabria il 07/04/1978, residente a Genova, detto "Nino";
- GORIZIA Cosimo, nato a Mammola (RC) il 23.9.1973, residente in Sant'Olcese (GE), detto "Cosimino";
- LUMBACA Rocco, nato a Oppido Mamertina (RC) il 26.2.1954, domiciliato in Genova, detto "compare Rocco";
- MARCIANO' Giuseppe, nato a Delianuova (RC) il 6.8.1933, residente a Vallecrosia (IM), detto "compare Peppino";
- MARCIANO' Vincenzo, nato a San Remo (IM) il 31.12.1977, residente a Vallecrosia (IM);
- MOIO Vincenzo, nato a Taurianova (RC) il 1° gennaio 1959, residente a Camporosso (IM), detto "Enzo";
- VIOLI Domenico, nato a Santa Cristina d'Aspromonte (RC) il 4.1.1950, residente in Genova, alias "Lattoniere".
Il capo di imputazione è chiaro:
Del reato di cui all' art. 416 bis commi 1, 2, 3, 4, 5 e 6 c.p., per aver fatto parte, con altre persone tra cui GANGEMI Domenico, BELCASTRO Domenico (separatamente giudicati nell'ambito del proc. pen. n. 1389/2008 R.G.N.R. DDA della Procura della Repubblica di Reggio Calabria) ed altre persone (alcune delle quali allo stato non ancora identificate) dell'associazione mafiosa denominata 'ndrangheta, operante da anni sul territorio della Regione Liguria, collegata con le strutture organizzative della medesima compagine insediate in Calabria e costituita in articolazioni territoriali denominate "locali" di Genova, Lavagna, Ventimiglia e Sarzana, locali coordinati da un organo denominato "camera di controllo della Liguria"
E si legge nell'Ordinanza...
La criminalità organizzata si è fatta Stato. Può, indifferentemente, inserire i suoi uomini nelle istituzioni o condizionare gli eletti. Muove pacchetti di voti e i partiti sono affamati di voti. Senza i voti non esisterebbero. Il Nord Italia sta subendo (ha già subito?) la stessa sorte del Sud del Paese. Liguria, Lombardia, Piemonte sono diventate terra di 'ndrangheta come la Calabria.
Intervista a Christian Abbondanza di Casa della Legalità...
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L'epicentro era il savonese. E' lì dove i due grandi "casati" della 'ndrangheta, quello dei PIROMALLI e quello dei MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI, avevano stretto il patto spartendosi il territorio. Era anomala quella "collaborazione" tra le cosche della Piana di Gioia Tauro e quelle di Africo, e qualcuno per anni ha voluto non vedere cosa ci celava dietro a quella pax, e sosteneva che non essendoci episodi eclatanti la ragione era semplice: la mafia era stata sconfitta, la mafia non c'era...
Quella pace e convivenza tra organizzazioni criminali diverse, non imparentate, della 'ndrangheta era invece elemento che testimoniava la loro forza e l'ottenuta penetrazione profonda in quella terra, in Liguria. Non si era solo davanti ad un salto di qualità, dalla mafia "di strada" alla mafia "imprenditrice", dalla mafia che "spara" a quella che corrompe e compra (anche nei settori di controlli, oltre che nella politica e nella società civile)... quello che si aveva sotto gli occhi era la capacità acquisita, a fronte della colonizzazione, di decidere "tra loro" come dividersi gli affari e come sfruttare le indicibili alleanze, compromissioni e contiguità costruite a suon di denaro più che di intimidazioni...
Con l'Operazione TETRAGONA i vermi dei RINZIVILLO e degli EMMANUELLO sono dentro... Costoro non si possono definire uomini e nemmeno bestie, come ogni altro mafioso, come ogni complice ed ogni servo.
Quello raggiunto dalla DDA di Caltanissetta, che ha coordinato l'indagine dello SCO e del GICO di Caltanissetta, è un risultato straordinario che consegna al carcere ed all'aggressione dei patrimoni due dei sodalizi mafiosi più pericolosi.
Era da tempo che aspettavamo che venisse inflitto questo colpo, come abbiamo ricordato anche alla luce del fatto che questa rete, ed in particolare il gruppo facente capo al MORSO Vincenzo, con il DI GENNARO ed il MONACHELLA, erano già stati mappati da una dettagliata inchiesta del GICO di Genova tra il 2007 e 2008. Ora auspichiamo che si riesce, in tempi rapidi, ad andare avanti e schiacciare le articolazioni territoriali che, soprattutto a Genova, restano ancora forti, ben infiltrate non solo nell'edilizia ma anche in quella cosiddetta "società civile", soprattutto nel territorio della Valpolcevera, lasciatagli a disposizione per decenni e dove hanno saputo promuovere non solo una "colonizzazione" ma anche un pesante condizionamento della vita sociale e culturale.
Adesso i vertici dell'organizzazione sono in carcere e bisogna approfittare, nel breve periodo, per smembrare radicalmente chi è rimasto fuori, per evitare che, ancora una volta, abbia il tempo di riorganizzare attività e struttura criminale.
Da questa mattina ci si è liberati di MORSO Vincenzo che era a capo della diramazione genovese della clan degli EMMANUELLO. Un verme che poteva essere schiacciato da tempo e che invece ha potuto godere, sino ad oggi, di quella libertà di manovra che gli ha permesso di perpetuare nei delitti. E con il MORSO ci si è liberati anche del MONACHELLA Emanuele detto Orazio...
Un altro passo avanti è stato compiuto contro quell'ancora consolidata attività al nord del gruppo mafioso che tra i clan Rinzivillo ed Emmanuello ha garantito a Cosa Nostra di perpetuare l'attività criminale e l'inquinamento dell'economia locale.
E' l'Operazione TETRAGONA, coordinata dalla DDA di Caltanissetta ed eseguita dallo SCO della Polizia di Stato, che a seguito di una lunga indagine di Sco e Gdf, ha portato all'esecuzione di 63 ordinanze di custodia cautelare in carcere e la disposizione del sequestro dei beni, tra cui ville, appartamenti ed aziende per un valore di oltre 10 milioni di euro.
Tra i nomi che spiccano, per Genova, vi sono i noti Vincenzo MORSO, Emanuele MONACHELLA e il cumpare Nunzio DI GENNARO, tutti già "mappati" anni fa dal GICO di Genova, insieme agli altri esponenti della "decina" riorganizzata e rafforzata (con anche un nuovo gruppo di fuoco) dopo i colpi inflitti al clan MADONIA nei primi anni Novanta...
Ci stanno attaccando in tutti i modi. Oltre a minacce ed intimidazioni si stanno prodigando anche in attacchi informatici ai siti della "Casa della Legalità".
Se il giorno 11 maggio 2011, nelle prime ore dopo gli arresti nel savonese, tra cui quello di Pietro FOTIA (soggetto che abbiamo più volte denunciato per l'appartenenza ad una famiglia della cosca dei MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI), il sito della "Casa della Legalità" - http://www.casadellalegalita.org - , ove è ricostruita tutta la storia criminale e imprenditoriale della cosca attiva nel savonese, era disponibile solo con una schermata in "giapponese".
Se questo problema si è risolto velocemente, più pesante è quello che riguarda il sito del libro "Tra la via Emilia e il Clan" - http://www.legalitabooks.com -, dove erano pubblicati alcuni estratti dello stesso, tra cui proprio uno che metteva in evidenza i consolidati rapporti tra i FOTIA con la politica e le grandi cooperative rosse delle costruzioni. In questo caso il sito è stato attaccato e messo off-line. Al momento i tecnici che collaborano con noi volontariamente si stanno adoperando per risolvere il problema che, in questo caso, ha "annientato" nei giorni di vigilia degli arresti savonesi.
Certamente le nostre denunce e pubblicazioni producono profondo fastidio. Da quelle sui FOTIA, così come quelle sui MAMONE, FAZZARI e GULLACE-RASO-ALBANESE, oltre che sui FAMELI e gli altri uomini dei PIROMALLI, alle "mappature" delle cosche - come quella sull'estremo ponente ligure e le connessioni con i "locali" delle altre regioni -, da quelle sui "professionisti" e "colletti bianchi" asservitisi ai mafiosi, sempre documentate e complete di nomi e cognomi, a quelle indicanti i conclamati rapporti con le Pubbliche Amministrazioni, la politica ed il mondo economico e finanziario.
Molto spesso con queste pubblicazioni abbiamo anticipato inchieste e provvedimenti dell'Autorità Giudiziaria, così come anche abbiamo sollevato da tempo il problema di pesanti infiltrazioni e condizionamenti nei settori di controllo che se da un lato hanno garantito per anni protezioni indicibili al potere criminale e mafioso, dall'altro, ad ogni inchiesta che si sta sviluppando, trovano conferma.
Questo lavoro, sicuramente, da molto fastidio, ma come abbiamo sempre detto: noi andiamo avanti e non cediamo ad alcun attacco: ne a quelli volti a delegittimarci e isolarci, ne a quelli più pesanti di intimidazioni, minaccia o aggressione, ne a quelli vessatori portati avanti per via legale e neppure a quelli informatici.
AGGIORNATO, IN CODA, CON LE PAGINE DE IL SECOLO XIX (12 -13.04.2011)
Dopo le pubblicazioni delle foto che confermano quando andiamo dicendo da lungo tempo, ovvero il legame consolidato e storico dei MAMONE con le cosche della 'ndrangheta e con i boss di vertice in Liguria del sodalizio 'ndranghetista, quanti gli davano (e danno) lavori, appalti e concessioni, sembra si siano dati al gioco del cerino...
Chi nasce e cresce in una famiglia di mafia assume inesorabilmente la cultura propria di quel contesto. Sono rari i casi in cui vi è un rigetto e, quindi, la scelta della Dignità e Libertà propria che passa dell'uscire da quel circuito mentale, prima ancora che di comportamento...
Ecco una ricostruzione, in 5 punti, della "partita" dei MAMONE sull'ex Oleificio Gaslini a Genova... con uno straordinario ruolo del Sindaco quale "intermediario" per far comprare la suddetta area dei MAMONE, in cui aveva promesso ogni provvedimento del COMUNE per permettere l'operazione (e lo raccontava la stessa VINCENZI ad un Consiglio Comunale che rimase silente)...
Dopo quanto abbiamo pubblicato ieri, con alcuni dei documenti inediti sui MAMONE ed i loro affari e rapporti con i potenti boss della 'ndrangheta, come il fu Franco RAMPINO (con il fratello Antonio a capo della 'Ndrangheta in Liguria) e con il Carmelo GULLACE, cerchiamo di approfondire la questione delle famiglie legate alla cosca GULLACE-RASO-ALBENESE (e quindi all'imparentato "casato" dei PIROMALLI) e, quindi, ai loro rapporti con le pubbliche amministrazioni e le grandi imprese che costruiscono a Genova.
Rispetto all'ECO.GE già il grafico [per ingrandirlo basta cliccarci sopra oppure qui] mette in evidenza che tutto è rimasto come prima, anche dopo l'informativa atipica antimafia adottata dalla Prefettura di Genova nel luglio 2010 e le molteplici inchieste in cui sono coinvolti... Come nulla era cambiato, anche nel savonese, dopo i sequestri e lo scandalo della cava dei veleni, per quanto riguarda la famiglia FAZZARI...
E' la 'ndrangheta in Liguria. Quella 'ndrangheta che qualcuno cerca ancora di non vedere e, quando non può farne a meno, cerca di nascondere come la polvere sotto il tappetino di entrata della Pubbliche Amministrazione che gli ha spalancato i portoni (e le casse).
Delle cosche in Liguria abbiamo parlato a lungo. Li abbiamo denunciati e segnalati a chi di dovere, su ogni cosa che li riguardava che veniva a nostra conoscenza... e li abbiamo indicati pubblicamente. Gli abbiamo fatto sentire tutto il nostro disprezzo. Così continuiamo a fare, senza cedere ad intimidazioni o minacce.
Oggi pubblichiamo un nuovo capitolo di questa storia perché come abbiamo detto tempo fa: l'omertà si è rotta, i varchi si aprono e quindi si può chiudere la partita!
Partiamo da alcuni documenti che la Casa della Legalità è riuscita ad avere e fornire, a suo tempo, a chi di dovere...
Ecco la storia della Discarica che la MARIO VALLE SPA - con studio sull'impatto ambientale redatto dai professionisti Eugenio Piovano ed Egizia Gasparini - voleva aprire alle spalle della STOPPANI, in loc. Lerca, al posto di un'area boschiva... e che portammo l'estate scorsa all'attenzione del Prefetto di Genova, Musolino, ed del Commissario Straordinario per la Stoppani, Cancellieri... Dopo le attenzioni poste su questo progetto gli Uffici Tecnici della Regione non hanno avuto molto margine di manovra e così, ce la si è fatta: il progetto è inammissibile. Ed ecco la storia di questo progetto ed i protagonisti, così per non perdere l'abitudine a vedere un più ampio contesto...
GENOVA, 2 APRILE 2011
Che i mafiosi e mafiosetti siano vigliacchi e vermi lo si sà... e la notte scorsa hanno dato l'ennesima prova di questo: hanno manomesso l'auto di Enrico D'Agostino, segretario della "Casa della Legalità", ovvero del mezzo che utilizziamo per muoverci come Ufficio di Presidenza.
Per fortuna a parte i danni all'auto (che comunque sono un ennesimo peso economico) non c'è stato alcun incidente.Questa è la pratica di lor signori... come già fecero più volte verso la persona che doveva testimoniare contro i MAMONE, RASO, GULLACE e FAZZARI.
Avevamo già denunciato tutti gli episodi precedenti, come anche le pesanti minacce che giungevano dalla Calabria, ed abbiamo denunciato anche questa volta, così come abbiamo segnalato l'ennesima riunione delle famigliole, tenutasi proprio ieri all'ora di pranzo.
I segnali delle famiglie di Cosa Nostra, a partire dai MAURICI, così come quelli della 'Ndrangheta, come i FOTIA nelle settimane scorse, non sono mancati, così come il nervosismo dei MAMONE, soprattutto dopo l'annuncio da parte nostra di nuovi documenti inediti che li riguardano. Stessi segnali di insofferenza, oltre che da Genova e savonese, erano giunti anche al referente imperiese della "Casa della Legalità". Se pensano di fermarci si sbagliano di grosso...
Non ci fermano le minacce, le intimidazioni, le aggressioni... e nemmeno i tentativi di isolarci e di delegittimarci, così come nemmeno le azioni intimidatorie portate avanti per vie "legali" al fine di conquistare il silenzio.
Non cediamo di un millimetro ed andiamo avanti: li continueremo ad indicare pubblicamente, puntando su di loro i riflettori... continieremo a puntare l'attenzione su appalti, incarichi e concessione che Pubbliche Amministrazioni e Società pubbliche danno alle società di quella mafia che si è fatta impresa... continueremo a denunciare loro ed i rapporti indegni con l'imprenditoria, i professionisti, le banche, la politica, le pubbliche amministrazioni (di ogni colore) ed i settori di controllo.
Non ci fermeremo finché loro non saranno rigettati socialmente, colpiti giudiziariamente e spogliati di ogni bene!
Quindi per l'ennesima volta: LORO sono l'obiettivo, ed ogni intimidazione e minaccia che ci giunge dimostra la LORO debolezza! Masso-mafiosi, mafiosi, complici, collusi, conniventi e servi siete finiti!!!
Il video de "Il Secolo XIX" documenta lo sgombero del campo Rom di Cornigliano. Per distriuggere e rimovere la baraccopoli, ove viveva il centinaio di rom sgomberati, il COMUNE DI GENOVA, della Sindaco Marta VINCENZI - che fa i proclami antimafia e da gli appalti ed il sostegno ad esponenti noti della criminalità organizzata - ha incaricato la ECO-GE SRL, ovvero la società "principe" della famiglia MAMONE, sulla cui mafiosità da tempo non solo si era espressa la DIA ed il GICO, ma su cui pesa anche l'informativa antimafia atipica del Prefetto di Genova e molteplici inchieste...
Ecco cosa la Vincenzi dovrebbe chiedere a se stessa (ed alla sua Amministrazione)
Già il Presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, "amico" dei Mamone e che da questi ha preso anche finanziamenti, ci aveva abituato a ottime "parole" contro le mafie che scorrevano in parallelo a sistematici silenzi sulle concessioni ed incarichi diretti della Regione o tramite le società partecipate, alle società di famiglie note delle cosche GULLACE-RASO-ALBANESE, PIROMALLI e MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI.
Ma quanto sta facendo "la" Sindaco di Genova Marta Vincenzi, supera di gran lunga l'ipocrisia di Burlando. Adesso si è spinta a chiedere "5" cose al Prefetto, ed in queste cose, tra l'altro smentisce se stessa che, sino ad alcune settimane fa negava (insieme al Presidente del Municipio della Valpolcevera Crivello, al Presidente del CIV di Certosa ed allo SPI CGIL della Valpolcevera) che vi fosse un radicamento mafioso nella vallata del Polcevera, quando invece quel radicamento, con anche controllo capillare del territorio, vi è da decenni (come le abbiamo più volte, inutilmente, ricordato per anni, ma che alla fine pare abbiano spannato i vetri della sua dimora proprio in quella zona storica di colonizzazione delle cosche).
A questo punto, anziché fare la professorina o l'ingenua, a seconda dei casi, e chiedere di intervenire ad altri, quando chiede a se stessa (ed alla sua Amministrazione) le 15 cose (più una) che può fare (e non fa) per contrastare direttamente la criminalità organizzata a Genova?
Per evitarLe troppa fatica, queste 15 bazzecole (più una) le indichiamo noi...
L'altra sera durante la puntata del programma di Ilaria D'Amico e di una giovane redazione affiatata e coraggiosa, Exit, abbiamo sentito due risposte al medesimo problema: le infiltrazioni ed i condizionamenti nella politica da parte delle cosche mafiose. La prima ipotesi veniva formulata da un politico di vecchia data, ovvero da Giuseppe Pisanu, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia e prevede una sorta di "autocertificazione" per i candidati alle tornate elettorali in cui questi dichiarano di non essere mafiosi e di non avere legami, parentele e frequentazioni con mafiosi. La seconda proposta è invece quella di uno dei migliori magistrati antimafia che abbia questo Paese, Roberto Scarpinato, e prevede che le Prefetture rilasci una sorta di certificato antimafia per i candidati papabili, così che i partiti possano decidere di escluderli ed i cittadini possano scegliere consapevoli dei candidati (e dei partiti) che si fanno testa di ponte per infiltrazioni e condizionamenti mafiosi. Inutile dire che l'unica proposta sensata (e fattibile) è quella di Scarpinato, anche perché con i "codici di autoregolamentazione" e le "autocertificazioni" non si va lontano, visto che la politica italiana, non decide mai di fare pulizia, nemmeno davanti alle risultanze di sentenze passate in giudicato o di primo e secondo grado per reati infamanti come corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa. E veniamo al dunque...
Non è possibile continuare a vedere e sentire politici e pubblici amministratori che, dall'una e dall'altra parte, negano e minimizzano. Altrettanto insopportabili sono i politici e pubblici amministratori che vedono la mafia solo dove "governano" gli altri. Non meno insopportabili sono anche i politici e pubblici amministratori che parlano contro la mafia, si dicono pronti ad affrontare quanto emerge (come se fosse una novità la mafia in Liguria) e che se poi andiamo a vedere erano tra quelli che avevano rapporti con gli uomini delle cosche. Non da meno sono gli industriali. Anche qui la schiera dei negazionisti è sempre ben fornita, così come quella di quelli che minimizzano e di coloro che parlano bene ma razzolano male. Così facendo si continua nel non affrontare la realtà per quel che è: gravissima! In questo modo si rende il peggior servizio al contrasto alle mafie e quindi alla comunità. Ed allora vediamo un attimo di fare il punto, sulla base di quanto sino ad ora emerso da inchieste, atti e fatti inconfutabili...
Continua la ricerca frenetica a farci tacere. Il mezzo sono le denunce e richieste danni usate come strumento di intimidazione, come spiega benissimo la giornalista responsabile di Report, Milena Gabanelli (vedi il video). Oltre alle capziose querele, per far perdere tempo, e soprattutto per cercare di far passare il messaggio "non osate parlare e scrivere di noi, altrimenti vi quereliamo", l'altro strumento cardine per cercare di fermare chi fa inchiesta e racconta i fatti è quello delle citazioni civili, degli art. 700 e della richiesta danni. A questi poi si aggiungono, per far perdere un altro bel po di tempo, le denunce al Garante della Privacy...
Continueranno a negare anche adesso? Probabilmente sì... si continuerà ad agevolare, di fatto, le attività delle organizzazioni mafiose in Liguria, perché gli interessi in gioco di un economia e politica spregiudicate non hanno limiti.
Poniamo questa domanda perché oggi è stata diffusa la Relazione della Procura Nazionale Antimafia che conferma quanto denunciamo da anni sul ruolo di crocevia per la 'ndrangheta che è rappresentanto dalla Liguria, con tutte le sue province. Conferma anche la presenza e le attività delle altre organizzazioni mafiose italiane come Cosa Nostra e Camorra... e conferma che è una presenza storica e diffusa. Insomma: quando lo dicevamo noi ci davano dei pazzi!
Si ripropongono le risultanze delle ultime attività investigative di cui abbiamo parlato ampiamente, così come dei provvedimenti di sequestro e confisca dei beni... E si afferma anche che, nel periodo in esame (ovvero tra il luglio 2009 ed il giugno 2010) la DDA di Genova ha subito variazioni che non ne hanno favorito la funzionalità!
La Liguria è una porta sul nord, lo sbocco al mare delle colonizzazioni settentrionali delle mafie ma anche un ponto per i traffici ed affari internazionali.
Da un lato si confermano, nelle attività svolte, i nomi già conosciuti delle cosche e dei principali esponenti delle cosche, ma vi è, in questa Relazione, ancora una volta, una mancanza: le risultanze sui rapporti con la politica e le pubbliche amministrazioni, sui fenomi di contiguità, quando non di connivenza e vero e proprio "voto di scambio", emersi da molteplici inchieste giudiziarie ed attività investigative.
Nei prossimi giorni ci torneremo e per ora pubblichiamo uno schema grafico che abbiamo realizzato sulla base di quanto emerge dai più recenti Atti ufficiali in merito ai rapporti che le organizzazioni mafiose che hanno colonizzato la Liguria hanno, con le altre regioni settentrionali e con i principali stati esteri (abbiamo omesso, naturalmente, i collegamenti con le "Terre d'origine" in quanto, almeno queste, dovrebbero essere chiare)... Sperando che la grafica aiuti più di tante pagine a dare l'idea che non c'è tempo da perdere per reagire!
5 e 12 marzo 2011 - Su Sky Tg24 è andata in onda lo speciale "'Ndrangheta, ultima fermata a Nord" riguardante la Liguria (la prima parte) ed Emilia-Romagna e Piemonte (la seconda parte)... terre che qualcuno si ostina ancora a credere esenti dal problema mafia. Per chi non avesse visto le puntate eccole qui con i video integrali:
Il dott. Vincenzo Scolastico a seguito di quanto abbiamo scritto ha presentato formale querela per diffamazione. Non ha mai voluto rispondere alle questione da noi poste, e non ha mai mandato alcuna replica o rettifica in merito... ha querelato punto e basta.
Noi non abbiamo mai offeso lui e mai e poi mai abbiamo posto questioni che riguardino la sua vita privata. Non abbiamo mai avuto intenzione di offenderlo, ma abbiamo posto questioni, cioè fatti che riguardando l'attività promossa nella sua funzione di magistrato con funzioni direttive (prima Procuratore Capo a Savona, poi Procuratore aggiunto a Genova come e coordinatore della DDA, in ultimo facente funzione di Procuratore Capo sempre a Genova).
Criticare l'operato di un magistrato con tali funzioni rientra nel diritto di critica sancito dalla Costituzione, così come porre questioni che riguardano valutazioni e scelte compiute da un magistrato con responsabilità direttive rientra nella facoltà di critica, proprio come avviene per ogni altro soggetto di rilievo pubblico... Oppure i magistrati sono esenti da critiche, documentate, rispetto al proprio lavoro? Criticare non significa mancare di rispetto, ma solo porre l'attenzione su alcuni fatti.
E cosa abbiamo posto noi? Questioni sui fatti e circostanze che hanno visto protagonista non la persona, ma il magistrato Vincenzo Scolastico. Su queste questioni si dovrebbe dare risposta, segnalando eventualmente gli errori di valutazioni o, se vi sono, imprecisioni, così da poter offrire all'opinione pubblica ogni elemento utile a conoscere la verità dei fatti, così come i motivi di alcune valutazioni...
I traffici con la Libia sono storicamente contrassegnati dall'oro nero e dalle armi, e colossi "occidentali" - ben oltre all'attuale Governo italiano - hanno sempre avuto un rapporto di proficui affari con il regime del colonnello libico... Da Ansaldo, ad esempio, alle grandi company del petrolio non gli importava nulla che ci fosse o meno l'embargo o che - a giorni alterni - Gheddafi fosse un terrorista piuttosto che un baluardo contro l'integralismo islamico. Figurarsi alla 'ndrangheta cosa poteva importargli della democraticità o meno del regime che per decenni ha dominato la Libia...
Dei mutui che vengono elargiti ai signori delle cosche ne abbiamo parlato più volte... ed anche dei professionisti che si mettono a disposizione delle organizzazioni mafiose in cambio di una fettina di profitto. Ora raccontiamo questa nuova storia che è al centro dell'iniziativa giudiziaria promossa dal Gico e dal pm Pinto della Procura di Genova, auspicando che i reparti investigativi ed i magistrati indipendenti possano andare avanti in questo filone e quindi possano arrivare ad individuare e colpire il grande marcio dell'asse finanza-banche-mafia...
Grazie al pessimo lavoro eseguito per l'omicidio di Luciana Biggi dalla Squadra Mobile di Claudio Sanfilippo in questo processo non c'erano prove!
Il pm Zucca ha fatto quel che poteva, ma le prove non le può fabbricare!
Delfino non ha confessato e la sua Difesa ha chiesto che nel processo si valutassero i fatti relativi all'omicidio di Luciana Biggi e non altro.
La Corte d'Assise lo ha assolto con il comma che fu "insufficienza di prove"(1).
Questo è il Diritto... non chi urla che bisogna farsi giustizia da soli...
Finalmente i riflettori si accendono anche sul Tigullio, ovvero il levante della provincia di Genova, dove le mafie hanno da tempo messo le radici. Qui, soprattutto abbiamo 'Ndrangheta e Cosa Nostra, anche se non mancano, dalle segnalazioni che ci sono giunte, "briciole" di Camorra e Sacra Corona Unita.
La storia che viene raccontata oggi da Il Secolo XIX è quella di Anna Carrino, compagna di quel Francesco Bidognetti detto "cicciotto e' mezzanotte", boss dei Casalesi, braccio destro di Francesco "Sandokan" Schiavone. Anna Carrino aveva deciso di collaborare con lo Stato, aveva denunciato tutto quanto conosceva dell'organizzazione dei Casalesi ed aveva così contributo ad uno dei maxi blitz promosso dalla DDA di Napoli. Aveva anche promosso un appello, dal Tg1, in cui si rivolgeva direttamente al proprio a Bidognetti per invitarlo a pentirsi e quindi salvare anche i propri figli.
Qualcuno al Ministero dell'Interno pensò di mandarla, come località protetta, a Chiavari... dove però di sicuro non c'è proprio nulla ed infatti Anna Carrino è stata individuata...
E' questa la domanda che poniamo perché la situazione appare sempre più surreale.
Il CSM con vice presidente Vietti (laico dell'Udc) ha deciso di promuovere l'ennesimo (è il settimo) procedimento disciplinare nei confronti di Adriano Sansa perché ha definito, in un assemblea aperta dell'ANM, un "gaglioffo" il Ministro della Giustizia Angelino Alfano. Lo stesso CSM che considera meritorio di procedimento disciplinare una chiara espressione della libertà di pensiero e di critica, non procede però su una situazione devastante della magistratura ligure che continua a minare la credibilità, l'efficienza e l'autorevolezza della Magistratura stessa.
Pare infatti che la Magistratura in Liguria possa, quindi, con tranquillità negare Giustizia (e così facendo alimentare il rafforzamento dell'illegalità politica, economica ed anche mafiosa), ma, in parallelo, un magistrato (cioè un cittadino), non possa affermare il principio costituzionalmente riconosciutogli della critica e del dissenso, che tra l'altro è esclusivamente finalizzato ad evidenziare i mali della Giustizia e della sua Amministrazione e quindi mettere in guardia dai rischi conclamati per lo Stato di Diritto...
Il Presidente del Municipio, Gianni Crivello, dichiara che nella Valpolcevera non esiste la mafia.
Il rappresentante dei Commercianti (Civ e Confesercenti), Mauro Puppo, dichiara che a Rivarolo ed in Valpolcevera non si è mai pagato e non si paga il pizzo.
La rappresentante del Distretto Sociale, dice che anche il problema della bande dei latinos c'è ma solo in prospettiva.
I Pensionati e la CGIL della Valpolcevera affermano che non esiste un problema di criminalità organizzata.
Il Sindaco di Genova, Marta Vincenzi, dichiara che la situazione è sotto controllo e basta saperla leggere.
'Ndrangheta, Cosa Nostra e Camorra, da decenni radicatesi in Valpolcevera, e pure le bande dei latinos, possono tirare un sospiro di sollievo: l'insabbiamento continua ad essere garantito dall'omertà istituzionale e della cosiddetta "società civile"!
Così se nell'imperiese il PD accusa - giustamente, anche se molto velatamente - il PDL di coprire le infiltrazioni mafiose, a Genova, in Valpolcevera, il PD ha perso la vista, le orecchie... e pure la lingua, o meglio questa ce l'ha ancora e la usa per pronunciare le stesse parole d'ordine degli Scajola boys dell'imperiese: la mafia qui non esiste!
E vediamo qualcosa di questa mafia che si continua a voler avvolgere (e quindi proteggere) nel silenzio... partendo da un presupposto: quando la mafia ha un controllo del territorio (come in Valpolvecera) controlla quei "pacchetti di voti" che sono quelli che interessano ai politici per essere eletti... e non è una novità, ad esempio, che i MAMONE per i loro affari avevano ottime entrature in quelli che sono classe dirigente a Genova come in Regione... tanto che nelle intercettazioni per il filone sul "voto di scambio" mafia-politica si è potuto sentire, ad esempio, Gino MAMONE che rassicurava i suoi interlocutori dell'amicizia con BURLANDO e la VINCENZI...
[in coda l'articolo di Marco Preve sul suo blog e Repubblica con la conferma del marchese]
Vi ricordate la Cinzia Damonte e le sue cene elettorali in cui a presentarla era niente meno che il boss della 'ndrangheta Onofrio Garcea? E vi ricordate che quando si trattò di spiegare come veniva sovvenzionata la sua campagna elettorale lei diceva che non sapeva che faceva tutto il suo "comitato elettorale"? E ricordate la Damonte ed il compagno Masi (ovvero Esposito) che tuonavano al complotto degli speculatori che ad Arenzano volevano cementificare tutto e odiavano la povera Cinzia (piangente, distrutta e ingenua secondo Di Pietro) perché era l'unico ostacolo agli appetiti speculativi su quel territorio? Ed allora dovreste ricordare anche Masi che tuonava contro i politici arenzanesi che si facevano sovvenzionare sottobanco dagli speculatori? E ricorderete anche che lo speculatore che praticamente sempre indicavano era il marchese Giacomo Catteneo Adorno.
Bene, la Casa della Legalità, è riuscita ad avere conferma rispetto proprio al finanziamento "elettorale" (prima delle elezioni regionali del 2010, a candidati di Arenzano) dallo speculatore marchese Catteneo Adorno, ed ora quindi è in grado di raccontarlo...
Questa mattina, dopo l'aggioramento dell'ultima udienza, il giudice del Trubunale di Genova ha emesso la sentenza per le querele di Venanzio Maurici a carico del Presidente della Casa della Legalità, Abbondanza Christian: visto l'art. 530 c.p.p. assolve perchè il fatto non costituisce reato.
Genova - Nel 2007 pubblicammo un articolo in cui Venanzio Maurici non era ne nominato ne indicato.
Ma Venanzio Maurici si riconobbe in tale articolo e presentò querela il 29 marzo 2007.
Il pm Nanni (DDA di Genova) aprì l'indagine e con la DIGOS di Genova ricostruirono l'albero genealogico della famiglia Maurici, indicando nella relazione, negli atti e grafici che Venanzio Maurici era cugino di primo grado di Giacomo Maurici.
Il pm Nanni chiuse l'indagine ed il 23 luglio 2007 invia "Avviso all'indagato e al difensore della conclusione delle indagini preliminari - Artt. 415 bis".
Ritiriamo copia del fascicolo come previsto della Legge.
Dopo una serie di insulti da parte di Venanzio Maurici sul forum del portale riesi.com pubblichiamo una replica e l'albero genealogico della famiglia Maurici redatto dalla DIGOS nell'ambito dell'inchiesta del pm Nanni della DDA di Genova.
Il 20 maggio 2009 arriva il decreto di citazione diretta a giudizio firmato dal pm Nanni in cui si contesta la pubblicazione dell'albero genealogico falso della famiglia Maurici e conseguente reato di diffamazione.
Solo durante il dibattimento è emerso, per stessa dichiarazione dell'agente della DIGOS che, dopo la chiusura delle indagini preliminari (e quindi dopo la notifica all'indagato), è stato rielaborato dalla DIGOS l'albero genealogico della famiglia Maurici e la parentela tra Giacomo e Venanzio è sparita. Il pm Nanni (senza riaprire l'indagine e senza avvisare l'indagato) inserisce nel fascicolo il "nuovo" albero genealogico e quindi procede.
Noi non potevamo che prendere atto di quell'Albero Genealogico contenuto nel fascicolo a cui avevamo avuto accesso, redatto con l'accesso alle banche dati dello Stato (il primo, il secondo non sapevamo esistesse). Inoltre noi non avevamo mai indicato Venanzio Maurici come mafioso, bensì abbiamo indicato come appartenente a Cosa Nostra il Giacomo Maurici, sottolineando che la parentela non significava proprio nulla perché essere parenti di un mafioso non significa essere mafiosi. Avevamo criticato, questo sì, il fatto che Venanzio Maurici dirigente della Cgil fosse dirigente di un'associazione culturale "Amici di Riesi" che aveva tra fondatori e dirigenti, al suo fianco, il Giacomo Maurici.
Inoltre, sia l'albero genealogico redatto in prima istanza, sia quello redatto successivamente, confermano che il soggetto del nostro articolo del 2007 non poteva essere identificato in Venanzio Maurici, in quanto, ad esempio, si parlava di "responsabile provinciale" quando lui era "segretario regionale", e non si è indicato la Cgil che era/è il sindacato di Maurici. Inoltre nell'articolo si parlava di un soggetto con il "padre-padrino" che consigliava il figlio prima dei convegni, e non può essere certamente il caso di Venanzio Maurici, visto che suo padre è deceduto 30 anni prima.
Comunque sia oggi si è concluso il dibattimento ed il giudice si è riservato di decidere e darà lettura della decisione il prossimo martedì 25 gennaio 2011, dovendo valutare la richiesta di assoluzione esposta dall'avv. Riccardo Di Rella, legale di Abbondanza, la richiesta di condanna dell'avv. Lamberti, legale di Maurici, e la richiesta di condanna del Presidente della Casa della Legalità ad 8 mesi di reclusione, avanzata dal pm rappresentante la Procura retta dall'Agg. Vincenzo Scolastico.
[La cronaca del dibattimento dell'udienza del 17.09.2010]
Le navi dei Messina sono già state protagoniste delle inchieste sui traffici di rifiuti e di armi... per le famose "navi a perdere"... e di navi, la Messina, ne ha "perse" tante, come la Jolly Rosso, la Rubino... ed in ultima la "Amaranto" (che peraltro non pare aver dato troppi pensieri all'anziano presidentissimo della compagnia armatoriale che infatti si dedicava a corteggiamenti mentre nave ed equipaggio erano alla deriva). E poi la "Nero" e la "Celeste", con quei viaggi, tra Africa e Medio Oriente, sempre al centro di dubbi pesanti...
E sempre la compagnia dei Messina è oggetto di molteplici attacchi "pirata"... Ma non è che certe rotte, come quella con la Colombia - rotta da cui provengono le grandi partite di coca -, o come quelle con i paesi dell'Africa - rotta su cui le armi corrono sempre -, attirano l'attenzione di chi cerca certi carichi indicibili di particolare valore? I Messina, le cui navi vanno forti su quelle rotte, non hanno idea di cosa cercano i "pirati"?
Di seguito la versione in inglese...
Ebbe sì, ancora una volta, Genova si dimostra "straordinaria", proprio come recita il nuovo slogan coniato della Giunta di Marta Vincenzi (con un paladino dell'antimafia di partito, quale Nando Dalla Chiesa, al fianco fedele).
Tra gli appalti assegnati nell'estate scorsa (ovvero a seguito dell'esplodere delle inchieste sui MAMONE, che ha portato - a luglio - al provvedimento interdittivo "atipico" del Prefetto di Genova Musolino sulla principale società della famiglia MAMONE, provvedimento puntualmente ignorato dalle amministrazioni e società pubbliche genovesi, basti vedere tra i lavori per l'emergenza alluvione di Sestri Ponente dell'ottobre scorso) ve ne sono due che non attenzionare sarebbe un peccato. Ed è per questo che abbiamo inviato a chi di dovere una dettaglia comunicazione in merito ed ora ne parliamo anche qui.
Non si tratta di spiccioli. Uno è l'appalto per le manutenzioni straordinarie messe in campo dalla Giunta comunale per i marciapiedi Bassa Val Bisagno, Val Bisagno e Val Polcevera (per un valore di 792.265 euro oltre ad Iva... L'altro è l'appalto per il POR della Maddalena (quello nel rione dove - in parallelo a questi splendidi appalti - "Libera" ha promosso con la stessa Giunta la campagna "Libera la Maddalena"... sic!) con una base di gara da 1.235.008,08 euro. Il primo è quello ad una ditta che è stata interdetta a Reggio Calabria per un inchiesta della DDA coordinata dal Procuratore Pignatone e l'altro ad una ditta "genovese" che partecipa alle gare con ribassi folli perché per a loro serve (e lo dice il titolare!) non per guadagnare con l'appalto ma per "cambiare i soldi"...
Entriamo quindi nel merito delle gare e dei protagonisti...
La "trappola" delle costosissime ristrutturazione nel Palazzo della Prefettura di Genova, messa in piedi e lanciata per cercare di screditare il Prefetto Musolino, vede come protagonista Alessandro Pentimalli, che non nasconde la sua assoluta responsabilità sulla procedura per i lavori che hanno fatto scattare il "trappolone" ai danni del Prefetto Musolino. E' infatti Alessandro Pentimalli, uomo dipendente dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasposti (e non quindi dal Prefetto di Genova!!!) che ha sviluppato, firmato e seguito gli atti e le scelte dei costosi lavori presso la Prefettura di Genova. E che la responsabilità di progetto, scelte, gara e lavori sia esclusivamente del Provveditorato alle Opere Pubbliche (del Ministero e non della Prefettura è chiaro dalle stesse dichiarazioni del Pentimalli, che prima l'ha fatta ed ora la racconta. A "Il Secolo XIX" dichiara: "Del ministero, del nostro staff fatto da personale interno al ministero delle Infrastrutture. Sono nostri il responsabile del procedimento e il progettista. E tutto è passato al vaglio della dirigenza per essere approvati. Gli altri nomi preferisco non farli, perchè immagino che ci sarà un'ispezione,ma l'autorizzazione l'ho firmata io", ed ancora: "Scelta vostra, diceva, la qualità degli ambienti e la cifra da destinare al bagno del prefetto... Sì, io sono un dirigente del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il lavoro è fatto da uno staff. Quei soldi, potremmo anche dirlo, non li abbiamo ancora pagati, dobbiamo fare la verifica di quanto è stato realizzato. Ma se la vasca corrisponde alla descrizione del catalogo, verseremo il prezzo pattuito".
E chi è questo Alessandro Pentimalli che è, nei fatti, il responsabile di quei lavori divenuti lo strumento per cercare di colpire e screditare il Prefetto Musolino? Vediamo con ordine, sia nel campo pubblico, sia in quello privato...
Che si sia davanti ad un gioco non pulito lo si doveva capire da un semplice dato ed alcuni fatti.
Il dato più significativo è questo: vi erano 10/15% di Prefetti senza sede, ma al Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, parevano pochi e così – forse per una sua personale interpretazione della lotta al “precariato” (sic) – decide di nominarne ancora un po... e così si arriva ad avere, in Italia, oggi, un numero di Prefetti senza sede che supera il 50% sul totale dei Prefetti (con conseguente pagamento dello stipendio pieno anche se non svolgono la funzione ed in minima parte sono “parcheggiati” presso la Presidenza del Consiglio).
I fatti dicono che si è in una situazione sintetizzabile così: fedeli all'Impero oppure fuori! Vediamoli...
Il Prefetto Francesco Musolino è un ottimo funzionario dello Stato, tra i Prefetti più competenti nel contrasto alle organizzazioni mafiose. Questa sua capacità si è confermata non solo a Reggio Calabria ma anche a Genova, dove è stato chiamato per sostituire un altro ottimo Prefetto, Anna Maria Cancellieri.
In qualche modo chi lavora bene, soprattutto nel contrasto alle organizzazioni mafiose, deve essere screditato in questo disgraziato Paese. Ed allora ecco la soluzione:
- il Provveditorato ai Lavori Pubblici (del Ministero dei Lavori Pubblici) promuove una ristrutturazione dei bagni della Prefettura di Genova ed arriva a spendere oltre 100 mila euro;
- dopo si denuncia che il "bagno del Prefetto" è costato oltre 100 mila euro;
- a seguire l'annuncio del Ministro dell'Interno che manda gli ispettori dal Prefetto.
Il risultato è che i cittadini penseranno che sia il Prefetto Musolino ad aver voluto quella spesa, mentre il Paese e le famiglie tirano la cinghia. Nessuno andrà a pensare che quei lavori li abbiano decisi e seguiti altri... e nemmeno che lo stesso Prefetto abbia bloccato ulteriori lavori, invitando a fare invece pulizie più decise, piuttosto che costosi restauri.
Inoltre, a Genova, vi era un Prefetto che, nel silenzio assoluto, ha speso tanto, ma davvero tanto - e per sua iniziativa - per sistemarsi (anche con apposito biliardo e sala fisioterapia, ad esempio) l'appartamento presso il Palazzo del Governo di Largo Eros Lanfranco. Ma era la stagione, prima della Cancellieri e di Musolino, in cui chi ricopriva la carica di Prefetto a Genova negava la presenza delle organizzazioni mafiose e quindi su quel terreno non muoveva foglia o fastidio. E' chiaro cosa sta succedendo?
Per questo rinnoviamo la nostra stima e fiducia nel Prefetto Francesco Musolino che sappiamo essere persona corretta e rigorosa, capace di affermare la propria indipendenza dai condizionamenti che la politica ama portare a chi occupa quella carica.
A Genova hanno appena costruito un monumento (non accessibile ai disabili) per ricordare i Mille. Un monumento tutto nuovo, a Quarto, inaugurato in pompa magna da Governo e Amministratori locali, nell'ambito delle celebrazioni del 150° dell'Unità d'Italia.
A Quarto c'era già il monumento per la spedizione dei Mille, sullo scoglio... ma non bastava per i fiumi di parole che la retorica delle celebrazioni necessita. Volete mettere l'attenzione mediatica di un nuovo monumento come canale di propaganda? Poter dire abbiamo speso tanto perché ci teniamo tanto, è la pratica dell'ipocrisia politica nostrana. Ma che fine hanno fatto la memoria ed il rispetto dei protagonisti di quella spedizione in camicia rossa che scese in Sicilia e poi raggiunse Roma per conquistarla alla laicità di un Popolo? Svaniti, anzi: sviliti...
Un Carabiniere di Quartiere fuori servizio incrocia il latitante che fa le spese natalizie a Genova Pegli, chiama i colleghi e lo arrestano. Era latitante dal luglio scorso, quando all'allora DDA di Genova guidata da Vincenzo Scolastico (ora facente funzioni di procuratore capo a Genova) pensavano fosse scappato in Canada.
Noi lo avevamo scritto che invece era a Genova (o, al massimo per qualche tempo, in Piemonte), così come avevamo anche pressato sulla comunità perché lo segnalasse, affiggendo locandine con le foto del Garcea e l'invito a costituirsi perché tanto lo si sarebbe preso (articolo e video 1 - video 2). Avevamo anche fatto un appello in calabrese al figliolo del boss, Davide Garcea, così come avevamo fatto notare che era gravissimo che ci siano voluti tre mesi per far scattare il sequestro dei beni intestati al boss ed al figlio, come il bar Go di Sestri Ponente, base fondamentale per le attività della "famiglia".
Mentre qualcuno (alla DDA genovese) che prima diceva che per lui non c'era pericolo di fuga affermava lo dava ormai per sfuggito in Canada, era tranquillo per le vie di Genova. Si era accorciato i capelli... ed aveva perso qualche chiletto dai tempi delle cene elettorali in cui presentava la candidata prediletta dell'Idv... si è bruciato anche i polpastrelli per modificare le impronte digitali. Per fortuna un agente dell'Arma lo ha riconosciuto e non ha perso tempo e così la latitanza è finita.
Adesso speriamo che si convinca che non ha scampo... speriamo che parli dei rapporti con i politici di cui abbiamo ampiamente documentato così come dei dei rapporti con imprese, anche quelle del torinese che abbiamo segnalato a chi di dovere e che lo vedrebbero ben collegato ad un avvocato dell'Udc. Speriamo anche che parli e confessi l'assetto dell'organizzazione comune 'ndrangheta-cosa nostra a Genova, quella che vedeva operare lui e gli altri 'ndranghetisti insieme agli uomini dei Calvo-Fiandaca-Maurici. Anche il figliolo Davide, che conosce bene gli affari della cosca del papino-neo-galetto, speriamo che capisca che non c'è scampo... non c'è via d'uscita se non si sceglie di collaborare con lo Stato.
E non si dica che la famigliola sua, con il Davide, non sapevano dove era... visto che l'Onofrio stesso all'arresto si è detto dispiaciuto per non poter passare il Natale in famiglia... Se era tutto pronto per il Natale perché non lo avete consegnato cari famigliari? Su Daviduzzo, cambia strada, "... Fhanni vidiri cà nascisti masculu..." almeno una volta nella vita!
I mafiosi possono, devono e vengono schiacciati... perché sono dei signori nessuno ed anche se scappano un pochino poi li si prende e l'unica cosa che vedranno solo le mura della cella, dicendo "ciao ciao" ai loro affari ed ai loro beni, perché li si può lasciare letteralmente in mutande!
Ormai, cari GARCEA, siete finiti, come avevamo detto e scritto... almeno dimostrate di avere un briciolo di dignità e liberativi la coscienza, fate vedere di avere un pochino di coraggio da uomini e confessate, raccontate tutto, tanto ormai è chiaro anche a voi che siete finiti!
Confindustria Sicilia ha fatto alcuni passi avanti contro le mafie. Ed altrove? Non solo al Sud, ma anche al Nord non vi è stato alcun seguito, se non qualche dichiarazione sporadica di alcuni. Sentiamo spesso affermare, dagli esponenti nazionali di Confindustria, che in Italia serve legalità... spesso abbiamo anche sentito chiedere pulizia e rigore alla "politica". Ma oltre alle dichiarazioni?
C'è stato il "Protocollo di Legalità" firmato il 10 maggio scorso tra Confindustria e Ministero dell'Interno [il testo integrale - clicca qui] e vi è stata l'adozione del Codice Etico di Confindustria [testo integrale - clicca qui ], dove vi sono impegni precisi. Ma drammaticamente non basta.
La situazione è sempre più devastante (leggi qui) e gli ultimi dati sulla mappa del riciclaggio pubblicate da Il Sole 24 Ore (leggi qui) confermano che non vi è tempo da perdere, soprattutto al Nord...
La Massoneria non è più, da tempo, quella di Mazzini e Garibaldi. Ed in Italia la Massoneria è stata strumento ed è strumento di affermazione di un Potere diverso da quello dello Stato. Vuoi di volontà straniere (a partire dall'UK), vuoi del grande Potere finanziario internazionale, vuoi dei Poteri criminali nel vero senso del termine, mafiosi ed eversivi.
La pagina mai chiusa della Loggia Massonica P2 di Licio Gelli, strumento di intreccio di Potere criminale che vedeva l'allora Cosa Nostra - dominante tra le mafie italiane - sedere al tavolo dei convenuti, si è evoluta ed ha fatto ricchezza dei punti deboli che permisero di scoprirla e colpirla. In parallelo, e sempre di più, è stata la 'Ndrangheta ad usare, attraverso "i santisti", la massoneria per costruire e rafforzare rapporti e collaborazioni (un "dettaglio" sfuggito a Saviano nel suo monologo sulla 'ndrangheta).
Le inchieste in cui è emerso ed emerge il peso della Massoneria nella "colonizzazione" da parte delle mafie delle regioni del centro-nord Italia sono molteplici. E' nell'ambito dei rapporti massonici che gli uomini di mafia, i fratelli di sangue, consolidano le alleanze con i professionisti, i colletti bianchi e, spesso, anche con uomini dei settori di controllo, come agenti delle forze dell'ordine e magistrati, per garantirsi sodali e coperture per il grande riciclaggio, il controllo di appalti e concessioni pubbliche...
[AGGIORNAMENTO, AL 23.11.2010, IN CODA] L'Avvocato Andrea Milani ci scrive (la lettera è riportata integralmente in coda) per dirci che "I richiami suddetti accomunano falsamente la Biella Scavi ai loschi figuri di cui in indagine da Voi riportata, ledendo l'onore ed il decoro dell'azienda e delle sue risorse; mi preme inoltre segnalare come le trscrizioni pubblicate (donde non è lecito ipotizzare un coinvolgimento della società da me assistita, essendo citata da quei loschi figuri di cui sopra senza comunicazione alcuna con la Biella Scavi o sue risorse), siano provento del reato di rivelazione del segreto d'ufficio, essendo atti d'indagine allo stato secretati; col che il loro utilizzo e la loro pubblicazione, oltre a diffamare la mia assistita, costituiscono anche altro reato".
Ma l'avvocato Andrea Milani dovrebbe sapere che le Ordinanze di Custodia Cautelare non sono atti secretati ed accusare qualcuno di violare il segreto istruttorio, quando questa violazione non vi è, costituisce reato di calunnia...
Come avevamo già scritto: le provano tutte per nascondere i fatti. Ma non ce la fanno!
Uno dei più determinati nel tentativo di oscurare i documenti è l'ordinario di progettazione architettonica della Facoltà di Architettura dell'Università di Genova, ovvero l'Arch. Marco Casamonti, dello studio "Archea". Lo stesso è stato uno dei fulcri dell'inchiesta sulla Tangentopoli fiorentina ed uno dei protagonisti della grande abbuffata del G8 della Maddalena. Dopo l'indagine sugli affari di Ligresti (con corruzione connessa dell'amministrazione diessina guidata dall'allora sindaco Leonardo Domenici), per Casamonti scattò, nel dicembre 2008 la custodia cautelare in carcere, ma dalle intercettazioni dell'architetto emergevano i contatti volti a "pilotare" l'assegnazione di project financing e incarichi pubblici...
Lo avevamo denunciato dal sito perchè era indecente ed inacettabile. Non avevamo torto come cercavano di far credere. Ecco la delibera integrale dell'Agcom (clicca qui) e l'articolo di Ferruccio Sansa, su Il Fatto Quotidiano e di Marco Preve su La Repubblica di oggi...
Qualcuno continua a far l'antimafia mangiando pastasciutta convinto così di aver fatto la sua parte. Qualcun altro cerca la mafia, ma quella del secolo scorso, non vede quella devastante dell'oggi. Ed intanto qualche quotidiano, come La Stampa, nel ponente ligure titola le proprie locandine con il messaggio "La cappa delle inchieste soffoca la provincia di Imperia", e quindi non - si badi bene - "Mafia e corruzione soffocano l'imperiese ed il resto della Liguria". Alcuni partiti lanciano appelli per la pulizia, invitano a farla, sollecitano... ma non la fanno. Ma nonostante questo panorama l'azione di contrasto alle mafie continua.
Nei giorni scorsi la DIA è entrata nei cantieri dell'Aurelia Bis del ponente ligure, mentre la DDA di Torino è tornata nel Porto di Imperia ed ha incontrato la "nuova" Procura di Imperia che a differenza dell'ex Procuratore, Bernardo Di Mattei, i reati li vede e, quindi, li persegue, anche quando riguardano pezzi grossi come Claudio Scajola, il Bellavista Caltagirone e compagnia varia.
A Sanremo si va veloci verso il processo per il clan dei Pellegrino che però, intanto, vedono la loro società continuare ad operare come se nulla fosse, e mentre a Ventimiglia il Moio scorrazza, al porticciolo "attraccano" rifiuti speciali pericolosi, il Comune è in attesa della Commissione di Accesso richiesta dall'Arma dei Carabinieri, a seguito della nostra istanza al Prefetto.
Intanto oggi (tanto qualcuno continuerà comunque a pensava che i mafiosi girino con la coppola) si è reso evidente che Cosa Nostra ha saputo inserirsi bene nel tessuto genovese. Il Centro Operativo della DIA di Genova ha eseguito un decreto di sequestro e contestuale confisca di beni per un valore di oltre un milione di euro. Il provvedimento è scattato a carico di SECHI Roberto, 44enne genovese, già condannato in via definitiva per 416 bis ed appartenente alla decina di Cosa Nostra, emanazione dell'organizzazione capeggiata da Giuseppe "Piddu" Madonia. Tra i beni oggetto del provvedimento richiesto e ottenuto dalla DIA di Genova vi sono due creperie molto frequentate (una in Piazza Alimonda, alla Foce, ed un'altra di fronte allo stadio di Marassi, in corso De Stefanis), denominate "Chicco 1" e "Chicco 2", oltre alla "Locanda Lucia" (di Salita S.Paolo dalla Stazione Principe), un immobile a San Fruttuoso ed automezzi e moto. Per il dettaglio si invita a leggere il Comunicato Stampa ufficiale della DIA di Genova (in formato .pdf) che pubblichiamo integralmente clicca qui.
Ebbene sì, dopo mesi e mesi in cui l'Onofrio GARCEA è latitante (perché alla DDA di Genova non gli pareva potesse scappare visto che non aveva preannunciato tale intenzione, sic!) ci è resi conto che forse non è male far scattare il sequestro dei beni, tra cui il bar Go di Sestri, seguito dal figlio Davide. Infatti se si vogliono bloccare le fonti di sostentamento ad un latitante si deve, come prima cosa, aggredire il patrimonio suo e dei familiari a questo affini e legati.
Noi avevamo sollevato la questione e quindi non possiamo che guardare positivamente all'azione effettuata dai ROS, ma il problema della gestione della questione da parte della DDA di Genova, ed in particolare del procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico, continua a non convincerci.
Infatti il ritardo del provvedimento di sequestro, adottato solo ora (cioè dopo oltre 3 mesi, visto che l'Ordinanza di custodia cautelare è del 23 luglio!!!), è già gravissimo, e poi, nell'ordine:
- vi sono altri esponenti noti, molti dei quali citati nell'Ordinanza, che non sono stati minimamente toccati da alcun provvedimento, ed anzi sono liberi di agire e continuare nelle attività illecite;
- vi sono tutti i soggetti relativi ai contatti politici ed imprenditoriali del Garcea (a Genova, in Liguria come anche nella zona di Torino) che se il Garcea non viene preso possono continuare a dormire sonni tranquilli e perseguire negli accordi presi con il Garcea stesso o chi per lui;
- il patto mafia-politica, di cui il Garcea è un maestro, per la norma vigente dovrebbero essere scandagliati sino al dettaglio minimo, e perseguiti, come indica anche la giurisprudenza, anche se non è stato consumato il cosiddetto "ritorno" conseguente al patto... ma su questo la DDA di Genova appare si guardi bene dal procedere.
Il figlio Davide, dal Bar Go di Sestri Ponente, certamente non ha perso i contatti con l'Onofrio (anzi!) che, ben protetto dallo scudo dei politici ed amministratori pubblici, non si è nemmeno, crediamo, allontanato molto dai suoi abituali luoghi... soprattutto considerando il controllo del territorio che tra il ponente di Genova, i quartieri della Valpolcevera, ma anche la zona del boss Gangemi, le famiglie 'ndranghetiste continuano ad avere, anche grazie alle coperture di pezzi importanti dei settori di controllo.
Ed allora, prima di riportate -di seguito - il comunicato integrale dei Ros sul sequestro dei beni, ecco un nostro appello, in calabrese, al figlio di Onofrio Garcea, ovvero al Daviduzzu:
Daviduzzu cunsegnanni a pattrita. Unn'ha di certu lassatu jiri i rapporti cu li cumpari e vistu ca quantu prima u piamu, megliu mu n'aiuti almeno tu. Quannu furni a latitanza du sgarru u pua videre allu carcere. Tu piansi ca nua ni mbuccamu ca Onofrio un parra cuù tia, cuù mammata e culli cumpari soi? Ragannillu... Cacciali fhora sti cujuna, si picciulu, collabora e cangia strata!
U sai tanto ca un vi putiti cuviriri arretu politici e arretu i cumpari di l'impresi, ormai un teninu chiù juarni. Tu ù sai duvi s'ammuccia, 'ntra quali grubbura da Genova. Dicinillu.. Fhanni vidiri cà nascisti masculu e ca nun ti spagni! Fannillu vidire st'onore ca t'avvanti e lassa jiri u pisciaturu d'Onofrio!
[Daviuduzzu dai retta all'appello, se non consegni il papino dovremo tornare per le vie di quelli che consideravate "vostri" quartieri e diffondere l'appello anche su carta... noi non molliamo l'azione "terra bruciata intorno ai mafiosi". Chiaro?]
Continua e leggi il Comunicato Stampa del ROS di Genova...